Mentre mi fisso imbaccalito allo specchio vestito da bagonghi mi ricordo dell’istante in cui ho deciso di andare a correre.
Giorni fa ero andato a trovare un amico a casa sua. Per le scale del condominio incontro i suoi genitori. La madre mi dice “Ciao Nico, come ti vedo bene, sei ingrassato.”
“Ingrassato io? Sarà la barba che gonfia, sta ancora lì scritta sul vetro, devo proprio farmela”
“La barba sul vetro?”
“Ma no, è che la lista delle cose da fare la scrivo sul vetro, così, tanto per scomodità. Ma lasciamo stare…ingrassato dici?”
Si. Però post feste è lecito. Guardo in basso e vedo che mi saluta da sotto la maglietta una dolce collinetta ripiena di cappelletti, proprio come il pasticcio alla ferrarese.
Aspetto ancora una settimana prima di decidermi a tirare fuori dal fondo della scarpiera le scarpe da ginnastica, come nuove dopo sette anni di possesso e un totale di sette ore di utilizzo. Ma ho la conformazione fisica da divano, non posso farci niente.
Però ci provo. Ci provo seriamente questa volta. Vado a correre sulle mura.
Attacco la musica, una playlist che mi dia un buon ritmo e non mi faccia pensare che sono sulle mura a correre in mezzo alla guazza che mi fa tutte le goccioline sugli occhiali, impedendomi di schivare sassoni e radici che sbucano a sorpresa dal terreno.
Parte Reflektor degli Arcade Fire, buon climax, si può partire.
Ho un tutone che uso per stare in casa, uno smanicato che ho scoperto tra le meraviglie immerse del mio armadio, e una parure, guanti, berretta e sciarpona da far invidia a Nanuk l’eschimese.
Però a correre vedo solo tutine alla Spider-Man super tecniche. Attillatissime, termiche-traspiranti, fluorescenti, multiuso serie MacGyver. Sono comunque abbastanza sicuro non sia l’aerodimanicità del loro abbigliamento a farli andare come razzi.
Mentre dopo solo tre canzoni arranco cercando di spezzare il fiato, un gruppo di runners mi supera a velocità supersonica chiacchierando tranquillamente dell’andamento giornaliero della borsa. Riescono a correre e allo stesso tempo a parlare? Rimango basito.
Mi arrendo quando, ormai boccheggiante e sfinito, accasciato su una panchina fredda come un minestrone in surgelatore, mi passa a fianco un cagnolino che porta a spasso il suo padrone. Mi guarda con quegli occhi languidi da cane, capisco che gli sto facendo pena. Hai ragione Birillo, non è roba per me.
Ritorno al punto di partenza. Provo a recuperare un po’ di dignità con una leggera corsa defaticante, ma vedo i runners supersonici arrivare da dove erano venuti prima, mi hanno doppiato, sconfitto e buggerato.
Però sono contento di aver visto così tanta gente sulle mura, chi con il cane, chi con i bastoni da sci a scarpinare in fila indiana simili a un treno a vapore, chi con la divisa ufficiale di pattinaggio a correrre, chi stramazzava al suolo senza più riuscire a respirare…quello ero solo io.
Il Giorno dopo ho la mobilità di Robocop. Ogni volta che provo a flettere le gambe esce dalla bocca un rantolo sofferente.
Forse l’unica cosa che posso fare per passarmi il tempo è andare al cinema. Esercizio mentale. Immobile per due ore se non per sollevare il bibitone quando ho sete.
Avevo evitato il cinema per le feste. Troppa gente, finisci sicuro nelle file davanti, e non sai se piangi perché sei commosso dal film o perché ti si sono infiammati gli occhi.
Poi dei film non parlo perché son gusti. Anche se questo è il periodo degli scarti. Solo film che andresti a vedere perché ci sono solo quelli e arrangiati.
Mi metto in coda alla cassa e davanti a me c’è il gruppo di runners di ieri. Vogliono i biglietti per il film sulle transizioni economiche e il malaffare. Secondo me sotto i vestiti casual indossano le loro tutine, come Superman.
Mi addormento durante i quaranta minuti di pubblicità obbligatoria prima della proiezione. Fingo di essere sveglio e lucido durante l’intervallo aprendo gli occhi quel tanto che basta per far filtrare un po’ di luce. Poi crollo di nuovo. Mi sveglia il ragazzo che riassetta la sala.
Sono una mezza calzetta.
Basta, non è possibile che dieci minuti di corsa mi riducano così.
Domani mi iscrivo in palestra.

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