Appuntamento veloce. Velocissimo. Seriale. Tre minuti soltanto per conoscersi o riconoscersi, poi suona la campanella e via, altro giro altra corsa, il cronometro ricomincia a contare. Si parte da capo: «Piacere sono Marika Gemma Monnalisa Amanda Fabiana». «Piacere sono Marco Marcovaldo Dongiovanni Antonio Marcello Filippo il Bello Lorenzo il Magnifico». Cosa resta nella testa dopo una serata di speed date? Fondamentalmente della grande confusione. I nomi si confondono, le discussioni pure, per non parlare dei numerini appiccicati alle giacche.

Sabato sera per la prima volta nella storia di Ferrara San Faustino – il celebre santo farlocco dei single – è stato festeggiato con questo gioco di importazione, dagli States direttamente in via Modena. La leggenda vuole che l’inventore di questa pratica bislacca sia un rabbino, tale Yaacov Deyo, che in quel di Los Angeles cercava un modo per accoppiare gli uomini della sua comunità rimasti celebi. La cronaca recente attribuisce invece ai ragazzi di FEshion Coupon la paternità dell’evento ferrarese, organizzato all’interno del ristorante Mr Bloom e pubblicizzato da settimane soprattutto tramite i social network. La redazione di Listone Mag non poteva ovviamente farsi scappare la ghiotta occasione, per la quale si è mobilitato addirittura un piccolo gruppo di solitari curiosi, che con la scusa di documentare hanno approfittato della festa per darsi un occhiata attorno. Sai mai.

Foto di Giacomo Brini

La serata è iniziata con un aperitivo circospetto. Le persone arrivavano e si appuntavano sul petto il numero necessario poi per incrociare i reciproci interessi. Sembrava di stare al mercato. I partecipanti chiacchieravano in gruppetti, sorseggiavano vino bianco facendo i disinvolti, lanciando occhiate qua e là per captare eventuali prede. I più sfacciati fissavano apertamente, oppure squadravano da capo a piedi. Imbarazzante? Un poco, ma come sempre rimpinzarsi di pizzette trangugiando Campari aiuta.
Le prime considerazioni? Non ci aspettavamo di essere tra i più giovani. Qualche ragazzino di primo pelo c’era ma l’età media dei presenti stava tra i trenta e i quarant’anni. Ingegneri, impiegate, studenti e studentesse di giurisprudenza, baristi, carabinieri. Quasi tutti provenienti da Ferrara e paesi limitrofi, anche se non sono mancati accenti napoletani e pugliesi. Belle signore abbronzate, uomini in camicia, qualcuno più informale con la felpa. Ma soprattutto tacchi, borsette e capigliature fresche di parrucchiere: «le donne sono in eccedenza» hanno spiegato gli organizzatori, «per questo contrariamente a come succede di solito saranno gli uomini a sedersi e le donne a cambiare di volta in volta postazione».
Quando tutti si sono posizionati correttamente ai blocchi di partenza siamo partiti. Il campanello suonava e teneva il tempo, ciascuna coppia aveva a disposizione tre minuti di tempo per parlarsi prima del cambio. Un vortice di chiacchiere, strette di mano, sorrisi più o meno tirati, volti che si avvicinano per sentirsi meglio nel frastuono della sala. Il ritmo forsennato ricordava vagamente il the servito nel giardino del Cappellaio Matto, «più in là, più in là, cambiar!».

Ma cosa ci si racconta in tre minuti? Dispiace testimoniare di come il mondo maschile non abbia brillato in originalità. Quasi tutti esordivano con un poco stimolante «che lavoro fai?». Ma che noia! Alcuni aprivano la partita giocando la carta anagrafica: «quanti anni hai? Da dove vieni? Hobby e sport? Segni particolari?». Altri provavano la strada intellettuale. Ci sono capitate, tra le varie, dissertazioni su Charles Bukowsky, su Fabio Volo, sul documentario dedicato alle Pussy Riott, su un libro bellissimo che racconta la storia di un tizio a cui mancano solo cento giorni da vivere… ma alla fine (rullo di tamburi!) si prende bene. Gli uomini della redazione raccontano di aver risposto a numerose interrogazioni relative a oroscopi e temi natali, come pure a quesiti completamente inaspettati come: «ma tu sei stato frate?». Ognuno di noi ha provato diverse tattiche, passando dalle classiche domande in stile The Club – cane o gatto? Mare o montagna? – a tentavi più fantasiosi come: che rapporto hai con il divano? Sei selettiva? Cosa faresti con un milione di euro? Alcune donne provavano ad ottimizzare: «faccio lo stesso lavoro della tizia con cui hai appena finito di parlare, sono amica di quella che viene dopo». E finalmente ci è risultato chiaro il senso della canzone dei Negramaro: «solo tre minuti per parlarti di me, forse basteranno a ricoprirti di bugie, come se dovessi io mostrar di me quello che ancora non sono stato mai». Sangiorgi deve aver scritto questo testo dopo uno speed date particolarmente travagliato!

«Tanti sono qui per giocare. Questo almeno è quello che dicono loro – commenta Sara -. Ma l’occhiata furtiva al numerino sulla giacca la lanciano eccome. Tanti sono qui perché sono delusi. Da una storia finita, da un divorzio alle spalle, da anni di noia. Vai a sapere, magari quella di fronte a te, quella che ride sotto il fard, potrebbe essere proprio Lei, the One. Ma ci si mette davvero in gioco?».

Concluso il bailamme delle presentazioni è arrivato il momento della schedina. Tutti gli invitati avevano un foglio sul quale appuntare i numeri delle persone che avrebbero voluto rivedere. C’è chi non ha segnato nemmeno una casellina, chi è uscito soddisfatto dalla sala gridando: «ho fatto il sistemone!». Lo staff di FEshion Coupon, che il giorno dopo si è occupato di scambiare i contatti di chi si è reciprocamente piaciuto, ci ha fatto avere qualche statistica: hanno partecipato 30 donne e 19 uomini, 4 uomini si sono prenotati ma non si sono presentati, una donna è arrivata ma dopo pochi minuti ha girato i tacchi e se l’è elegantemente svignata. Sono ben 26 le coppie di vicendevolmente interessati formatesi a fine serata, 9 le schede lasciate in bianco, una scheda non consegnata. Nonostante le partecipanti fossero 30 un uomo è riuscito a segnalare il proprio interesse per 32 donne, probabilmente comprendendo nell’ammucchiata anche le due belle organizzatrici. Che se l’amore è cieco la legge dei grandi numeri ci vede bene.

7 Commenti

  1. Miriam scrive:

    Spigliato, ironico e geniale come sempre!
    Grazie Licia!

  2. Lara scrive:

    Un grazie a Miriam per aver organizzato la serata che è stata perfettamente descritta nell’articolo da Licia!
    Davvero divertente per fare una serata fuori dai canoni e magari conoscere gente nuova che ha o non ha interessi comuni con te …!
    Vero è che molti degli uomini hanno praticamente chiesto una specie di scheda … nome, lavoro, hobby, passioni a ritmo serrato … ho temuto volessero anche vedere gli ultimi esami del sangue per verificare il buono stato di salute! ;O)
    Miriam …. da rifare!!!

  3. feliciano c. scrive:

    Ha ragione Lara . Ci sono uomini che non riescono a comprendere il vero spirito dell’incontro.
    Abitualmente, essendo un incorreggibile romantico, tendo a soffermarmi solo sul codice IBAN e sulla lista delle ultime 10 operazioni bancarie.
    Cosa vuole farci …
    “Se inizierò a parlare di amore e stelle, vi prego: abbattetemi.”
    C. BUKOWSKI
    ciao ciao

  4. Pablo scrive:

    Ho letto di uno Speed Date nella mia città, inizio dicendo che non lo condivido.
    Esprimo solo la mia opinione, se altre persone lo amano non le critico.. sono per il “vivi e lascia vivere” ma io non parteciperei a qualcosa del genere, nemmeno se mi pagassero. Mi riferisco in particolare a come era organizzato quello nella mia città:
    Valutare una persona sulla base di quello che dice in 3 minuti in un colloquio più o meno formale, freddo(e non voglio immaginare cose strane tipo domande molto materiali) davanti a una persona sconosciuta mi sembra quanto di più squallido, fine a se stesso,
    e una perdita di tempo.
    Il mio modo di conoscere e valutare le persone è un altro, e preferisco fare come ancora si usa in alcuni paesi oltralpe(pochissimo in Italia), ovvero conoscersi scambiando quattro parole in treno anche con estranei, nelle occasioni più normali della vita, in un normalissimo pub irlandese mi è capitato molte volte.. In una scuola.. Insomma.. quelle conoscenze che avvengono quasi casualmente e sono imprevedibili, incalcolabili.. danno l’emozione di vivere ogni giorno in modo diverso senza il bisogno che qualcuno organizzi la tua vita che sia con social network(ho sentito social per far parlare i vicini di casa tra loro addirittura), un gioco o altro..
    L’essere umano con la tecnologia ha guadagnato alcune cose, ma se si abusa di essa si rischia di perdere la bellezza e imprevedibilità della vita(organizzando anche gli incontri con una agendina).
    Dopo un normalissimo dialogo casuale in treno(che può essere ben più lungo di 3 minuti, una volta abbiamo finito per pranzare insieme un treno nella tratta Bolzano- Monaco e ci eravamo conosciuti lo steso giorno), se c’è un interesse da una delle due parti uno dei due tenderà a lanciare un segnale che può essere ricevuto o meno dall’altro. (parlo sia di amicizia, eventuali relazioni o altro).
    Non serve alcun speed date.

  5. Miriam Previati scrive:

    Ciao Pablo! Io penso che lo speed date sia da prendere come un gioco e i 3 minuti siano da godere come tale. Una serata alternativa per vedere nuove facce e sperimentare se stessi e le proprie capacità creative. Certo non ci si va a cercare l’amore della vita.. viva gli incontri in treno e le chiacchiere tra vicini di casa!! ma lo speed date nel suo piccolo crea grandi occasioni di imparare a giocare con sé stessi nella libertà più assoluta. Ciao!

    • Pablo scrive:

      Ciao Miriam, infatti
      1)non voglio generalizzare, ogni persona magari lo usa diversamente. Non voglio neanche far sembrare troppo seria la cosa, voglio più che altro far notare alcune cose a cui molti non pensano.
      Ho detto inizialmente che sono per il “vivi e lascia vivere” quindi non critico chi partecipa a questi giochi.
      2)Se qualcuno crede che per creare occasioni per giocare con se stesso, sviluppare le proprie capacità creative.. serva questo.. è libero di pensarlo. E di farlo! gli dico buon divertimento.
      Io la penso molto diversamente(in alcune zone dell’ Irlanda per parlare con gli estranei, vedere nuove facce basta andare alla fermata dell’autobus! a volte).. anche fra persone giovani.
      In alcune città italiane noto lo fanno quasi solo gli anziani ormai..
      In generale penso che ci siano “altre strade”, totalmente gratuite, nella vita di tutti i giorni che vedo scartare migliaia di volte in alcune città italiane , per fare “le stesse cose” e “meglio”.
      Qualcuno ha perso capacità che aveva in passato(non generalizzo)..
      Questo non dico sia il motivo principale, ma “invoglia” la nascita/diffusione di un giochi/social o altro secondo me.

      La mia voleva essere più una riflessione che andasse a scavare su come oggi per ogni cosa venga creato un business(alcuni social network per esempio). Dicendo di “aiutare” qualcuno a fare cose che l’essere umano per millenni ha fatto senza bisogno di niente…
      è vero che è un gioco.. ma non saprei quanti/e lo prendono davvero “solo” come tale..(anche fra quelli che dicono “per me è un gioco”).
      Molte persone usano social network, giochi per conoscersi e roba varia, e non mi sembra abbiano grandi capacità se si trovano davanti a uno sconosciuto”. Soprattutto fra alcuni giovanissimi che non hanno vissuto in altre epoche nelle quali nessuno avrebbe cercato un gioco “per questo”.
      Ovviamente non parlo di chi tiene una rete di centinaia contatti per lavoro(per quello il social network magari è utile), oppure di chi parla con skype con i genitori lontani perchè non ha altro mezzo..
      Molti/e con cui ho parlato ammettono di utilizzare lo speed date “per sperare rimettersi in gioco a livello sentimentale addirittura o per altri motivi economici o altro…”, allora “in molti casi” diventa qualcosa di più di un semplice gioco come una briscola..la domanda spontanea che viene è: perchè dovrebbe servire qualcosa(organizzato da altri), per “fare cose che in altre epoche o altri paesi erano/sono perfettamente normali” nella vita di tutti i giorni?(anche meglio che con un cronometro e qualcuno che ti debba organizzare la serata? Quando certi “stimoli” non servivano.
      Lasciando perdere per un attimo i casi estremi(numerosissimi purtroppo) di persone “deboli” iniziano a credere che l’unico modo per poter “rompere quel muro” sia un.. gioco.. social network etc.. sento tutti i giorni dire queste cose.
      Ad esempio: avendo viaggiato, e avendo conosciuto popoli davvero socievoli:
      Quando sento parlare di successi guardando alcuni social per far parlare i vicini di casa per esempio: in città nelle quali si usa non parlare quasi nemmeno ai parenti…(è una provocazione) mi sembra sia più una operazione “di facciata” perchè se non parlano sponteamente ma lo fanno solo vedendo un “profilo” scatta un meccanismo completamente diverso(per non parlare di interessi economici tipo: parlo con tizio solo perchè fa quel lavoro). Questo sistema è distante anni luce da quello che intendo io di socievolezza “reale” per conoscere la gente.
      In conclusione.. non lo dico a te.. ma a chi tutti i giorni mi parla della “necessità” di questi mezzi, ne conosco tanti: sviluppare la propria fantasia, socievolezza, può essere fatto gratis.. senza rete.. senza giochi.. e soprattutto con altri metodi “apparentemente” più difficili.. ma che poi “secondo me” danno risultati maggiori..(ci vuole una capacità diversa a saper parlare con un estraneo su un treno che in una chat/gioco organizzata per esempio).
      è solo la mia opinione, ho sfruttato questo spazio per ampliare l’argomento, non dico di non fare questi giochi.. per chi piace.. buon divertimento e buona fortuna.

      In alcuni treni italiani(soprattutto treni veloci) vedi centinaia di giovani e meno giovani che dalla partenza all’arrivo non staccano lo sguardo dal proprio smartphone(parlo di alcune zone italiane in particolare, in altri paesi mi capita meno spesso di vederlo).
      Questo per dire che le capacità di socializzare col vicino(o voglia di farlo) stanno comunque sparendo, e “secondo me” non bastano giochi o altro a farle rinascere.
      Non voglio criticare.. ma “andare più a fondo”.
      La mia è solo una provocazione. Magari alcune hanno queste capacità che hanno dentro di loro.. ma hanno dimenticato perchè in una società
      di tipo “capitalista” “consumista” c’è bisogno di un social network che ti dica di parlare col vicino di casa(esempio estremo che ho vito in zone della rossa emilia della lombardia), altrimenti non si rivolgono la parola.
      Detto questo non voglio essere maleinterpretato.. non voglio parlar male del gioco.. non ho nessun interesse per farlo, solo stuzzicare la mente di persone che a volte si fanno guidare “troppo” nella loro vita da “eventi organizzati” e magari incoraggerei altri tipi di socializzazione.

      • Miriam Previati scrive:

        Ciao Pablo! Condivido appieno il tuo pensiero ovviamente. Sono tra le persone che pensano che la società stia andando davvero in declino ogni volta che entro in un mezzo di trasporto e non riesco ad incrociare nemmeno un paio di occhi poiché sono tutti posati sugli smartphone. Allo stesso tempo con il lavoro che faccio sono obbligata a passarci una svariata quantità di tempo.. per promozione, diffusione eccetera di quel che faccio. Sono tra gli organizzatori delL’evento di questa pagina che hai commentato, e voglio rispondere alla tua domanda. Perché le persone non sono capaci di fare quello che anni fa si faceva senza problemi? Beh, non ho una risposta certa ma sicuramente oggi lo stress lavorativo ed economico ci ha buttati tutti molto giù, ma non solo: è necessario riconoscerci quotidianamente a livello sociale, affettivo, lavorativo per sentirci qualcuno. Tutto ciò genera stress, stanchezza, affatica il cervello.. e le persone faticano a fargli prendere aria, ad essere più leggeri quando possibile. Cercano sempre la cosa più facile. E la tecnologia in questo aiuta, anche se provoca reali danni sociologici. Presa nota di questa cosa, ho cercato per diverso tempo di sfruttare la mia capacità di organizzazione e la mia creatività, pensano e mettendo in piedi eventi che potessero estrapolare le persone dai loro tablet e dalla loro “pesantezza quotidiana”. Per questo anche speed date voleva essere un gioco, ed è stato presentato come tale, per far ricordare alle persone che è facile anche scambiarsi parole a tu per tu anziché messaggi online. 3 minuti non servono per conoscersi ma per risvegliare il desiderio di condivisione! Tant’è che era aperto anche ai non single! Per lo meno, questo era lo scopo dell’evento! 🙂 se ti fa piacere guarda il mio Tedx, dura poco ma c’è la sintesi della mia ideologia. https://youtu.be/r70oD8l2wC8 tra l’altro all’estero ci sono ad esempio speed date tra colleghi e complementari: ci si conosce lavorativamente tra possibile futuri partner, e penso sia una genialata! Mini appuntamenti per raccontare il tuo progetto/la tua azienda ad un futuro compratore o partner. Concludo dicendo che sarebbe bello che tornassimo ai vecchi sani metodi, ma siamo da ri-educare in qualche maniera. E penso che questi giochi possano essere un buon inizio! 😉 ciao Pablo e buona giornata!

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