Da molti anni in Italia una delle questioni più discusse riguarda i fondi che lo Stato convoglia alla ricerca. Ad essa, infatti, vengono destinati l’1,25% del PIL contro il 3% previsto dalla Strategia di Lisbona. Qualche spiraglio lo lascia intravedere il Piano Horizon 2020, che prevede, a livello europeo, 15 miliardi per il biennio 2014-2015 e 80 entro il 2020, da distribuire a Università, enti di ricerca, industrie e PMI.

Intanto però, nel suo piccolo, l’Università degli Studi di Ferrara non rimane con le mani in mano. Da alcuni anni, infatti, Unife ha deciso di destinare il 5×1000 per sostenere progetti di giovani ricercatori non strutturati, permettendo loro di trascorrere un breve periodo di attività di ricerca all’estero. Nel 2013, con il contributo di 75.916,00 euro raccolto dal 5×1000 nell’anno 2010 e di 30.000,00 euro devoluto da Unicredit, per un totale di 106.000,00 euro, l’Ateneo di Ferrara ha finanziato 23 fra i 55 progetti partecipanti, tramite il Bando per Giovani Ricercatori, rivolto a giovani di età inferiore ai 35 anni. Bando che si rinnoverà anche quest’anno, con i fondi derivanti dal 5X1000 del 2011. Abbiamo deciso di incontrarne quattro dei 23, due ragazze e due ragazzi, appartenenti ad ambiti diversi. È venuto fuori uno spaccato, sia personale sia professionale, molto interessante.

Pier Paolo Giacomoni, argentano classe ’82, una volta diplomatosi al Liceo scientifico di Argenta decide di proseguire gli studi nel campo delle Scienze della terra, iscrivendosi all’Università di Ferrara. Sia nella laurea triennale, sia in quella specialistica, compie alcune ricerche sull’Etna.  Da qui la scelta di fare il Dottorato di ricerca, concluso nel 2010, all’Università di Catania. Dopo il Dottorato torna a Ferrara come assegnista di ricerca e nel 2011-’12, grazie al Programma Nazionale Ricerche in Antartide (PNRA), compie tre mesi di spedizione per proseguire le sue ricerche.

Partecipa dunque al Bando giovani ricercatori, dal titolo “Il ciclo profondo del sistema C-O-H mediante lo studio petrologico dei noduli di mantello e delle lave primitive della terra Vittoria Settentrionale (Antartide)”. Va dunque negli USA, precisamente nel Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università del New Hampshire (USA) e nello stato di New York, da settembre a dicembre del 2013, per capire “il contributo dei vulcani all’effetto serra, all’immissione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera”, e per meglio studiare le eruzioni vulcaniche, tema molto sentito nel nostro Paese.

Foto di Lucia Ligniti

Chiara Ruzza, rodigina classe ‘82, si laurea al CTF (Chimica e Tecnologia Farmaceutiche) di Ferrara, per poi vincere nel 2008 il Dottorato in Farmacologia, nel quale svolge studi “sull’effetto del neuropeptide S sugli aspetti relativi ai comportamenti maniacali”: qui comprende quale sarà la sua strada.  Nel 2012, una volta concluso il Dottorato, va all’University of Miami per un progetto di studio sulla depressione.

Grazie al Bando giovani ricercatori nel settembre 2013 vola in Brasile, all’Universidad Federal de Rio Grande do Norte a Natal, dove prosegue la sua ricerca dedicata al disturbo bipolare e al NPS col progetto “Studio degli effetti antimaniacali di ligandi del recettore neuropeptide S”. Ricerca che a breve terminerà all’Università di Ferrara, dove “ho portato nuove tecniche apprese in Brasile”. Il primo studio l’ha già presentato a un congresso della Società Italiana di Farmocologia e a luglio a Milano lo presenterà al congresso della Federazione Europea delle Società di Neuroscienze, per poi cercare di pubblicarlo su una rivista scientifica internazionale. La sua esperienza in Brasile è stata anche “il primo step di una collaborazione tra il laboratorio della prof.ssa Gavioli a Natal e l’Università di Ferrara, tanto che una dottoranda del suo laboratorio attualmente collabora qui a Unife”.

Paola Boarin, classe ‘80 originaria di Castelmassa (RO), già durante gli studi all’Università di Ferrara predilige i corsi legati alla sostenibilità ambientale e alla tecnologia dell’architettura, temi che porterà anche alla tesi di laurea, discussa nel 2005. Subito dopo inizia a collaborare come assistente ai corsi del Dipartimento e nel 2006 vince il Dottorato di ricerca in Tecnologia dell’architettura, “nel quale – dice – mi sono occupata di riqualificazione energetica e ambientale del patrimonio edilizio esistente scolastico”. Una tesi innovativa, “una delle primissime ricerche in Italia su questo tema”. Una volta dottorata, riceve il primo incarico da docente a Unife e diventa prima borsista e poi assegnista di ricerca occupandosi, tra l’altro, della riqualificazione di borghi storici de L’Aquila dopo il sisma del 2009.

Inizia dunque a collaborare col Green Building Council, il quale le propone di coordinare lo sviluppo di un nuovo protocollo (primo al mondo) sulla certificazione di sostenibilità dei livelli di restauro, che verrà presentato il 9 giugno prossimo a Milano. Questo progetto le permette di conoscere alcuni ricercatori del Department of Architectural Technology at the School of Architecture of Barcelona (ETSAB) – Technical University of Catalonia (UPC BarcelonaTECH) e a partecipare al Bando giovani ricercatori di Unife. Trascorre tre mesi, da giugno a settembre dell’anno scorso, a Barcellona, un periodo intenso ma fondamentale per la sua carriera, dove lavorerà sul suo progetto “SU.R.E2 – Sustainable Retrofit for Energy nd Environmental improvement of heritage buildings”.

Leonardo Fiorentini, argentano classe ’81, si iscrive alla Facoltà di Lettere classiche dell’Università di Bologna dove nel 2004 si laurea con una tesi sul “Pluto” di  Aristofane. “Da qui ho iniziato il percorso sulla filologia classica, come studio della civiltà antica greca nella sua parte letteraria intesa come esegesi e costituzione del testo”. Nel 2004 vince il Dottorato all’Università di Ferrara, dove collabora con la prof.ssa Angela Maria Andrisano. Fondamentale sarà, nelle estati del Dottorato, l’esperienza all’Università di Cambridge, dove conoscerà Colin Austin, curatore con Rudolf Kassel della monumentale opera “Poetae Comici Graeci”. Per il Bando giovani ricercatori trascorre alcuni mesi del 2013 – da metà luglio a metà settembre e dall’inizio di novembre fino a dicembre – presso l’Università di Freiburg sotto la guida del prof. Dr. B. Zimmermann. Qui si occuperà del Commento ai frr. 218-278 K.A. di Cratino, drammaturgo greco antico.
Ciò che viene fuori da queste quattro interviste è innanzitutto l’orgoglio di quattro giovani che tengono alto il nome dell’Italia all’estero, dimostrando con la loro passione e il loro talento che sì, siamo un paese in crisi, ma che la parola “Italia” fa ancora rima con ricerca, innovazione e cultura. Oltre a ciò, si nota anche come – nonostante si abbia a che fare con ragazze e ragazzi che amano viaggiare, confrontarsi con persone e ambienti diversi – il loro sogno sia quello di rimanere qui a Ferrara, o comunque in Italia. Come dice Pier Paolo, “siamo cervelli che cercano di non andare via definitivamente dall’Italia, per questo fondi anche ‘piccoli’ come questi ci aiutano a restare”. Sulla stessa frequenza troviamo le due ragazze, Chiara e Paola le quali – seppur coscienti di poter essere obbligate a emigrare – sognano di poter rimanere qui. Di continuare a portare avanti i propri progetti, lavorativi e di vita, di non dover abbandonare il lavoro fin qui svolto, le relazioni fin qui costruite. Di continuare ad aiutare il Paese che ha dato loro i natali, che stanno contribuendo a sviluppare, il Paese che amano.

In Italia, certo, son tanti i problemi legati alla ricerca, a partire dai fondi, e inoltre “non c’è  – dice Leonardo – un sistema di servizi al servizio del ricercatore ma è il ricercatore che è al servizio della burocrazia”. Bisogna però far capire all’ ‘uomo della strada’ – continua Leonardo – “che la ricerca è un elemento fondamentale di avanzamento della società”, utile per tutti, quindi anche per lui. E che, dunque, i giovani vanno sostenuti, né abbandonati né fatti fuggire, perché in fondo con le loro ricerche aumentano il benessere generale, rendendo le nostre vite un po’ migliori.

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