«Se per strada vedi qualcuno un po’ strano è sicuramente un nostro passeggero». Ciclisti furibondi, alcolisti poco anonimi, generosi non vedenti e mandrie di studenti cavallette, nelle pagine di “Linea circolare” si incontra tutta Ferrara. L’autrice, Debora Bruni, lavora come autista per l’impresa di trasporto urbano ed extraurbano del capoluogo estense. Ogni giorno percorre in lungo e in largo le vie cittadine, con gli occhi attenti alla strada e delle antenne invisibili ma ben tese sopra la testa, pronta a captare, studiare, analizzare e smontare con ironia ciò che le succede attorno.

Il volume è stato pubblicato ad aprile da Faust Edizioni in 250 copie e quasi immediatamente ristampato; da maggio ad agosto s’è meritato il podio dei best seller alla Feltrinelli di via Garibaldi. É autobiografico ma non parla di Debora e della sua vita privata: raccoglie aneddoti, personaggi, stralci di conversazioni, maledizioni. Offre al lettore una divertente ma poco accomodante istantanea del microcosmo ferrarese, scattata in un momento rilevatore: il momento del transito, specchio dove si riflettono nudi caratteri altrimenti celati. Al volante di un Suv o in sella al motorino, in piedi alla fermata dell’autobus o sedute su un comodo trattore, le persone faticano a trattenersi dall’essere ciò che sono. Una buca di troppo, una frenata improvvisa, ed ecco che la maschera sfugge dal volto. L’identità del singolo, come quella della città, sulla strada si decifra con maggiore facilità se si ha – come ha Debora – l’occhio giusto per leggere la partitura urbana.

Lei ha un passato da programmatrice informatica ed è interessante ascoltarla spiegare come mai ha deciso di cambiare lavoro: «chiudevo l’ufficio e mi avanzavano sempre delle cose da fare, se andavo in ferie sapevo che al mio ritorno avrei trovato gli arretrati da sbrigare, accumulati. Adesso invece ogni giornata lavorativa inizia da zero, non ci sono arretrati. Se oggi nevica, piove, accumulo ritardo o succedono imprevisti che mi fanno arrabbiare, torno a casa sapendo che la giornata è veramente finita e che domani si comincerà senza strascichi. Non importa quello che è successo prima. Così si vive in modo molto più sereno».

Foto di Sandro Chiozzi

La passione per la lettura e la letteratura accompagna Debora dagli anni dell’infanzia, “Il corsaro nero” di Emilio Salgari è stato il suo primo amore,  ma la decisione di impegnarsi in prima persona nel mondo dell’editoria è nata solo a seguito del terremoto. I racconti di cui si compone “Linea circolare” erano già stati pubblicati da “Il nuovo informatore”, rivista degli autoferrotranvieri di Ferrara e Bologna. La paura causata dal sisma del maggio 2012 ha convinto l’autrice a raccoglierli, selezionarli, consegnarli alle stampe. «Abito al terzo piano e la casa per fortuna non ha subito gravi danni, si sono aperti gli armadi, sono uscite di squadra le porte, i pavimenti si sono scheggiati – ricorda Debora -. Quegli eventi hanno cambiato il mio punto di vista su tante cose, non ultima la scrittura. È stata un’epifania. Ho imparato a non dare per scontato il fatto che domani ci sarà tempo. L’idea di pubblicare i racconti me l’ha suggerita un amico. Prima del terremoto l’avevo liquidata velocemente. Dopo il terremoto ho deciso che volevo provare, correre il rischio di non interessare».

Com’è stato prendere servizio in quei giorni? «Stranissimo, le strade in provincia erano deserte ma i mezzi erano pieni di gente, persone che timbravano un biglietto ogni ora perché preferivano stare in giro piuttosto che stare in casa». Un uso sicuramente atipico del trasporto pubblico, a proposito del quale Debora interviene con una precisazione: «a prescindere da quel momento particolare, sono tante le persone che prendono l’autobus senza doversi veramente recare da qualche parte. Sono soprattutto anziani o persone sole che in questo modo hanno l’opportunità di vedere un po’di gente, fare due chiacchiere con gli altri passeggeri, e stare al caldo se casa loro è al freddo».

Tra le pagine di “Linea Circolare” compaiono tanti personaggi singolari la cui presenza per le vie cittadine ha ormai assunto il sapore della leggenda: da “g’at na paia” a “fumogeno”, «un signore che di solito sale dalle parti di Porta Catena, con tre tiri si è finito una sigaretta». Per l’autrice sono vecchie conoscenze: «per il ferrarese medio l’autobus è solamente quel coso che intasa via Bologna quando piove, non viene considerato come una vera alternativa alla macchina. Per tutti gli scentrati che bazzicano le associazioni di volontariato invece l’autobus è quasi una seconda casa, è tutta umanità che viene su con noi anche se di solito l’iterazione è minima. Gli autisti intervengono solo quando loro – come dire? – trascendono». Tra gli episodi più buffi: «tempo fa il traffico di via Bologna ha dovuto interrompersi perché davanti al circolo Renfe c’era un ragazzo che, pancia a terra, attraversava la strada nuotando a stile libero sulle strisce».

Debora sembra non stupirsi più di nulla, nemmeno del recente rinvenimento di un mutandone da donna taglia xl abbandonato tra i sedili di una corsa extraurbana: «di sicuro non mi turbano le trasgressioni adolescenziali. Quello che mi preoccupa è semmai un certo tipo di indifferenza che vedo crescere tra i miei coetanei, che spesso se incontrano qualcuno che sta male sul marciapiede tirano dritto senza nemmeno pensarci».

Ferrara sta diventando più fredda? «Una certa rigidità nei giudizi c’è sempre stata, soprattutto nei confronti degli stranieri, com’è tipico della piccole città. Si vive quasi uno scollamento dalla realtà. A bordo capita di vedere la nonnina che apostrofa il ragazzo di colore chiamandolo “negro di merda” e il ragazzo che risponde “Ac du marun, mi a gò l’abunament”».

Debora di recente ha presentato il proprio libro all’interno della casa circondariale di via Arginone, ad un pubblico di detenuti. Com’è stata quell’esperienza? «Il carcere per gli autisti è sempre stato un vicino di casa, il nostro deposito si trova a due passi. Nelle giornate di nebbia sono le sue luci a guidarci come un faro. C’è una relazione. Portiamo lì diverse persone che lavorano dentro: il cuoco ad esempio è da anni un nostro passeggero, ma anche le educatrici talvolta lo sono. Accompagniamo i familiari in visita. Spesso portiamo in stazione chi ha finito di scontare la pena, che se ne va con i vestiti infilati nelle sporte del supermarket. La presentazione è stata molto stimolante, non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa. Non è stato un incontro ingessato, si è avviato da subito un confronto interessante, botta e risposta».

Chi volesse saperne di più, conoscere meglio i racconti o fare qualche domanda a Debora, è invitato alla presentazione di “Linea circolare” che si terrà questa sera – giovedì 19 dicembre – a Pontelagoscuro. L’evento comincerà alle 21 all’interno di un autobus parcheggiato in piazza per l’occasione, con vin brulè e musica a scaldare l’ambiente.

2 Commenti

  1. Lanfranco Viola scrive:

    L’autrice ha fatto di più; ha presentato il suo libro Giovedì 19 proprio in un Autobus ,messo a disposizione sua e della Pro Loco di Pontelagoscuro dalla ditta Valle.
    L’originalità della location e l’entusiasmo dei volontari della Pro Loco che avevano organizzato il tutto, e che hanno servito anche Vin Brulè. preparato nelle cucine della parrocchia, insieme ad un simpatico sottofondo musicale dal vivo hanno entusiasmato tutti i partecipanti.
    L’Autobus è stato riempito e molti al termine, hanno acquistato una copia del libro ( costo 12,5 euro ) guadagnandosi anche una dedica personalizzata della scrittrice. Complimenti a tutti.

  2. Raffaele scrive:

    Quanti “passeggeri” in comune!

Rispondi a Lanfranco Viola Cancella il commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.