Con le facce schiacciate contro i vetri osservano le ruspe muoversi poco sotto di loro. Nel giardino antistante, lentamente caricano e scaricano terra, rompono, spianano, compattano. Non sono annoiati, né infastiditi da quell’orda di mezzi che invade il loro territorio. E’ da mesi ormai che se ne parla e presto saranno proprio loro i veri protagonisti di quel giardino. “Sarà un Giardino in Movimento” esclama Giovanni al suo compagno Andrea. “Ora è spoglio e fermo ma presto saremo noi a renderlo vivo!”. Giovanni sa che presto il giardino avrà vita nuova, in tutti i sensi.

E’ da maggio 2012 che nella Scuola d’Infanzia “Casa del Bambino” di Ferrara, la più antica della città (la sua apertura risale al 1947), nonché la più frequentata (150 bambini) e l’unica che si trova all’interno delle mura cittadine, se ne parla. Da quando, l’esigenza di superare la paura del terremoto e il pessimo stato in cui versava il giardino più grande del complesso di San Maurelio, hanno incontrato il bisogno di creare un nuovo spazio di condivisione, conoscenza, apprendimento spontaneo. Perché può essere possibile, proprio dal dramma della perdita di fiducia nella” Terra”, creare una nuova idea di “bambino competente, artigiano della propria esperienza e del proprio sapere accanto e insieme all’adulto”.

Il “Giardino in Movimento” trova la sua forza a Ferrara grazie all’iniziativa di un piccolo gruppo di genitori e insegnanti supportati dal coordinamento pedagogico e dal consiglio di partecipazione della scuola e grazie anche ai percorsi didattici già avviati “di albero in albero” e “Io e la Terra”.

Una vera e propria “aula verde a cielo aperto”, così la amano definire. Si, perché la finalità è proprio quella di trasformare un giardino fermo e spoglio, in cui si percepisce la separazione con chi lo dovrebbe abitare, in un giardino in movimento in cui i bambini possano avvicinarsi alla terra e a tutto ciò che essa è e può mostrare,  attraverso due differenti linguaggi: quello scientifico e quello artistico.

 

Quante cose si possono fare in un’area verde!

Isabella Guidi, artista ferrarese (che avevamo incontrato nel suo studio a gennaio) nonché ideatrice del progetto “Io e la Terra” al quale il Giardino in Movimento si è ispirato, ne individua 25[1]:

1.   Arrampicarsi su un albero
2.   Rotolare giù da una grande collina (argine del Po)
3.   Costruire un rifugio
4.   Far rimbalzare i sassi sull’acqua
5.   Stare sotto la pioggia
6.   Pescare con il retino
7.   Mangiare una mela appena colta dall’albero
8.   Fare una torta di fango
9.   Lanciare palle di neve
10. Seppellire qualcuno sotto la sabbia
11. Organizzare una gara di lumache
12. Stare in equilibrio su un albero caduto
13. Dondolarsi da una corda
14. Giocare a scivolare nel fango
15. Richiamare un gufo imitando il suo verso
16. Guardare dentro un albero
17. Correre a braccia aperte facendo l’aeroplano
18. Fischiare usando un filo d’erba
19. Guardare l’alba
20. Dar da mangiare a un uccello dalla mano
21. Andare a caccia di insetti
22. Cercare uova di rana
23. Fare una passeggiata nel bosco di notte
24. Piantare qualcosa, coltivarla e mangiarla
25. Accendere un fuoco senza fiammiferi

Il “Giardino in Movimento” nasce a marzo 2013 come progetto pilota di sperimentazione di nuove forme di collaborazione scuola-famiglia. E’ un progetto di partecipazione e riqualificazione di un’area sterile, perché attraverso l’impegno di tutti , bambini, famiglie e insegnanti, ritrovi il significato e le funzionalità che dovrebbe avere e, che hanno direttamente a che fare con la qualità della vita, la fantasia, la crescita da sé. Un’area dove il gioco e l’esperienza non vengono confinati in luoghi e tempi predefiniti ma si svolgono spontaneamente in uno spazio a disposizione dei bambini per essere esplorato.

Ma perché in movimento?

Perché siano liberi al suo interno la sperimentazione, l’autonomia e la libera scoperta di ogni elemento che sulla terra racchiude una storia, un mistero, una memoria del passato e offre ispirazione e creatività a quanti sappiano guardarlo con occhio giovane, libero e aperto.

Perché sia un modello educativo, di partecipazione e riqualificazione replicabile in altre realtà.

Perché nel tempo cambi, migliori, si modelli alle nuove esigenze. Un giardino ha infatti bisogno di continue cure e per questo il comitato di partecipazione della scuola ha introdotto tra le pratiche scolastiche una nuova attività: il “Piano di manutenzione partecipato da scuola e famiglia”, una sorta di libretto di manutenzione..

Si legge: dimensionare e caratterizzare le aree; censire gli alberi; arredare (con giochi, panchine, tavoli) e manutenere; raccogliere le foglie; potare; disinfestare.

La gestione della scuola deve essere una gestione aperta, in cui ci sia un coinvolgimento attivo di tutti coloro che la vivono e in cui ciascuno possa apportare le proprie passioni, i propri interessi, le proprie competenze in campo agrario, artigianale, architettonico, artistico.

L’approccio partecipativo è stato e sarà totale, dalla presa delle misure, alla progettazione e reperimento dei fondi, dalla realizzazione (ripristino, trasformazione, cura e manutenzione) alla comunicazione. Nel suo primo anno di operatività ha visto come collaboratori, artefici e promotori dell’iniziativa tanti e diversi soggetti, dal Coordinamento pedagogico, al Consiglio di partecipazione (costituito da insegnanti e genitori) ai bambini della scuola, all’Ufficio Verde del Comune di Ferrara, dalla Circoscrizione 1 alla Cooperativa sociale La Città Verde, AMSEFC, Fondazione Niccolini.

Ma la vera sfida è che i bambini rimangano sempre i veri protagonisti di questo “movimento”, un movimento che dovrà avere la capacità di mantenersi e rigenerarsi nel tempo al di là dei suoi promotori e ideatori. Nell’arco dei tre anni definiti come necessari per il completamento delle opere già tanto è stato fatto e altro si prevede di realizzare: una nuova area gioco creata attraverso il ripristino degli esistenti e con la fornitura di nuove attrezzature recuperate da materiali di scarto grazie al progetto Life+ LOWaste, uno spazio teatro-anfiteatro all’aperto, un labirinto di siepi sempreverdi, un’area orto, una sabbiera, la nuova pavimentazione sintetica.

I bambini si appassionano a quanto li aiuta a capire il mondo a cui appartengono. Se riescono a creare qualcosa con le loro mani, se lo ricordano per sempre. Basta poco, una cassetta di terra, un seme, vederlo germogliare, crescere e mangiarne i frutti. E quel seme e quei frutti saranno magici.

In un mondo in crisi, fatto di egoismi e apparenze, la “partecipazione” può essere una valida terapia, quasi un antidoto, un contravveleno. E la scuola può insegnare, indirizzare e proteggere il futuro della nostra terra e della nostra civiltà. Un Giardino in Movimento non è soltanto una metafora.

 


[1] Dal progetto “Io e la Terra” di Isabella Guidi, liberamento ispirato alla campagna del National Trust “50 cose da fare prima di avere 11 anni e tre quarti”

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.