Pasquetta è forse una delle feste laiche per eccellenza di questo Paese, una vera giornata di festa popolare che, più del 2 giugno e quasi come Ferragosto, mostra i principi su cui si fonda l’invisibile Costituzione italiana: l’aria aperta, il mangiare, lo stare (soli) insieme, citando i primi articoli che mi vengono in mente, la Gita Fuori Porta più importante di un Titolo V qualsiasi. Mi è capitato, quest’anno, di trascorrerla a Napoli, quindi in una città diametralmente opposta per dimensioni, umori e umanità rispetto alla Ferrara che guarda caso giusto oggi da un anno celebriamo sulle pagine di questo magazine di provincia. Era piena di turisti, un po’ come anche Ferrara (con le ovvie proporzioni) sa essere nelle tiepide settimane primaverili, era carica di sole e di contraddizioni come solo Napoli sa sempre essere. Ho preso la metro, ho sbirciato i messaggini sui cellulari delle persone schiacciate contro di me nel vagone affollato, sono sceso al Vomero, salito fino a Castel Sant’Elmo, ho contato le antenne sopra i tetti da Largo San Martino fino al Vesuvio (risultato: sono tante) e poi ho imboccato una delle tante scalinate che conducono fino al cuore pulsante della città, i Quartieri Spagnoli. Il percorso più classico si chiama Pedamentina di San Martino, e non ho fatto in tempo a scendere dal primo scalino che subito si stagliava un cartello orgoglioso e affllitto allo stesso tempo: il Comitato locale per la valorizzazione della scalinata rivendicava la bellezza del percorso, pari soltanto al degrado e all’abbandono in cui ora versa. E i cocci di bottiglia, le erbacce infinite a inghiottire gli angoli, e la mancanza di segnaletica, e insomma un po’ tutta la mestizia che cresceva come muschio tra i bordi dei gradoni. La prima cosa che ho pensato è stata: chissà se a Napoli ci sta un magazine come Listone, perché dovrebbero proprio farci un pezzo.

L’istinto insomma di un redattore non è andato a parare sui problemi ben più gravi e immanenti di una città come Napoli, no, ma su una scalinata che in fondo bella lo è comunque, e come ogni bellezza forse non richiederebbe tale urgenza. Perché occuparsi di questioni in fondo marginali come i cocci di vetro di una scalinata con vista sul Vesuvio? La domanda mi è rimasta appesa alle spalle per altre due rampe di gradoni, nel frattempo il tracciato iniziava a venire inglobato dai palazzi, fino a quando non ho incrociato due bambini che si dilettavano a cantare parolacce a scquarciagola, inveendo contro i turisti stranieri che, ignari, sorridevano di rimando. Un turista cinese, abbagliato, è addirittura tornato indietro sui suoi passi a lasciare una carezza sul volto del più piccino, biondo e rotondo come il sole. Quando poi i due bambini hanno iniziato a lanciare sassolini contro i passanti (me compreso), ho iniziato ad afferrare il senso di quell’istinto primordiale ad occuparmi del Superfluo, del Bello, del Non Urgente (chiamatelo come vi pare), e ho avuto poi tutto chiaro nel momento in cui i bambini si sono fermati soltanto al passare di una dolce ragazza francese: “No, lei no!”, e nessun sasso l’ha colpita. Una scalinata bastava a dipanare il riflesso di una città, delle contraddizioni e della tenerezza di chi l’abita. Bastava?

Ecco, questa domanda me la sono portata indietro sul treno ad alta velocità con la connessione wifi scadente, e poi sul treno regionale delle 22.30 in partenza dal binario 11 di Bologna, verso Ferrara, dove i capitreno ormai fuori servizio guardavano la Ciempions Lìg sull’ipad e una blatta attraversava docilmente il sedile vuoto al mio fianco. E me la pongo ora, e ce la siamo posti tutti noi di Listone, tutti noi redattori, ad ogni riunione, ad ogni scambio di email, telefonate, che avviene più o meno regolarmente da ormai un anno. E’ un anno, che ci poniamo questa domanda, basteranno delle mostre, dei documentari, delle attività commerciali, degli scrittori o dei festival, basteranno per dare almeno un’idea del respiro di Ferrara? Come forse avrete notato, qui si parla del Bello di Ferrara, o del Supefluo, dell’Inutile, spesso del Non Urgente, per usare una di quelle definizioni neutre che ormai ci contraddistinguono (molto spesso involontariamente). E sempre noi ci chiediamo, basta questo per raccontare tutta la città, per tracciarne i tratti distintivi, per farvi riconoscere in lei o per odiarla, per colmare quella distanza sempre troppo infinita tra chi legge e chi la abita?

Ferrara, particolare.

Ferrara, particolare.

Per scelta e per difetti di costituzione, non possiamo raccontarvi tutto quello che avviene a Ferrara. E così dopo un anno di esistenza, Listone prima ancora che un bilancio su quello che vi ha raccontato, fa il punto su quello che non è stato possibile o non abbiamo voluto mostrarvi. Sarebbe bastato, per trasmettervi il respiro di Ferrara, forse andare a fare un’inchiesta su tutti i bar dove non vi salutano da dietro il bancone quando entrate o uscite, i bar dove non vi fanno gli scontrini, le strade che non saranno mai asfaltate, realizzare gallery fotografiche patinate sui residenti in centro che non riescono a dormire perché devono ascoltare le vostre inutili chiacchiere di notte, o tutti gli ipermercati aperti il 1 maggio, o i ciclisti che vanno sui marciapiedi, primissimi piani in bianco e nero sugli automobilisti che non rispettano i ciclisti, video sui pedoni interdetti, o delle illustrazioni sulle piazze vuote, sui giardini dove non si può più andare a passeggiare, fare un’infografica su tutte le inaugurazioni, sui commessi scortesi, la mappa interattiva di dove si mangia male, si beve male, gli uffici postali più negligenti, gli sportelli bancari più antipatici, i rilevamenti sull’aumento delle tariffe, sui disservizi dei trasporti, non vi abbiamo raccontato che questo inverno avrà fatto sì e no una gelata o due al massimo, non vi abbiamo spiegato come si fa la salama da sugo (ma avremmo tanto voluto), non siamo andati a stanare nessun truffatore, non abbiamo contato i km di piste ciclabili e non ci siamo chiesti a cosa servono le postazioni Conta Bici, da dove venissero gli operai cinesi del cantiere cinese sul Listone, e se cambiano l’olio alla friggitrice della Festa dell’Unità e la lunghezza delle liste per l’asilo, non vi abbiamo raccontato delle margherite a febbraio e delle facce che si vedono agli eventi culturali, e le facce che si vedono alla Spal, e le facce che si vedono a messa, e le facce che si vedono al mercato, e le facce che si vedono all’Ipercoop, e le facce che si vedono al Lidl, e le facce che si vedono alle riunioni di partito, e le facce che si vedono da Settimo, al Rheine & Mouse o al bowling di Francolino. Un po’ per scelta, un po’ per difetti di costituzione, non vi abbiamo raccontato quello che già sapete, di questa città. Che si vedono sempre le stesse facce, in giro, perplesse, disilluse, incuriosite, scaltre, propositive. Sono le nostre, e non si sono mai mescolate. Non ve le abbiamo raccontate perché le vedete tutti i giorni, perché il ciclista che vi taglia la strada sono io, perché quello che si lamenta che non c’è più niente da fare sei tu, perché quello che vota sempre lo stesso partito siamo noi. E non ci mescoliamo mai.

Perché raccontarci quello che già sappiamo? Che vediamo sotto i nostri occhi? E’ un’altra domanda che ci poniamo da un anno, e come avrete intuito non ci siamo ancora dati una risposta. Pensiamo che come a Napoli basti scendere qualche gradino per assaggiarne lo spirito, a Ferrara anche un dettaglio, un tentativo, una promessa, un viso o una musica o una parola possa servire a colmare parte della distanza tra la città e chi la vive. Un magazine, specialmente un magazine fatto prima di tutto da persone, questo dovrebbe fare, secondo noi: trasmettere, prima ancora che dare risposte. Io vedo una cosa di questa città che forse tu non hai visto, e vengo a raccontartela, mentre sei impegnato a sopportare tutta l’arrendevolezza e l’ardore che Ferrara, come Napoli o come New York o come tutte le città del mondo sono capaci di fare, da 500 anni e per altri svariati 500 anni ancora. Basterà, raccontare delle storie? E’ un lavoro pulito, ma qualcuno deve pur farlo.

P.S. Grazie a chi le storie le racconta, su queste pagine, per pura passione, da un anno e speriamo per altri 500: Eugenio, Alberto, Alessandro, Andrea, Anja, Astrid, Carmen, Chiara, Claudio, Davide, Elena, Emma, Fabio, Flavio, Francesca, Giacomo, Giulia, Giuseppe, Ilaria, Lara, Licia, Luca, Luciana, Michele, Nicolas, Nicolò, Pier Paolo, Sandro, Sara, Simone, Valentina, Valerio.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.