AAA Pubblico Scomparso cercasi. Questa che stiamo per raccontarvi, difatti, è una storia di panda e di altre specie in via d’estinzione. Arriviamo a Pontelagoscuro in ritardo, dopo colloqui di lavoro interattivi senza connessione ed agenzie interinali che non sanno mai cosa rispondere. Io e Fabio incrociamo alcune facce, un adesivo di Listone Mag sull’asfalto. Senza troppe domande in testa andiamo a ripararci tra gli alberi. Alberi vestiti nonostante tutto a festa, alberi che assorbono gli animi di questo inizio di Festival nella memoria di Antonio Tassinari. Ci vengono incontro l’organizzatore del Totem festival Nicola Galli, insieme a Beatrice Cevolani di Pandaproject. È proprio di questo gruppo e del loro progetto che vi vogliamo parlare. Avete visto per caso quelle bustine trasparenti di plastica in giro per la città? No? Male! Le avete viste, ma come noi non avete capito a cosa servono? Bene. Siamo qui per questo.

I Pandaproject. Chi sono? Cosa sono? Da dove vengono?

I Pandaproject siamo io, Delia Trice e Hendry Proni. Pandaproject è prima di tutto un gruppo teatrale che si è costituito nel 2009 e che ha preso il nome da uno stilista cinese che si ispirava ai panda e che tra l’altro è stato bandito per le sue sfilate, considerate eccessive. Il nostro gruppo unisce l’attore di accademia con quello di strada, ed è dissacrante al punto giusto. Siamo qui oggi, alla seconda edizione di Totem festival, con un nostro spettacolo che si chiama Pandamonium. È un debutto e per l’occasione collaborano con noi anche Sara Ardizzioni (Dagger Moth) e l’attrice Francesca Perilli. Pandamonium è un concerto, un gioco provocatorio sullo star system. Poi siamo qui anche con un altro progetto.

Il progetto B.a.l – Break a leg, appunto. Cos’è e come è nato?

Questo progetto è stato inventato un po’ così. Un anno fa, per avviare un quartiere industriale di Milano, gli organizzatori ci avevano chiesto di creare un progetto che coinvolgesse il pubblico. È nato così “B.a.l. – Break a leg”.

Break a leg – aka “In c.u.l.o alla balena”, dove c.u.l.o. sta per Catalogo Universale Libero Osservatorio – vuole essere una raccolta dati in ricordo dello spettatore. I teatri sono vuoti e non c’è più pubblico? Cataloghiamo allora quel poco di pubblico che agli spettacoli va ancora, a memoria futura. Inoltre, è un modo per fare una platea da portare ovunque sempre con noi. Come è nelle nostre corde, il progetto non vuole essere un qualcosa di invasivo, ma vuole essere un modo diciamo elegante per attirare gente ai festival in cui partecipiamo. Ci piace soprattutto veicolare messaggi intelligenti con autoironia. E con ironia abbiamo voluto che le persone che vengono ai nostri spettacoli rispondessero alla fatidica domanda: “voi che andate ai concerti/spettacoli/festival, che gente siete?”.

Perché B.a.l. è sbarcato anche a Pontelagoscuro, Ferrara?

Perché questa installazione sembrava perfetta anche per il lavoro che sta portando avanti il Totem festival. E il bello è che è un progetto in divenire. È già stato a Milano, a Ravenna e anche a Sacramento in California. È per sua natura ambulante e virale, e tendenzialmente è una spirale che può anche non finire mai. E proprio perché ambulante e cumulativa ci piace usarla in questi contesti, come quello del Totem festival. Questo progetto infatti lavora a fondo sul territorio e sul coinvolgimento, proprio come è nell’animo del teatro di Pontelagoscuro e delle sue manifestazioni.

È un invito allo spettatore, un “lasciami qualcosa di te”.

Foto di Fabio Zecchi

In alcuni punti della città, da un mesetto sono presenti delle bustine di plastica in cui chiunque voglia può inserire un oggetto da lasciare in qualità di  “spettatore in via d’estinzione”. Sulla bustina c’è un’etichetta dove, oltre al luogo della manifestazione, ci sono questi altri due punti da riempire:

I AM

THIS IS

AND

Sì, la bustina che ora si può trovare all’ingresso del Totem festival è vista come una vera e propria catalogazione essenziale. Perciò, oltre all’oggetto che si desidera lasciare, bisogna compilare l’etichetta con questi tre elementi, ovviamente anch’essi ironici. Soprattutto sotto “and” lasciamo la massima libertà di pensiero. Lo stesso uso di una bustina vuole inizialmente presentarsi come minimale e fredda, direi archivistica. Poi in realtà tutto si colora dei colori che lo spettatore ci lascia. È tra l’altro la prima volta che viene lanciata questa provocazione in un festival.

Ci interessa infatti un impegno da parte del pubblico, una sua attivazione vera e propria. E il senso del progetto è proprio questo. Se i teatri sono vuoti, conserviamo almeno il ricordo di chi a teatro c’è andato e ci va ancora. In più è una sorta di attivazione perché porta lo spettatore a pensare cosa regalarci e a tornare per portarcelo.

Noi raccogliamo tutte queste bustine e le attacchiamo su dei pannelli, senza aggiungere nient’altro. Ognuno cerca poi da sé le proprie connessioni, magari differenti da persona a persona. La seconda parte del progetto, non ancora realizzata, sarà quella di mettere il nome del luogo in cui abbiamo raccolto le bustine, senza dare altre informazioni sul tipo di spettatore che si è attivato, e far girare il progetto in giro per il mondo arricchendolo sempre di più. È interessante studiare come ogni luogo ha un proprio pubblico.

«Diventa una selezione della specie in senso darwiniano, in cui sopravvive solo lo spettatore che si attiva», sottolinea Nicola Galli. E sembra essere proprio così. Qui infatti sopravvive lo spettatore che non è solo fruitore, che non va a teatro solo perché è uso e costume andarci.

In effetti è proprio così, e rispecchia il senso di impegno necessario di questi tempi, in cui ognuno dovrebbe fare la propria parte affinché le cose vadano. Così, sia nei nostri spettacoli che nei nostri progetti, anche lo spettatore deve fare la propria parte. E soprattutto non vuole essere una cosa aperta solo ai soliti addetti ai lavori. Credo che questo sia anche il pensiero di Totem festival. Serve un pubblico vero e non solo di colleghi e amici. Penso fermamente che se i teatri sono vuoti non è detto che sia per colpa degli spettatori. Dovremmo invece chiederci: “e se fossero invece gli spettacoli a far sparire il pubblico?”. Questo è un modo ironico per far pensare, credo, anche e soprattutto chi vive e lavora nel mondo del teatro.

Il progetto B.a.l. – In c.u.l.o. alla balena rimarrà a Pontelagoscuro fino a domenica 15 giugno, giorno di chiusura del festival. Io e Fabio abbiamo la nostra bustina e stiamo pensando cosa lasciare al Totem festival di noi. E voi? Verrò a curiosare. Intanto, seguiteli su Facebook, Twitter e Vimeo per restare aggiornati sulla manifestazione.

Per vedere alcune storie di panda e di spettatori estinti, invece, ecco la pagina del progetto: www.incpanda.com

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