«Sono parecchi gli studenti che passando di qua si fermano a prendere una pagnotta da mangiare al volo, o una pizzetta per pranzare» mi dice la fornaia mentre infila nel sacchetto di carta la coppia all’olio che avevo richiesto qualche secondo prima. Dubito non sia capitato anche a voi di affrontare la lunga camminata dal centro magari fino alla stazione, o la risicata pausa pranzo, gustando a passi alterni un boccone di focaccia super farcita direttamente dal sacchetto. Ma ci sarà pure qualche eccezione e ci sarà stata anche tra i ragazzi universitari, visto che l’università di Ferrara è una delle più antiche d’Europa.

Fondata nel 1391 ha vantato tra i suoi studenti eccellenti studiosi e ricercatori, è tuttora collocata ai primi posti tra le università di medie dimensioni in Italia. Cliccando ed accedendo al sito dell’ateneo www.unife.it, Ferrara viene presentata come ‘Città universitaria a misura di studente’, alcune delle sue facoltà godono di un notevole prestigio a livello internazionale come il Dipartimento di Architettura primo in Italia secondo i dati del Censis.

Per raccontare l’università a Ferrara, durante questa breve riflessione, proverò però a parlarne pensando che non esista, senza sciorinare troppi dati e numeri e aggrappandomi solo alla fantasia. Ora, la domanda che mi sorge spontanea è: come sarebbe Ferrara priva di studenti universitari che la animano tutti i giorni?

Immagino anzitutto la stazione alle prime ore del mattino meno affollata di pendolari ricurvi con la loro Freitag sulle spalle, sigaretta e cuffione in testa. Nei bar solo le colazioni per la clientela di lavoratori e anziani lettori di quotidiani. Nelle giornate di pioggia, gli autobus mezzi vuoti, ma in rapporto alle persone sarebbero sicuramente di più i biglietti obliterati. In questa prospettiva, la città si farcisce di meno accenti se mi è concesso l’ossimoro. Scomparirebbero dunque le parlate tipiche del giovane del paese vicino arrivato in macchina solo per un’ora di lezione, ma anche quella degli erasmus di gran parte d’Europa che rendono il centro addirittura internazionale. Rimarrebbe praticamente solo il dialetto dei vecchi sul listone!

Non ci sarebbero ragazzi a trascinare il loro rumoroso trolley in via Cassoli, calpestando via Garibaldi fino alla piazza Municipale per dirigersi nei propri appartamenti, cioè quei giovani affittuari che nutrono la città, con tutte le loro contraddizioni: gli studenti fuori sede. Quelli che da diverse parti d’Italia, decidono di abbandonare almeno temporaneamente la città natia, per trasferirsi in una provincia dell’Emilia patrimonio dell’Unesco. Una città dal fascino rinascimentale, il cui centro, cinto tra le sue mura si protegge dalla modernità, dove forse non ha mai messo piede. Un luogo congelato per certi versi dal millequattrocento, legato al Castello come proprio simbolo e alla splendida facciata della Cattedrale, da cui con due passi a destra si può raggiungere il McDonald’s – perché un McDonald’s proprio lì? -. La città delle biciclette, che puoi attraversare in una mezz’ora scarsa, ritrovandoti in via Frutteti partendo dalla stazione e dove se non hai un mezzo a pedali non sei un vero ferrarese, proprio come me.

Provando ad immaginare la cittadina senza studenti, una delle cose che troverei più salienti – forse per deformazione universitaria – sarebbe il classico mercoledì sera senza la piazza della Cattedrale in fermento. Senza tutti quei ragazzotti di diverse età accampati con ex bottiglie di acqua naturale riempite di gin e la scorta di altri bibitoni negli zaini. Probabilmente risulterebbe deserta più o meno come in queste settimane, durante i normali periodi in cui si svolgono le sessioni d’esame. Meno lamenti da parte dei cittadini e del Vescovo e meno schifo il mercoledì notte lasciato per terra in piazza. Questo sarebbe un pregio. Ma i giovani ferraresi riempirebbero lo stesso la piazza in questa sera della settimana? Non credo. Sarebbe un serata piatta come tante altre, con gli spazzini che iniziano il turno senza l’intralcio dei pochi ancora presenti, stonatori di cori improbabili.

I cinema, i circoli Arci, i piccoli locali e bar, riuscirebbero a sopravvivere e continuare a proporre stimolanti iniziative senza l’università in senso lato? Avrebbero mai aperto quegli Starbucks all’italiana color frassino proprio in prossimità di luoghi di studio? Le serate di cinema a 3 euro, gli aperitivi a metà prezzo, le proiezioni e i concerti gratuiti, sarebbero così frequenti? Avrebbero la stessa accoglienza?

Dunque trovo il contributo degli studenti a Ferrara che si voglia o no importante. Alcuni nonostante lo studio lavorano, dando sostegno a questo settore e molti laureati decidono di continuare a viverci, offrendo e mettendo a disposizione le proprie conoscenze e la propria formazione. In qualsiasi caso, che siano studenti o lo siano stati, si tratta di persone che vivono, respirano e assorbono la città e le sue offerte. Non è così raro infatti trovare studenti che si mischiano alla routine ferrarese. Fare la spesa al mercato, piuttosto che in piccole botteghe dove si possono comprare prodotti tipici, aggiustare la bici dal “biciclettaio” di fiducia, o passare la domenica mattina tra le bancarelle dei vari mercatini presenti in piazza Trento Trieste.

Diventando anche cittadini ferraresi, pur continuando a mangiare focacce.

2 Commenti

  1. Mirko Rimessi scrive:

    noi della asd aps nuova Accademika è da anni che lo sosteniamo, cercando di creare agevolazioni per gli studenti e al tempo stesso spingerli verso l’economia locale. Il bisogno che la Città ha, naturalmente tenendola sotto controllo (vedi i progetti VivaMovida e un Mercoledì dai Leoni), della Movida è palese, chi vorrebbe scomparisse in favore della Città del Silenzio vive una sua utopia

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.