Forse è ora di ripensare le bancarelle sul Listone, che non sono altro che un piccolo centro commerciale, una “Festa del regalo” dove il calore del Natale proprio non si trova nemmeno con le più buone intenzioni. Un baluardo antiestetico ed asettico dove comprare sciarpe, addobbi e qualche gastronomia tipica che trovate comunque nelle botteghe tutto l’anno. Chi ha concepito una simile bruttura? In tante città europee ci sono i mercatini tipici, all’aria aperta, dove si può gustare un vin brulè guardando il cielo, ammirando la piazza o i monumenti intorno al proprio naso. Voglio vedere San Crispino, il Teatro Nuovo, voglio prendere una cioccolata calda parlando con i miei amici sotto il Campanile, i Mesi, San Romano. Da noi si viene relegati in un ambiente che ricorda più un piccolo market di provincia e chiude la visuale della principale piazza cittadina. Quest’anno ha costretto persino ad una rapida sospensione dei lavori di rifacimento della pavimentazione, per essere ripresi dopo le feste. Uno dice: beh così il Natale in piazza è salvo. Ma a chi piace tutto questo? Piuttosto potrebbe essere un’idea spostare la pista di pattinaggio dal Giardino delle Duchesse, dove resta nascosto ed isolato, a Piazza Trento Trieste. Impariamo da altre città, sfruttiamo gli spazi aperti lasciando che rimangano tali: abbiamo la meglio facoltà di Architettura e tante idee su spazi urbani, recupero di aree dismesse, eccetera. Togliamo quel catafalco, abbiamo un anno di tempo davanti.

E cosa dire di Piazza Ariostea utilizzata come parcheggio delle auto sotto le feste? Serviva proprio quell’anello in più per andare a fare shopping in centro quando abbiamo già molti parcheggi in centro storico che basterebbe rendere gratuiti per quindici giorni? Kennedy è grande, non sempre lo si riempie del tutto, il MOF è scarsamente illuminato e conosciuto ma è gratuito e dista dalla piazza dieci minuti a piedi. Troppi? Non tanti di più di Piazza Ariostea. Investiamo sui parcheggi esistenti, abbassiamo le tariffe per un mese all’anno, rendiamo bianche alcune piazzole di colore blu. Non penso che si rilanci l’economia cittadina in questa maniera, permettendo agli automobilisti di girare nell’anello storico della Piazza Nova rombando felici come fossero in pista a Monza e rovinando uno spazio elegante, aperto e al contempo così integrato nel tessuto cittadino. Non si potrebbe usare invece per i mercatini di Natale di cui sopra? L’esperienza degli stand di prodotti tipici che ogni anno si svolge in questo luogo insegna che sarebbe una location perfetta, peraltro a pochi minuti da altri parcheggi che consentono di raggiungere la zona.

Ovviamente queste mie poche righe da Grillo Parlante sono soltanto in difesa del Bello: non conosco le implicazioni tecniche, burocratiche, politiche dietro le scelte fatte dall’amministrazione su questi argomenti. Eppure, chissà che non serva dire una volta in più le cose, per far venire il dubbio a chi può fare qualcosa.

9 Commenti

  1. vinny scrive:

    complimenti per questo pezzo e per il magazine. Mai come in questo periodo c’é proprio il desiderio di assaporare le buone cose semplici della quotidianità. C’é proprio la voglia di distaccarsi dal consumismo esasperato. Sarebbe auspicabile la sua strategia di destinazione degli spazi.

  2. michele scrive:

    bravo eugenio, sollevi questioni che possono essere facilmente condivise anche dal comune frequentatore delle piazze ferraresi. sarà una mia deformazione, ma leggo una possibile soluzione sempre nel tuo pezzo: “abbiamo la meglio facoltà di Architettura e tante idee su spazi urbani, recupero di aree dismesse, eccetera”, quindi perchè non provarci? sarebbe un ottimo spunto per dedicarsi alla quotidianità (tanto agognata da vinny) ed andare oltre lo scollamento architettura-società di cui tanto si parla oggi in ambienti accademici. d’altronde lo dici anche tu, “abbiamo un anno di tempo davanti”…

  3. Lanfranco Viola scrive:

    Finalmente qualcuno che si accorge che l’acqua è bagnata e la Fiera del Regalo ( alla Confesercenti) stonerebbe persino in un Paese terremotato. Purtroppo il consenso elettorale costa in termini di rinuncia al BUON GUSTO e all'”estetica”. Se poi si tiene conto che per CHIUDERE PROVVISORIAMENTE la Piazza, il Comune si è sobbarcato una spesa suppletiva di 60.000 euro ( 120,000.000 di vecchie lirette ) fuori Budget, e che lo stesso Sindaco (?) ha dichiarato che ” la fiera del regalo ha molto più della fiera e poco del Natale.” forse ,tra gli amanti dell’arte e del bello di Grisù, ( immagino che ve ne siano ) sarebbe opportuno nascesse un movimento ” NO BRUTTO.”

  4. Concordo pienamente con quanto scritto nell’articolo. Credo non sia né complicato né costoso applicare queste semplici idee. Spero che l’amministrazione ne tenga conto.

  5. Andrea Leziroli scrive:

    Scrivo queste poche righe di commento perchè da anni, troppi anni, siamo aggrediti e straziati da questo cancro metastatico delle bancarelle, letale male che i nostri cari amministratori (sic) continuano ad inocularci. Le mutande, i calzini e le cretinate ad un euro o giù di lì del lunedì e venerdì di ogni settimana dell’anno, vanno relegati in ambiti più anonimi, neanche piazza Travaglio è adatta, figurati tu piazza del Duomo! Come dicevo, da questo tumore ambulante si è poi ramificato il bieco carcinoma della “fiera del regalo” natalizia, autentico cesso a cielo aperto, reminiscenza della “littorina”, che i più anziani ricorderanno insistere nello stesso luogo. Di tutt’altro genere e consistenza sono i dolci mercatini artigianali e dell’antiquariato (si fa per dire, non esageriamo) che di sabato e domenica ogni tanto si affacciano sulle nostre piazze centrali, eventi paragonabili ad un raffreddore o un colpo di tosse guaribili con un’aspirina. Vi prego, ditemi che, al termine dei lavori alla piazza, saremo esentati da tanto squallore. Vi supplico…

  6. Andrea Leziroli scrive:

    Volevo dire che la parola “cesso” non è una scurrile, rende solo l’idea.

  7. Giorgio Antonello scrive:

    Tutte le osservazioni fatte sul deturpamento che il mercato fa al centro storico sono condivisibili in astratto. Certo chi è sensibile all’estetica e alle belle cose spesso ha anche un bel portafoglio, e non va certo a fare acquisti ai banchetti qualunque essi siano, sotto ombrellone, sotto pioggia, o sotto una confortevole tensostruttura, come quella della “festa del regalo” .
    Pur non considerando che non tutti si possono permettersi di fare acquisti in negozi di marca, situati nel centro storico o centri commerciali ad alta immagine, mi pongo la domanda è più grave che il centro storico si sia svuotato dei storici commercianti, lasciando spazio ai marchi delle società multinazionali, unici veri padroni dei centri storici, non solo di Ferrara, ma un po in tutte le città d’Italia? non sarà forse che oltre alla crisi, che ha costretto le persone a rivedere il limite delle spese, le persone che vengono per una gita culturale a Ferrara, amanti dell’arte e della storia, preferiscano fare piccoli acquisti di prodotti senza marca al mercato o in piccoli negozi che non hanno ancora ceduto il posto ai negozi monarca monotoni e uguali in tutte le città? Certo certi prodotti che si trovano sulle bancarelle sono pietosi, così come sono pietose le persone che gli acquistano, ma possiamo per questa ragione pensare di circoscrivere i i prodotti per la fascia di mercato bassa in ghetti o ai margini dei transiti obbligati da turisti e abitanti in genere?
    Il mercato nasce prima dei centri commerciali e delle Ipercoop nello specifico di Ferrara, e il mercato insieme al negozio di vicinato, ha nella storia soddisfatto le esigenze del cittadino consumatore. Una distorsione è il centro commerciale con negozi monomarca, omologati, tutti uguali collegati telematicamente , per controllare le lavoratrici addette alle vendite da società multinazionali che generalmente fanno girare i loro profitti in paradisi fiscali. Una distorsione è pensare che il commercio debba essere svolto fuori dai centri storici, e pensare che gli abitanti abbiano tutti degli standard di consumi di un certo livello. Forse c’è chi pensa che eliminando il mercato, esodati , pensionati, badanti , lavoratori precari, turisti in camper, turisti che vanno in alberghi da 2 stelle , ex benestanti scesi di livello economico,……. eccetera, comprino ciò che non si possono permettere?
    Se vogliamo chiedere dei miglioramenti, all’amministrazione si deve elencare problemi reali non fare dei discorsi di classe ad una amministarzione storicamente di sinistra. Il ” degrado” di chi oggi non ha possibilità economica di accedere, a dei consumi di un certo livello non si può eliminare, ( a parte il commercio della merce contrafatta), Possiamo lamentare, che i gabinetti pubblici sono pochi, che le auto circolanti sono troppe, che la nuova pavimentazione Gress imitazione pietra attorno, al Mac Donald, oltre ad essere brutta è scivolosa, i parcheggi sono invasi dagli extracomunitari che indisturbatamente intimidiscono le persone, così come gli angoli,
    delle strade sono invasi da elemosinanti di svariate etnie. Ogni persona vede il degrado a modo suo, io come piccolo commerciante italiano propongo che il DURC oggi giustamente obbligatorio per gli ambulanti, venga esteso anche ai negozi di vicinato. Che in mancanza di obbligatorietà del DURC, creano notevole concorrenza sleale.
    Giorgio

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