Di concerto in concerto se ne incontrano di ogni. Dai ragazzi stesi a terra a riposare al sole, ad altri che inventano un gioco di carte mentre bevono coca cola come se non ci fosse un domani, ombrelli incastrati tra le transenne, colore dei capelli come le caramelle.

È stato così, mentre tutti aspettano freneticamente i Bastille. Si vedono ragazze che girano insieme come fossero amiche da sempre e invece vengono da due posti lontani, una da Milano, l’altra da Firenze e sono fuori le transenne dalle sette del mattino perché i Bastille sono bravi. C’è invece il gruppo di ragazzini che gira con uno zaino carico di cose da mangiare, ché non si può mai sapere, tutta quest’attesa. Ci sono quelli che provano a venderti una fascetta del gruppo, quelli dei biglietti, quelli con le maglie. Ci sono i genitori che dicono che hanno provato ad ascoltare i gruppi nuovi, ma che vuoi farci, i Pooh erano un’altra cosa. Una mamma, aveva una maglia con il faccione impietoso di Che Guevara, ha detto che poche settimane prima ha accompagnato la figlia a vedere i Trenta Secondi Da Marte, testuali parole, e c’era solo da complimentarsi per la pazienza e l’amore che riesce a metterci un genitore.

Foto di Carmen Ciclamini e di Silvia Morelli

Il sound-check e iniziano i primi fremiti. Ragazzi che restano dietro le transenne per non perdere il posto tanto agognato mentre una folla inferocita si riversa in Piazza Castello ad urlare e fotografare e cantare le canzoni che sono lanciate lì, soltanto per una prova. I cancelli si chiudono, la piazza si svuota, le tende di Ferrara Sotto Le Stelle, che quando le guardi ti sembrano una garanzia anche se volano col vento, gli ultimi controlli, primi schiamazzi che si sentono quando si annuncia che a breve si controlleranno i biglietti, padri che accompagnano le figlie fin sotto il palco e poi tornano in fondo alla piazza per far loro godere il concerto della vita, dicono, che a quindici anni se ti va male una cosa poi te la porti dietro per sempre. Dall’altro lato invece un genitore che lascia le sue bambine entrare da sole, perché non ha paura, e una delle due purtroppo ha un mancamento e quando si è trovata lontana dal palco ha pianto ogni lacrima «perché ero arrivata in quinta fila, ce li avevo davanti, ora non ce la farò mai a ritornare lì al centro». Intorno invece ragazzi in festa, chi abbraccia chiunque per la contentezza, volti lisci e senza pensieri, età media che non supera diciotto anni se non per i pochi che si trovavano lì perché magari un concerto tra ragazzi ti fa ringiovanire e ti ricarica di ogni energia persa.

I Bastille finalmente iniziano, ed è tutto un delirio di zuccheri.

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