TUTTO EBBE INIZIO IN EGITTO

Tolomeo II Filadelfo è re nel 275 a.c. quando, ad Alessandria d’Egitto, viene ideato uno strumento musicale che sopravviverà e si diffonderà nei secoli: l’organo. Costantino Tantini è, invece, il primo in Italia di cui si ha notizia ad averne ideato uno con canne di legno. Viene costruito per Leonello d’Este e poi inviato, nel 1448, al re di Napoli Alfonso d’Aragona. Girolamo Frescobaldi, nato a Ferrara nel 1583 e morto a Roma nel 1643, è considerato uno dei maggiori compositori per clavicembalo e organo.

Tre tappe fondamentali che spiegano, anche se solo in parte, quanta storia può contenere uno strumento musicale, quanta tecnica, passione, quanta arte possano unire l’antico Egitto con la Ferrara moderna. E anche oggi, nell’epoca dei download e degli iPad, c’è ancora qualcuno che cura e custodisce, protegge e crea queste enormi casse, pesanti e ingombranti, ma uniche nel loro stile maestoso, incomparabili per i suoni che emanano dalle proprie viscere.

ALLA CORTE DEL MAESTRO STROZZI

Paolo e Giovanni Pasini sono due fratelli uniti da quest’antica passione, tramandata loro da Mario Strozzi, vera e propria istituzione nell’ambito dell’artigianato musicale ferrarese. Entrambi hanno lavorato presso la ditta Strozzi, in via Gusmaria: Paolo per un breve periodo, Giovanni per diversi anni. Questa storica bottega, “disordinata ma con strumenti bellissimi”, rappresentava per la nostra città, in particolare per gli amanti della vera musica, una sorta di santuario laico. È proprio qui che i due apprendono le tecniche di riparazione e di accordatura di pianoforti, oltre ai primi elementi di restauro e costruzione di organi.

Mi raccontano la loro esperienza nella bottega del maestro, e il ricordo di questa storica personalità è avvolta in un’atmosfera quasi mitica. Come “riconoscimento simbolico” per l’attività da lui svolta, Mario lascia a Giovanni un paio di pianoforti, un tavolo da lavoro, una macchina “per fare le corde avvolte” dei pianoforti e diverse attrezzature. Dopo essersi laureato nel 1999 in Filosofia, Paolo propone al fratello di creare loro stessi un organo.

Foto di Claudio Furin

FORTE, PIANO, B-A-C-H

Come prima tappa del “viaggio” nel loro magazzino/laboratorio, situato in via Delfini, mi illustrano un fortepiano del 1857 firmato Aloysius Rasori, restaurato da Giovanni. Esso rappresenta l’antenato del pianoforte, e a sua volta un’evoluzione del clavicembalo, semplice strumento a corde pizzicate dotato di tastiera. Posso dunque ammirare, oltre al fortepiano, un clavicembalo “giovane” di circa vent’anni e due pianoforti, doni di Strozzi, entrambi della seconda metà del XIX secolo. Sulla targa di uno dei due il costruttore si autodefinisce “fornitore di sua maestà l’Imperatore”, ed è possibile trovare, sopra le “caviglie”, la notazione, in lettere per indicare le note, di origine greca, ancora usata nei paesi di lingua inglese, in quelli di lingua tedesca e di area mitteleuropea. All’uso di designare le note con le lettere è legato l’aneddoto del cosiddetto tema BACH, vale a dire la sequenza di note musicali “Si bemolle, La, Do, Si naturale”, usata dallo stesso compositore e maestro tedesco in diverse opere, tra cui L’arte della fuga e la Passione secondo Matteo.

COME NASCE UN ORGANO

Il primo organo da loro costruito è a un solo registro, ed è stato terminato all’incirca un anno dopo l’inizio dei lavori. L’opera che mi mostrano, invece, è a quattro registri, anch’esso interamente in legno – ebano e legno di bosso per la tastiera, noce, pino, faggio e abete per il resto. In entrambi i casi, “essendo anche appassionati di falegnameria, abbiamo scelto di farli interamente in legno.” Paolo si è occupato in particolare della progettazione, dei calcoli al computer, delle decorazioni e degli intagli, mentre Giovanni ha curato la costruzione delle canne, l’intonazione e l’accordatura.

Delle 178 canne presenti, in abete e in pino, la più piccola è alta 3 cm, “un fischietto praticamente”, dice Giovanni, mentre la più grande arriva fino ad 1,70 m. Le più lunghe son chiamate “pipate”, in quanto piegate per evitare di dover fare una cassa troppo alta. Nonostante abbiano preso spunto da modelli del passato, l’ideazione è loro: “se copi soltanto – dice Paolo – non capisci, devi fare qualcosa di diverso, creare.”

L’aria si riempie subito di un senso di solennità, di sacro silenzio, di ammirazione quando Giovanni si siede all’organo e improvvisa, ispirandosi a una musica di Frescobaldi. Proprio quest’organo una volta fu suonato nella vecchia chiesa di San Carlo, nel comune di Sant’Agostino, purtroppo crollata l’anno scorso nei giorni del terremoto.

UN PATRIMONIO NASCOSTO

Ancora oggi in molti ignorano il valore storico e artistico di strumenti come questo, simboli dell’avanguardia artigianale rappresentata da talenti come Paolo e Giovanni. Proprio quest’ultimo sta per concludere, insieme a Cristian Campi, un censimento degli organi storici presenti nell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici. Tanti sono gli organi schedati, che vanno dal XVI al XIX secolo, molti purtroppo in stato d’abbandono e quindi da restaurare. Nella città di Ferrara sono presenti, tra i vari, due organi rinascimentali (del XVI secolo), quando – per rendere l’idea – in tutta la Francia se ne contano solo tre. L’unico dei due accessibile si trova all’interno della Chiesa di Santa Maria del Suffragio, circa a metà di via San Romano mentre l’altro è nella Chiesa, ancora inagibile, di San Paolo, in p.zzetta Alberto Schiatti, entrambi attribuiti a Giovanni Cipri.

Lo stesso organo presente nella Chiesa di San Francesco, in via Terranuova, è un “gioiello unico, un capolavoro”, un’opera d’arte straordinaria donata da Re Vittorio Emanuele II alla città di Ferrara nel 1860, in occasione dell’Unità d’Italia, e opera dei fratelli Rasori, di Bologna. “È enorme, stupendo”: vedo gli occhi di Paolo e Giovanni illuminarsi mentre ne parlano. Andrebbe “solo” restaurato, non ricostruito, per poi poterlo utilizzare per “concerti straordinari, chiamando anche grandi nomi, artisti importanti”.

Ferrara, dunque, nel suo patrimonio storico-artistico può vantare anche un numero importante di organi, sparsi per la città e per la provincia. Un’incredibile risorsa da tutelare e da valorizzare. Qualcuno ha dato il la a questo difficile lavoro di riscoperta e di rivalorizzazione. Ora tocca a tutti, cittadini e istituzioni, continuare a suonare quest’opera, a far riemergere questi “monumenti” della nostra storia, questi maestosi inni al genio e alla bellezza italiani.

1 Commento

  1. Franco scrive:

    Sono amico di Paolo e Giovanni dai primi anni Settanta, ci siamo incontrati in montagna e per molte estati abbiamo trascorso ore stupende suonando la chitarra e parlando di musica e di tante altre cose. Da qualche tempo abbiamo ripreso a frequentarci assiduamente, scoprendo di avere sempre tante passioni condivise, e tra queste l’amore per la bellezza che a volte si cela lungo i nostri percorsi. Mia moglie Andreina ed io ci sentiamo onorati della loro amicizia, sono persone straordinarie e partecipare della loro creatività è un privilegio che non finiremo mai di apprezzare.
    Franco e Andreina

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