L’origine del mercoledì sera è difficile da capire. E non tanto perché manchi una causa scatenante, quanto piuttosto perché tante delle persone interpellate vogliono dare la loro, privatissima, giovanile versione. Una specie di madeleine alcolica, con episodi leggendari e avventure epiche da riportare. E dicono che sia diventare grandi, a conferire questa patina di grandeur alle sbronze. Cercare di capire come nasce il mercoledì sera a Ferrara significa percorrere gironi infernali alla ricerca di chi può avere il dato mancante, la chiave di volta, il pezzo del puzzle e via dicendo, per arrivare alla Verità.

Il PRIMO GIRONE, quello del dato superficiale, serve per scremare le informazioni. Alla domanda: ma come è nato il mercoledì sera? 

così, banalmente chiesto agli altri e a me stessa, le risposte sono servite per identificare innanzitutto un periodo – i primi anni Duemila – e un luogo, Settimo. Poi è stato individuato un prodotto, ovvero il litro di birra a tre euro e qualcosa, e successivamente un’area, il parcheggio di settimo e  – sorpresa – via Adelardi.  Arrivati a questa sommaria descrizione, ci siamo arenati tutti. 

A volte è difficile (cioè, non difficile da sbatterci la testa) chiederti il perché e il come è nato il mercoledì universitario e, sicuramente, nessuno di noi se l’è chiesto quando, alla fine del liceo e ai primi anni di università, tutti i santi mercoledì sera confluivamo in piazza alla ricerca dell’avventura epica di cui sopra. Quando esci e sai che saranno tutti in centro, non ti chiedi il perché, diciamo che esci e basta.

Il primo girone, quello del dato superficiale, ha rischiato di diventare il punto di arrivo se non fosse stato per una voce che si è levata fuori dal coro: ” ma non era per la gente che suonava, non è così la storia? tipo gente che si trovata sotto il volto del cavallo? provo a sentire da un mio amico e ti dico”.

Più di una persona si è sorpresa all’idea che la genesi del mercoledì possa essere altrove.

SECONDO GIRONE

Seduta al tavolino di una osteria in via degli Adelardi incontro Gianfranco Frivoli. Dopo attente disamine e ricerche scopro che lui, insieme con il fratello Sergio e altre persone, è uno dei responsabili dei fantomatici suonatori sotto il volto del cavallo. Per la precisione, lui fa parte dell’orchestra Milleluci Emallume di Carazzi. Suonano pizzica. Erano giovani studenti universitari nei primi anni Duemila. Lamentavano la forte scarsità di risorse di intrattenimento a Ferrara. Si sono dati appuntamento in piazza e da lì hanno cominciato.  Quindi dovrebbe essere lui uno degli iniziatori del mercoledì sera ferrarese. Dopo circa quaranta minuti scopro invece che no.

Emallume di Carazzi è nata da una combriccola di studenti universitari che viveva insieme e che raggruppava più anime, forte della varietà anagrafica e accademica fornita dal duo Frivoli, uno più grande e uno più piccolo, iscritti a facoltà universitarie diverse. La sera si trovavano per suonare, con somma gioia dei vicini, e piano piano hanno cominciato ad accarezzare l’idea di spostare il loro sound dal salotto alla piazza. D’altra parte era una cosa abbastanza comune a Gallipoli e quindi hanno pensato che esportare l’uso non sarebbe stato male. E infatti. Come dice lui, la “pizzica mica la puoi tenere dentro delle mura”. Così imbracciarono uno la chitarra, uno il tamburello e, con l’aiuto dello Zio – fantomatico polistrumentista milanese- e del Professore, studente triestino, decisero di portare la musica tradizionale pugliese in via Adelardi. Il volto del cavallo del primo girone era un abbaglio.

Il loro primo concerto fu un successo, così come il secondo e via dicendo. Riuscivano a catalizzare l’attenzione delle persone nella via e convogliarle in un cerchio intorno a loro. Già, le persone nella via. E’ così che ho scoperto che le persone in giro un po’ già c’erano, e che quindi loro non avevano inventato niente. Quando comincio a concentrarmi su questo aspetto, Gianfranco mi dice che è stata un po’ una concomitanza di eventi: a Ferrara mancava davvero un momento aggregativo, e ancora non c’era nulla di, mettiamolo pure tra virgolette, “istituzionalizzato”. Cioè, non c’era l’abitudine al mercoledì-sera-ci-vediamo-in-piazza. C’era la volontà, questo sì, ma ancora non c’era alcunché che lasciasse presagire il camioncino di Bob stasera guido io, la capoeira e i moniti ecclesiastici.

C’era tanta voglia di stare insieme perché la vita universitaria era soprattutto a gruppetti e dentro le case, questo dice Gianfranco, e sicuramente la pizzica non avrebbe preso se non si fosse sentito il bisogno di avere qualcosa che accomunasse, che aggregasse; mi dice che c’era voglia di condividere e che in molti ci mettevano del loro, e quando mi chiedo tra me e me ma come?, ecco che mi elenca i lettori di poesia, i suonatori improvvisati, i giocolieri e compagnia cantando. Parecchi gestori comunque li contattavano per farli suonare il mercoledì, in modo da attirare più clientela.

E poi, aggiunge lui, sicuramente il fatto che i locali avessero cominciato gli happy hour aiutava. Ecco: alcol a buon mercato, di nuovo. La questione del bicchiere a pochi euro torna, eccome se torna. Sembra che la strada del mercoledì sera sia lastricata di fette d’arancio ciucciate.

Foto di Flavio Perazzini e per gentile concessione di Davide Parziale e Francesco Rizzati

TERZO GIRONE

Entro in un’officina di riparazione cicli. Fuori c’è il traffico selvaggio di un rompicapo stradale ancora non ben inglobato dai ferraresi.

Non ho bisogno di niente per la bici ma ho bisogno del responsabile, chè era lui a gestire l’osteria in un via Adelardi negli anni ruggenti; non era solo, con lui c’erano altri due soci. Ora quei due hanno un altro locale in via Mayr, e lui invece segue questa oasi placida e incasinata.

Davide Parziale, cioè Dado, o Osama, e Francesco Rizzati, cioè Franz, sono due degli ex-gestori dei Due Gobbi, e loro hanno il quadro preciso della situazione, un punto di vista decisamente più pragmatico sulla situazione divertimento ferrarese in quegli anni. Pochi fronzoli e uno spirito accogliente, quando li incontro cominciano subito a mappare la storia del mercoledì. Soprattutto, ridono tanto, ricordano con piacere e ti mettono di buon umore nonostante la nebbia. Gli osti.

Dunque: era il 1999, e nei giorni infrasettimanali Ferrara era piuttosto deserta. Non era una situazione inedita, era più o meno dalla metà degli anni Ottanta che il centro città era svuotato di qualsiasi iniziativa. I punti di ritrovo erano sparsi e divisi per appartenenza musicale – “ma questo dipendeva più dal gestore” precisa Davide con l’ìndice alzato -e solo un paio di locali si allungavano oltre l’orario pomeridiano. Uno di questi era il bar Ariosto, che a quanto pare accoglieva sì la gioventù alcolica, ma con una punta di snobismo. Quindi mancava una situazione che fosse informale, diciamo da pub; ce n’erano anche un paio di posti per universitari, ma proprio solo per universitari.

Cosa succede nel 1999? Il bar Ariosto decide di chiudere per rinnovo locali. Nel frattempo – Francesco era da poco al locale – l’osteria di via Adelardi introduce l’happy hour per i milanesi di pianura, tra le 20 e 30 e le 21 e 30, inizio e fine scandite da una campanella. Alla fine si trattava solo di un bicchiere a metà prezzo. Le persone non è che abbiano tanto da fare a quell’ora e quindi i primi tentativi vanno bene. Poi, quando chiude temporaneamente il bar Ariosto, i giovani non sanno più dove andare, c’è bisogno di un nuovo luogo di ritrovo e si trovano in via Adelardi ai due Gobbi. La cosa funziona.

Davide spiega poi che al tempo – che poi si tratta di quasi quindici anni fa, quindi mica preistoria- col fatto che i cellulari erano meno imperanti, più o meno sapevi dove trovare le persone. E se non le trovavi, beh, ti guardavi un po’ in giro. Quindi se stai aspettando tutti i tuoi amici, ora che arriva il primo e ora che è arrivato l’ultimo sono passati quaranta minuti. Quaranta minuti dove se puoi berti una birra è meglio.

Così ai due gobbi cominciano a trovarsi diversi gruppi di amici, che per comodità danno appuntamento lì ad altri. Bere costa poco, poi quando entra anche Davide in formazione dietro il bancone finisce che il bar trova il suo equilibrio, e allora si comincia con la selezione musicale, chè tanto lì sopra ci sono solo gli uffici vuoti dei preti, con il modellare a loro immagine e somiglianza il locale e con il formare, nel tempo, una famiglia allargata di amici grazie alla conduzione travolgente dei tre soci.

Quello che succede è più o meno questo: l’happy hour dei due gobbi funziona, tant’è che lo propongono ogni giorno, nel giro di poco tempo gli avventori aumentano, soprattutto il mercoledì sera. Gemmano i gruppi di amici che lì si trovano: arrivano anche un paio di musicisti, quelli che a Ferrara magari sono un po’ più conosciuti, quelli che magari collaborano con realtà più popolari, e poi ci arrivano anche gli Strike, che al tempo erano un gruppo musicale noto, e i loro amici, e di conseguenza la gente “che è un po’ è gallina e un po’ è pecora, vedeva la via piena e si fermava” dice Francesco; c’è l’atmosfera giusta, i ragazzi dietro il bar si divertono a mandare avanti l’osteria a modo loro e l’amalgama funziona.

Poi un giornale locale parla di questo fenomeno, raccontando che i due gobbi sono un po’ come il Magic Pub di una volta, fomentando la leggenda metropolitana di musici, poeti ed artisti che vivono la via, “addirittura scrissero che c’erano pure i madonnari. mai visti.” racconta perplesso Davide. “il complimento più bello per me è stato quando ci hanno detto che nel locale potevi anche entrare in tuta e ciabatte. Non ci facevamo caso, a queste cose” e Davide lo dice per marcare l’atmosfera finalmente informale del posto.

Finita la prima reazione all’iniziativa, comincia la seconda.

Ovvero: i due gobbi hanno un coprifuoco, circa verso mezzanotte e mezza. Quando il locale chiude i battenti, le persone transumano verso altri posti dove, furbamente, la birra c’è ancora. E così il fenomeno si allarga a Settimo, e successivamente al Bar Duomo. E poi ovunque. Ma qua è già mercoledì sera. Diciamo che con il buon funzionamento del primo momento di socialità i gestori dei bar limitrofi si attrezzano per potersi offrire al meglio al popolo di bevitori. Così tanto che nasce anche un bar apposta in via Adelardi per poter gestire la birra a poco prezzo, un tal bar Garagolla. Da riportare per il nome.

Le persone, i gruppi, racconta Davide, non erano ancora un problema, perché tra chi l’osteria la frequentava spesso e chi ci arrivava per caso, c’era un autoregolamento autonomo, chi diventava molesto veniva automaticamente cacciato via dagli altri. Ascoltare Davide e Francesco parlare dell’osteria trasmette la loro passione per quel posto che hanno lasciato, ormai, sei anni fa. “Il 31/07/2007 è scaduto il contratto con la curia, improrogabile” ricordano, e il tono un po’ melanconico sfuma in due secondi nel racconto epico della festa finale, con bicchieri volanti e musica a oltranza.

Insomma, quello da capire è che il mercoledì sera è nato per caso, non c’è un giorno in cui qualcuno ha pianificato a tavolino che quello sarebbe stato il momento per gli studenti di trovarsi. Ecco. E’ stata l’unione del momento giusto con le persone giuste nel posto giusto. Il tempismo migliore.

Tanta strada per scoprire l’aggancio fortuito degli ingranaggi della storia.

Resta la questione del giorno, perché il mercoledì. 

La Verità, perfortuna,
la regala Davide, al netto della poesia:

“Il mercoledì è sempre stata una serata di mossa a Ferrara, perché il giorno dopo si lavorava di meno. Per esempio, le commesse il giovedì erano a mezza giornata, una volta era il giovedì pomeriggio il giorno di chiusura dei negozi, no? Così uscivano e si divertivano, tanto il giorno dopo alla mezza avevano finito. E le commesse si sa sono belle ragazze. E dove ci sono belle ragazze, trovi la gente. “

Così ha senso.

13 Commenti

  1. VALERIA GENESINI scrive:

    COMPLIMENTI ELENA! DA FERRARESE HO FINALMENTE LE IDEE CHIARE. SEI BRAVA A SCRIVERE, DAVVERO! DA GUIDA FERRARESE MOMENTANEAMENTE “INONDATA” DALLA CRISI, SE POSSO DARTI UNA MANO A VOLTE, BEN VOLENTIERI. CIAO E AUGURONI!
    VALERIA

    PS: HO RESPIRATO CONTANDO SINO A 100….;-)

  2. Francesca Fogli scrive:

    Ciao!!
    A me sono giunte voci di un “mercoledì universitario” dovuto all’assenza di lezioni del giovedì mattina negli atenei ferraresi!
    In ogni caso, w il mercoledì sera!

  3. Filippo Rubini scrive:

    Personalmente apprezzo molto il mercoledì sera universitario perchè trovo sia un’opportunità importante per i giovani non tanto come momento di svago fine a se stesso ma anche come momento ri-creativo proprio per poter creare qualcosa di costruttivo a livello culturale e artistico a 360 gradi. Per cui, viva il mercoledì sera universitario!!

  4. Dario78 scrive:

    Io c’ero! E posso confermare tutto. Era l’inverno del 2002 quando con i miei amici eravamo tutti studenti universitari) ci rifugiamo ai 2 Gobbi in cerca di un po’ di caldo e scopriamo che il mercoledì sera, tra 2 suoni di campana, il bicchiere di birra costava la metà. Col tempo gli avventori erano sempre di più e “l’happy hour” si è allargato agli altri locali del centro per trovarci in meno di 2 anni con la piazza piena.

  5. Marco scrive:

    Elena!!!!eravamo scuola insieme,altra scelta non di vocazione..le Orsoline!!!suor Anna Maria!!

  6. elena scrive:

    Uh quanta malinconia…nel 2002 avevo 16 anni ma seguendo un tizio di cui avevo una cotta paurosa giunsi per sbaglio ai gobbi e da quel giorno quante birre, quante chiusure con franz e dado…ah i bei anni dei gobbi e della piola. Gran bel articolo compimenti!!

  7. Andre77 scrive:

    C’ero.
    Confermo al 100% la versione di Franz e Dado.
    Era partito tutto dai Due gobbi.
    Nel 1999 avevo 22 anni e il mercoledi sera ai Gobbi era una piacevole novità.
    Era un’epoca in cui Ferrara sembrava un deserto da film western anche di sabato sera.
    C’era il nulla più assoluto.
    Trovare un gruppo così folto di persone in un posto aveva dell’incredibile. è quindi facile immaginare come questa situazione fosse stata ben accolta da noi giovani annoiati dell’epoca.
    Da lì poi la cosa si propagò a Settimo(per lungo tempo erano solo questi due posti a dare questa possibilità,poi negli anni successivi i baristi della zona fiutarono l’affare e cominciarono ad imitare i gobbi).
    Musicisti e cose varie arrivarono di conseguenza.
    Non era nemmeno una cosa universitaria,all’inizio eravamo prevalentemente ferraresi doc.
    In breve la cosa si propagò agli universitari,che cominciarono a chiamarlo erroneamente il “mercoledi universitario”,ma all’origine è partito tutto da noi del posto.
    E personalmente aggiungo che i primi anni era una cosa molto più “sentita” e non forzata. Non era un appuntamento immancabile in cui se non c’eri eri “out” e fuori dal mondo dei gggiovani. Era una cosa spontanea,non la sfilata di moda che si presenta oggi.
    ..era tutto veramente piacevole.

  8. FRANCE scrive:

    sono il piu vecchio io so…..
    il mercoledi sera in piazza è iniziato si ai due gobbi
    ma prima
    quando ci lavorava un sedicente barista dal nome Andrea Forlani conosciuto dai piu come Furla
    il tale si inventò l’happy hour il mercoledi che era il giorno piu stronzo della settimana
    e cosi iniziò tutto

    x la cronaca il Forlani è stato anche l’ideatore
    insieme ad altri 2 del locale conosciuto come Zuni

    ora si è ritirato a vita privata e non usa piu i suoi poteri

  9. Renè scrive:

    tra il 2001 e il 2003, praticamente tutti i mercoledì sera, prendevo consolle e dischi, la montavo all’ingresso del Bar Duomo, tra i tavoli e mettevo su quel cazzo che mi pareva. Dalla Madame Butterfly ai Tool. Con la piazza piena di gente.
    Che serate epiche.

  10. Tetano scrive:

    quanti ricordi…Dado,Franz e Pado ai due gobbi…
    dicevamo andiamo da Dado, all’inizio, poi ad un certo punto non ci mettevamo più neanche daccordo, si andava li in automatico. Birra, allegria e poche pretese…ottime serate.
    Pochi pavidi si avventuravano d’inverno, piazza duomo deserta, in 4-5 saremo stati, seduti sulla panchina scassata con la birra in mano e le nocche delle dita semi assiderate. Solo la nebbia e il freddo. Oltre ai gestori, io, martino, pancaldi, fiocchi, e ogni tanto sambri…tutte le sere.
    Il tour denominato DKP(Dado, Korova, Passimo), intrattenne per molti anni la mia compagnia. Altrochè postribolo…

  11. perro scrive:

    io mi sa tanto che non c’ero, tuttavia bell’articolo e quanta nostalgia di ferraresità!

  12. Alessandro scrive:

    Confermo il terzo girone, settimo enobar sono nati dopo. Lunedì e martedì di faceva finta di studiare, il giovedì renfe, nel weekend mancavano i fuori sede quindi si spiega il giovedì !

  13. LoZio scrive:

    sono LoZio, fantomatico polistrumentista.ciao a tutti

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