Classe 1L, Istituto Bachelet di Ferrara. Osservandoli a scuola si assomigliano un po’ tutti nel loro look da teenager. Eppure, sono molto diversi sul piano della sensibilità, percezione e rielaborazione delle esperienze e dei vissuti. E’ stata sufficiente una breve chiacchierata per capire che la Ferrara vissuta dagli adolescenti non è esattamente la Ferrara che sono abituati a vedere gli adulti.

Ferrara è una città che si porta dentro la storia e l’arte rinascimentale delle corti estensi, una cultura agricola storica, le tradizioni enogastronomiche della campagna. La storia la si respira nei vicoli cittadini e nei grandi e bellissimi monumenti che l’hanno resa talmente rinomata da essere stata designata Città Patrimonio dell’Unesco. Difficile non condividerne la bellezza.

In questo senso Ferrara è una città che affascina, per le sue bellezze artistiche e culturali, e per essere “a portata di pedone”. Rappresenta spesso un’oggetto di desiderio per molti adolescenti che risiedono nella provincia, ma anche un ambiente che fatica a misurarsi con le loro esigenze e a predisporre occasioni in cui i ragazzi possano sentirsi davvero accolti e valorizzati.

Ti piace o ti piacerebbe vivere a Ferrara? Si, perché “è bella e comoda”, “è una città vecchia ma piena di attività”, “è grande e con molta gente”, “organizza festival carini”, “ha dei bei parchi” e “le persone sono abbastanza cordiali”.
Ma allo stesso tempo è vista anche come una “città spenta che non organizza iniziative interessanti per i giovani”, “troppo piccola”, “troppo grande e trafficata”, “inquinata”, “in cui le persone sono troppo chiuse e poco disponibili ad aiutare”, “in cui alcuni posti sono poco sicuri”.
E’ contraddittoria la loro visione di città, c’è chi la definisce troppo grande e chi troppo piccola, chi caotica, chi tranquilla. Forse non sono neppure loro del tutto consapevoli di quale sia la loro effettiva idea di Ferrara, ma sicuramente sono interessati a giustificarne l’immagine. Per qualcuno “ogni città è bella a modo suo, ma pochi altri centri storici sono così belli come quello di Ferrara. Bisogna  solo saperla apprezzare sul serio perché ci sono davvero tanti posti da scoprire.” La città consente a chi viene dalla provincia di “avere un minimo di libertà in più”, e “sentirsi indipendente, fare tutto quello che si vuole senza correre il rischio che i genitori lo vengano a sapere”.

Ma se è vero che ogni città è oggi il mondo, perché interconnessa in tempo reale con tutto ciò che capita altrove, confondendo spesso lo spazio virtuale con quello reale, il primo bisogno rimane quello di acquisire una propria e distinta identità fuori le mura domestiche. Lo spazio esterno è quindi spesso considerato terra di conquista, ma non sempre la città è il contesto in cui l’adolescente si sente radicato e protagonista.
“Preferisco il paese in cui vivo, che è tranquillo, conosco tutti e posso fare quello che voglio” è la constatazione di molti. Nonostante tutto Ferrara resta una città che affascina: che attrae e fa paura allo stesso tempo.
Non è sempre vero che negli adolescenti stenta a decollare il senso di cittadinanza legato allo spazio urbano. E’ vero, per molti, lo spazio urbano resta un luogo da attraversare, ma bisogna anche riconoscere una capacità di queste generazioni di inventarsi nuovi luoghi di aggregazione e socialità, a noi conosciuti per altri fini. Perché qualche forma di legame sociale può nascere effettivamente un po’ ovunque, anche in un centro commerciale.

In quali occasioni frequenti la città? Frequentano principalmente la città “per fare shopping con le amiche o con mamma”, “per andare a ballare il sabato sera al College o al Plaza”, “il sabato dopo scuola a pranzo da Mc Donald’s”, nei weekend “per incontrarsi con gli amici in Piazza Ariostea, sotto Mc Donald’s o nei centri commerciali”, “per andare al cinema, ma solo al Darsena City”, “per praticare sport”.

Poi ti stupiscono perché in poche parole, con le idee molto chiare, riescono a raccontare quell’aspetto di utilità e di servizio che la città dovrebbe avere e che invece loro vedono mancare.

Cosa manca e vorresti ci fosse a Ferrara? “Più aree dedicate agli adolescenti e più iniziative per i giovani”, “una pista di pattinaggio aperta tutto l’anno e un parco divertimenti”, “un ospedale decente in città”, “qualche outlet in cui anche gli adolescenti possano acquistare abiti firmati a basso prezzo”, “più opportunità di lavoro”, “mezzi di trasporto più igienici e con orari meglio organizzati”, “strade asfaltate meglio (e non aver paura ogni giorno di cadere in bicicletta o in scooter)”, “più spazi verdi”, “più piscine all’aperto”.

Ai primi timori indotti dagli adulti, come la mancanza di sicurezza, la mancanza di opportunità lavorative e le scomodità derivanti dalla chiusura del vecchio ospedale, si aggiungono i disagi che vivono quotidianamente per la mancanza di ordinaria manutenzione delle strade e di tanti palazzi al loro occhi abbandonati, per un non adeguato servizio di trasporto pubblico locale, per la carenza di aree a loro dedicate.

E i sogni, i paradossi di una generazione che ha il desiderio di crescere ma che non sempre riesce a orientare positivamente il proprio cammino, che divora il tempo che scorre, ma non sa valorizzarlo come sviluppo di una progettualità matura. A Ferrara vorrei “la metropolitana”, “un clima meno umido”, “il mare in città (e poter fare il bagno come a Trieste)” e “più giovani”.

Quindi Ferrara è una città alla portata di un quattordicenne? Si, “ci sono tantissimi bei posti da vedere e anche le attività non mancano, ma ci vorrebbero più zone dedicate agli adolescenti, gente meno volgare e maleducata e meno vecchi. Poi è ovvio, bisogna anche essere delle persone allegre per vivere bene una città!”.

Come vedi il tuo futuro a Ferrara? E’ difficile vederlo a quattordici anni, ma se provano a immaginarselo, non lo vedono a Ferrara. “Il futuro di queste generazioni è all’estero, qui non ci voglio rimanere”. “Probabilmente sarà in una città più grande, dove troverò lavoro”. E c’è chi azzarda timidamente dicendo che “dipende dal governo, se cambierà e creerà più opportunità di lavoro” e “nel caso rimanessi a Ferrara, mi piacerebbe vivere in centro, avere una bella famiglia e un lavoro stabile.”

A rileggere queste poche righe mi viene spontaneo il pensiero che forse dovremmo coinvolgerli e interpellarli di più, nelle decisioni scolastiche come in quelle politiche. O finiremo per stupirci sempre più del fatto che i giovani, esclusi dal mondo decisionale e sociale, finiscano per crearsi un loro mondo virtuale, dove “anche imprese tragiche trovano un riconoscimento, perché come tutti sappiamo, senza riconoscimento non nasce né si costruisce nessuna identità. E se l’identità è negata, resta solo quel surrogato che è la visibilità” (Galimberti).

Oggi la maggior parte dei ragazzi soffre perché si sente inadeguata e incapace e pensa di non essere proprietaria del proprio futuro, sarebbe forse nostro il compito di aiutarla non solo a capire e ricostruire cosa è stato, ma anche a riorganizzare la speranza che esista un futuro… anche a Ferrara.

Ringrazio i ragazzi della 1L del Bachelet per il tempo che mi hanno dedicato e l’entusiasmo con cui hanno partecipato: Vanessa, Sofia, Anna, Federico, Valentina, Elisa, Lisa, Bianca, Federico, Sofia, Sara, Marco, Alessandro, Gianmaria, Sara, Angelica, Noemi, Davide, Martina, Camilla, Chiara, Victoria, Elisa, Francesca, Costanza, Giacomo, Martina, Kathrine. 

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