Voi comprereste il romanzo di uno che fa TV? “Io no” fa secco la Bignardi “meno si sa dell’autore e meglio è. I pregiudizi sui personaggi della tivù che si mettono a scrivere, quelli, ce li ho anch’io”. Venerdì 4 ottobre, nel cortile del Palazzo della Roverella, Daria Bignardi, ferrarese di nascita, ha presentato Acustica perfetta, libro non nuovo ma ultimo. Una storia d’amore e di assenza, dove una Lei che scappa forza il marito, distratto ma innamorato, a conoscerla per sottrazione, per assenza. “Il mio primo romanzo l’ho scritto a otto anni: “Illusioni perdute”. Il titolo è illuminante. “Eh sì, da brava ferrarese sono sempre stata solare e ottimista” dice calcando volutamente la l di solare.  “Ne sto scrivendo un quarto. Dopo 26 anni di giornalismo finalmente posso far uscire i miei libri,  è come se avessi fatto saltare il tappo, quando ero in TV ero inibita, non me la sentivo di pubblicare”.

E’ il primo anno che al Festival di Internazionale il sole non scalda. Anzi, non c’è proprio. Daria Bignardi è addirittura senza calze. La mattina dopo la incontriamo nella sala stampa del Festival di Internazionale, in via Adelardi, al piano terra del dipartimento di Economia. Trucco zero, scarpe da ginnastica e ombrello sotto il braccio. Non abbiamo molto tempo e al nostro fianco giornalisti di ogni redazione battono su una tastiera frenetica, parlando al cellulare con la bocca coperta dalla mano.

Com’è cambiata la Ferrara della sua infanzia, la riconosce ancora? “Beh, non si può negare: ora è molto migliorata. Internazionale non c’era di certo, nemmeno Ferrara sotto le stelle, tanto per citare solo due grandi eventi. Peccato per i Buskers, li ho sempre mancati, quella è proprio la mia settimana di vacanza.  E’ chiaro che il primo weekend di ottobre è uno degli eventi più prestigiosi. Internazionale ha dato moltissimo a Ferrara in termine di cultura e vivacità ma anche Ferrara ha dato molto a Internazionale. Un festival così a Roma o a Milano non sarebbe possibile, perderebbe quel senso di intimità e di misura d’uomo. Qui girano tanti studenti, tanti giovani, e tutto è a portata di mano”.

Foto di Giulia Paratelli

Cos’ha di così diverso Internazionale rispetto agli altri festival? “Ci sono tanti progetti ed eventi al femminile” dice non tanto per coprirsi la bocca di rosa “mentre negli altri festival c’è una predominanza maschile molto marcata”. Certo i video del djset in Piazza Castello avrebbero potuto offrire anche qualche pettorale o posteriore maschile in mezzo a tanti seni e natiche femminili invitanti. Ma si sa che il cul condicio non è ancora a portata di mano.

Quanto si sente ferrarese? “Beh, io a Ferrara ci torno due-tre volte l’anno. All’epoca la lasciai per Bologna, poi per Londra e Milano, dove iniziai a lavorare in un’agenzia di pubblicità – dice Daria rigirandosi tra le mani una cartolina di Listone Mag – a proposito, ottima grafica, complimenti”. La Bignardi da bambina ha abitato sulla Darsena, di fronte a casa sua un casolare e conigli che correvano. Ora c’è il Consorzio Wunderkammer, centro di produzione culturale che tanto ha a cuore questo spazio da rivitalizzare. “Mi piace camminare la mattina presto, in silenzio, quando la città non è ancora accesa. Amo la sua tranquillità, la sua calma. Per esempio stamattina ho sentito della musica a tutto volume in via Mazzini e mi ha disturbato, so che suonerà da vecchia ma cosa ci posso fare? Ci tengo che la mia città rimanga tranquilla, quasi depressa – scherza – peccato però che i ferraresi tendano a dare per scontato questa bellezza”. Un problema molto italiano, quello di inciampare in rinascimenti e medioevi con uno sbadiglio.

Prima di correre fuori nella pioggia Daria Bignardi ci lascia con una riflessione post-sisma. “Forse almeno una cosa positiva il terremoto l’ha lasciata: ha innescato una sorta di solidarietà all’interno della città, ha risvegliato l’attenzione sui nostri splendori. Quando vedi che la bellezza te la possono anche portar via, allora ecco che scatta l’orgoglio e il senso di protezione”.

Andiamo anche noi, gli eventi sono talmente tanti che fanno venire le vertigini. E’ pioggia d’ottobre pesante quella che viene giù ma il festival di giornalismo più internazionale d’Italia non ha certo paura di un po’ di autunno.

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