Venerdì sera a Palazzo dei Diamanti è stata inaugurata la nuova grande mostra dedicata a Matisse. All’evento si poteva accedere solo su invito, vi hanno dunque partecipato: amministratori e alte cariche in divisa, politici, rappresentati di enti ed istituzioni, dirigenti, galleristi, imbucati vari, curatori e critici, giovani artisti, figure più o meno note nell’ambiente ferrarese tra le quali l’imprescindibile schiera delle anonime ma coriacee anziane signore in pelliccia. Per non propinare ai lettori l’ennesima recensione dell’allestimento – pubblicata ormai in tutte le salse – Listone Mag ha scelto di raccogliere per i suoi lettori alcuni commenti carpiti tra la folla dei visitatori. Sono stati per ovvi motivi tralasciati gli innumerevoli «che bello», che andavano per la maggiore. Si è voluto preferire lo slancio interpretativo / interrogativo, la divagazione. L’elenco proposto segue il percorso espositivo. Chi vorrà potrà giocare e rintracciare all’interno della mostra i quadri commentati, aiutandosi anche con le foto di Giacomo Brini scattate a Palazzo dei Diamanti.

Foto di Giacomo Brini

«Questo è un carboncino su un foglio bianco, praticamente è come se avesse usato una matita»

«Non mi piace per niente perché ha una tetta sotto l’ascella»

«Nudo di schiena, detto anche lato b»

«Senti che odore di cera!»

«E’ un Matisse che non conoscevo quello lì»
«Devo avere un libro dove li avevo già visti questi quadri, ma quello lì non c’era. Se tu vai, come si chiama quel museo? Lì ce ne sono tanti»

«Laura, guarda la cornice! E’ persino più bella quella che hai tu»

«La volpe bianca! Questo sembra una foto!»

«Eh, dipingeva tutte le odalische»
«Avevano delle belle cosciotte però»
«Ca Boia»

«Questo è famoso»

«Non è che avesse delle gran proporzioni»

«Le tre modelle, bello»
«Ma dov’è la terza?»
«Sono due!»
«Ah no, è lì sdraiata»

«Pronto? Sono dentro la mostra di Matisse»

«A Bari una donna delle pulizie ha pattumato due opere, credeva fossero rifiuti»
«Bhe, a Ravenna l’imbianchino ha stuccato un buco nel muro, che era l’opera! E’ giusto, io gli darei un premio! Vedi l’antiarte! Se l’artista non si fa capire cosa pretende?»

«Non sopporto quelli che si mettono a parlare davanti ai quadri»

«Quand’è morto Matisse?»
«Negli anni Cinquanta mi pare»

«Qui c’è qualche quadretto che potrebbe stare bene a casa»

«E’ un braccio quello lì a destra?»

«A me piacciono di più i carboncini»

«La sedia non la vedi, sembra un vaso»

«Fra un quarto d’ora dobbiamo essere da un’altra parte, facciamo la passeggiata»

«Guarda qua la sua casina! Ecco il camino!»

«E’ pazzesco vedere mentre disegna»
«Guarda, cosa ci vuole? Son capaci tutti»

«Adopera un pennello con la testa piatta, lo usa di taglio però, velocissimo nell’esecuzione»
«Difatti, visto il risultato! Non ci vuole moltissimo!»

«Chissà com’è stata contenta la modella!»
«Neanche la soddisfazione di dire m’ha fatto bella e somigliante!»

«E’ talmente leggero è bello, hai capito cosa voglio dire?»

17 Commenti

  1. luca scrive:

    Perchè ?
    Dico solo questo: perché?
    Ce ne era veramente bisogno?
    Della serie: io sto in alto e mal giudico chi non si intende d’ arte, facesse ridere poi.
    Provo enorme tristezza innanzi questo articolo.

  2. feliciano c. scrive:

    E se si provasse a leggere l’articolo sotto un’altra dimensione ?
    Io ci ho provato ed è per questo che mi complimento con la Giornalista Vignotto…
    Brava davvero .Fuori dagli schemi e mai banale.
    Senza dubbio, a differenza di chi critica, conosce Longanesi:

    “L’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.”
    Saluti
    Dimenticavo … fate molta attenzione nel criticare un quadro se non siete sicuri della sua origine . Mettete che la vostra critica si spinga oltre la ragione… che so :

    “Non vedo niente di interessante in quest’opera … priva di colore e alquanto scadente.”
    Potreste rimanerci male,decisamente male, se il personale di sala vi bisbiglia all’orecchio che vi siete soffermati sull’unico specchio presente nella sala.
    ciao ciao

  3. Andrea Amaducci scrive:

    Che razza di due Savonaroli che siete. Io ne avrei volute venti pagine. Questo articolo/gioco sembra avere urtato la vostra intelligenza. Madò.

    Postulato 1) i due commentatori precedenti sono nati in citta’ o vivono in Ferrara da almeno dieci anni.

    Postulato 2) il ferrarese che poco si é mosso dalla cittá, nel corso della sua esistenza, tende a identificare con se stesso la cittá in quanto tale. La sua coscienza/percezione del mondo, vive, oltre che attraverso se, anche per mezzo dei paracarri di via Ercole I* d’Este, delle mura, dei sassi della piazza, di Parco Massari, eccetera.
    Quindi, gli spettatori della mostra dedicata a Matisse, anche se venissero da un altro paese, all’interno del Palazzo dei Diamanti, diventano coscienza stessa e proprietá dei ferraresi.

    Quindi, Licia Vignotto, scrivendo queste frasi che avete ascoltato al museo, date degli ignoranti e provinciali ai ferraresi. Generalizzazione peraltro azzeccatissima.
    Ora mi aspetto la stessa procedura al cinema, a teatro, all’ufficio postale, ecc…
    Grazie.

    Andrea

  4. giacomo brini scrive:

    Andare, osservare ed ascoltare. Non c’è per forza bisogno di ricalcare le didascalie o i comunicati stampa per parlare di una mostra! Le osservazioni di chi ha, per l’appunto osservato, ciò che è in mostra, sono parte della mostra stessa, poi che non siano trattati di critica dell’arte evviva!
    Se poi a restare è un elemento che ci incuriosisce e, magari a casa ci torna in mente e ci consente di continuare a indagare l’opera dell’artista allora mi viene da esclamare evviva il «Non è che avesse delle gran proporzioni»!
    La mostra è magnifica e lo si può vedere con i propri occhi, le orecchie di Licia sono servite per raccontare le visite altrui e questo è un valore aggiunto.

  5. flavia scrive:

    Divertentissimo! Pittorica la descrizione iniziale, che culmina nel perfetto “coriacee anziane signore in pelliccia” 🙂

  6. spazzolino scrive:

    Ha ragione l’alieno amadozz, ce ne vorrebero di più di quelle frasi colte e saltate nella padella della vernice. L’articolo è intelligente, dada pensiero, ready made della siura in furs. Anche le foto di Brini stagliano orginali quadri. Me gusta mucho, che!

  7. gianni venturi scrive:

    Trovo assai più istruttivi questi commenti ( del resto udibili in tutte le mostre-eventi d’Italia e non solo) che le sussiegose e perfettamente inutili “recensioni” dei gironali che non siano fatte da specialisti seri per un pubblico ovviamente molto ridotto d’intendenti

  8. raffaele scrive:

    Brava Licia, l’articolo mi è piaciuto…..

  9. l.martini scrive:

    Altra lettura. Altre voci, finalmente.

  10. Marina Gardini scrive:

    Chissà cosa pensa quell’individuo barbuto che si vede nella foto?
    Chissà cosa pensa la scrittrice dell’articolo?
    Mi pare che più che il pensiero della gente, che potrebbe essere complesso e potrebbe richiederebbe uno sforzo per essere realmente compreso e magari ci aiuterebbe a capire veramente l’opinione altrui, qui interessi il commento semplice, stringato, senza derive, possibilmente denigrabile e passibile di risa. Il fatto (in questo caso Matisse) passa in secondo piano, il clou sono i commenti, “come è giusto che sia nell’epoca di Facebook, Twitter, ecc”. La gente non ragiona più in termini di pensieri compiuti, ma in termini di commenti frammentari.
    Direi che si è scelta una via facile e comoda, sebbene originale, forse divertente, ma nutro forti dubbi che tale via ci possa condurre da qualche parte, c’è il concreto rischio di restare lì, intellettualmente seduti e anestetizzati dalla miriade di commenti inutili.
    Ciò nonostante ho una proposta: dato l’interesse stimolato da quest’articolo, si potrebbe provare a tenere alle spalle dell’autrice un altro sedicente giornalista pronto a origliare, rubare e pubblicare tutti i suoi più sconvenienti commenti. Sicuramente sarebbe un successo di click, un’alto esempio di giornalismo di strada.
    Il giullare di corte Amaducci avrebbe di che sghignazzare e magari ci risparmierebbe i suoi postulati socio-antropologici, e tutti sarebbero felici e contenti di poter leggere commenti, contro commenti e sentirebbero crescere in loro un opinione, forse un’idea, magari un altro indispensabile commento.

  11. Filippo Landini scrive:

    Buongiorno Cittadina Marina Gardini,
    volevo indicarLe il titolo dell’articolo di Licia Vignotto:
    “Cosa pensa la gente
    delle opere alla mostra di Matisse”.
    Di conseguenza il testo dell’articolo riporta in maniera trasparente e puntuale i commenti di altri Cittadini, come Lei, nei riguardi delle opere esposte presso Palazzo Diamanti.
    Se il titolo fosse stato “Fenomenologia degli stili nei cromatismi di Matisse ecc. ecc.”,
    forse il testo sarebbe stato “fuori tema” e sarebbe stato necessario scomodare Argan, Longhi, Anceschi, Barilli, Alinovi, e farne una tesi di laurea.
    Non è questione di facebook & C., è una questione di indole cerebrale e di ironica speculazione. Io non ho facebook e neanche la tv e l’articolo in questione mi è parso subito originale e intelligente.
    Comunque, Matisse è molto contento dei commenti di Cittadini comuni, i quali invece che stare su facebook vanno a vedere le sue opere e le commentano liberamente senza censura intellettualoidex xxx.

    Distinti Saluti
    Comitato Salute Pubblica – 1789

  12. Marina Gardini scrive:

    Eccolo! L’indispensabile commento del Sig.Landini.
    Guardi che il Comitato di Salute Pubblica ha ufficialmente chiuso il 26 Ottobre 1795, le consiglio di aggiornarsi.
    Difatti il suo commento è fuori tempo e fuori luogo. “cosa pensa la gente” è cosa ben diversa da “come commenta privatamente la gente”, no?
    Nell’articolo io ho letto commenti “rubati” e non pensieri espressi. Che poi, ciò, possa divertire ed avvicinare il pubblico a Matisse è un’altra questione.
    Mi dispiacerebbe per lei se ritenesse che frasi come :”E’ un braccio quello lì a destra?” possano costituire il pensiero su di un quadro.
    Poi se avesse studiato i Fauves, di cui Matisse faceva parte, saprebbe che non erano molto interessati al pensiero del cittadino comune… e oserei dire tantomeno al commento del cittadino comune, ma questa è un’altra storia.

  13. Filippo Landini scrive:

    Evviva i Fauves misantropi, ecco! Neanchè gli ultrà della Lazio sono così “menefreghisti” come la banda Mattisse. I Preraffaelliti, invece, ogni tanto scendevano al bar, se non era troppo affollato. E il Killer Bollito Vivo che inventò la Trans/avanguardia dove era la notte del 26 ottobre 1795? In una caverna del Waziristan o al Cocoricò di Riccione?
    Lei, Cittadina Gardini, è molto colta-erudita-informata, ma le manca il libertario sorriso.
    Buona sera

  14. Feliciano C. scrive:

    aaahhhh la Transavanguardia… che Soufflé !!!!
    Non bisogna essere un “Paladino” un pò “Clemente” per capire che “Cucchi” solo se il “Pistoletto” non mette l’olio di “Argan”.
    Lo so … molti “Schifano” questa tesi…ma si infilano in un buio “Kounellis” tutto nero,quasi come uno scialle di “Vedova”, dove non ci sono “Angeli” brutti… solo “Bellucci”.
    @Landini
    “Chia” ltro può essere interessato al dialogo e alla bidimensionalità ?
    ciao ciao

  15. Marina Gardini scrive:

    E a lei, Sig. Landini, chi le dice che non sorrido?
    Non sa quanto ho sorriso agli improbabili commenti uditi di persona, durante le mostre, ma, a rischio di apparire formale, le dico che non mi pare molto educato, per quanto possa essere divertente, pubblicare i commenti degli ignari visitatori.
    Ad ogni modo devo ringraziarla perché con i Preraffaelliti mi ha strappato una grassa risata.
    Buona serata

  16. Filippo Landini scrive:

    Bene, dopo le varie acrobazie lessicali e linguistiche fra dialoghi e bidimensionalità, un sorriso è passato su tutti. Spero soprattutto sull’autrice Licia Vignotto (bravissima).

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