Le lancette della torre dell’orologio ancora non sono perfettamente allineate. «A che ora cominciano?», chiede un anziano passante che trascina la sua bicicletta sul pavimento di piazza Duomo. «Alle sei!», gli risponde puntuale un ragazzo intento a prendere posto nel semicerchio di folla che si sta creando. Di fronte alla Cattedrale, intanto, i tre musicisti armeggiano con gli strumenti. La custodia del violino sorregge il cartello che indica il nome del gruppo invitato. ‘Olga Show’. Il tiepido sole di una domenica pomeriggio accarezza la nuca delle persone che, disposte insieme, disegnano un ferro di cavallo. L’ultimo cavo è agganciato e lo show può cominciare. Raul fa vibrare le corde del basso, le bacchette di Marino scandiscono il tempo percuotendo il tamburo. In mezzo a loro, al centro della scena c’è Olga che non canta, ma parla al pubblico con il suono del suo violino. La gente sembra apprezzare. Il primo brano è un crescendo di applausi e il semicerchio, piano piano, diventa un abbraccio che circonda il gruppo musicale. Il battesimo del trio nella città estense passa dal primo giorno del ‘Ferrara Buskers Festival’.

Loro argentini, lei russa. Un incontro in Germania meno di un anno fa. La scintilla musicale si accende in Europa. Poi, l’idea del progetto, la scelta del nome, la messa a punto dell’album. ‘Night in Istanbul’ recita una copertina dove il chiarore del cielo si diffonde sui tetti delle case. Ognuno dei tre osserva il panorama da una prospettiva diversa. Forse è la chiave per decifrare il loro multiforme repertorio.

Li raggiungiamo nel pomeriggio di martedì. Seconda giornata di esibizione in un nuovo scorcio di città. Stavolta il programma prevede per loro la strada in via Canonica. Il cielo plumbeo è un presagio dell’acquazzone che arriverà. Ma la filosofia busker non ammette tentennamenti. L’orsacchiotto del negozio davanti continua imperterrito a soffiare le sue bolle di sapone. Il bassista Raul Marcos è il primo ad arrivare. Dispone l’attrezzatura per terra. «Per noi è la prima volta che suoniamo a Ferrara, ma l’Italia è un paese che già conosciamo». Lo raggiunge Marino Colina, il percussionista, e ci racconta come sono entrati in contatto con la manifestazione. «Ho un cugino che vive a Bologna. È stato lui a parlarmi del festival. Così abbiamo scritto una mail all’organizzazione per presentarci e in seguito siamo stati invitati. Il nostro gruppo è molto giovane. Siamo nati undici mesi fa a Berlino. Io e Raul proveniamo da Buenos Aires e ci conoscevamo da prima. Olga, che ha vissuto a Mosca, l’abbiamo incontrata a Berlino. Insieme abbiamo subito formato il gruppo». Un trio insolito che mescola lo studio della storia della musica a contaminazioni più contemporanee.

Foto di Giacomo Brini

Nel frattempo la folla decide di radunarsi per assistere all’esibizione, sfidando la minaccia della pioggia. Olga Kholodnaia si posiziona con il suo violino fra i due musicisti e saluta un ragazzo che, temerario, le sorride seduto sul cornicione di un palazzo di fronte. Le note di ‘Libertango’ si propagano nell’aria. La rivisitazione della composizione di Astor Piazzolla è una piacevole cattura. L’arco scorre sulle corde provocando suggestioni nei presenti. Nella biografia di Olga si legge che suona il violino dall’età di quattro anni, oltre ad aver studiato in un conservatorio di Monaco. Il contrasto fra i lineamenti delicati del suo viso e l’energia sprigionata dalla sua esecuzione, per qualche istante, fa dimenticare le prime gocce di pioggia. Quando si fanno più intense, però, il gruppo deve retrocedere di qualche passo e proseguire il concerto al riparo di una tenda del negozio dietro le proprie spalle. E mentre nella vetrina campeggiano stoffe di vari colori, il trio Olga Show continua a dar prova della sua stoffa.

Si salta così dal suggestivo ‘Prince Igor’ al più ritmato ‘Il Barbiere di Siviglia’, attraversando e vivacizzando le melodie di una musica per balletto come Bolero, composta da Maurice Ravel. Lo scroscio di pioggia viene poi interrotto dalle parole di Olga che introduce il pezzo ispirato da ‘Estate’ di Antonio Vivaldi, con virate sul fronte heavy metal. Il pubblico, complice il meteo, è decisamente ridotto. Eppure gli applausi continuano a sottolineare il percorso musicale di questo gruppo che per suonare ha oltrepassato più continenti.

Un viaggio che parte da lontano e che incrocia esistenze e scelte di vita. «Raul ha trentadue anni, io trentuno, Olga venticinque. Io mi sono laureato in ingegneria aziendale, ma per la musica ho lasciato il lavoro e ho viaggiato fino a Berlino, spinto dalla passione per suonare. Oltre alla Germania, ci siamo esibiti anche in Russia e per due volte in Argentina». E dalla terra d’Argentina provengono anche alcuni componenti di un altro gruppo invitato, El Turbión, che non appena incontrano i colleghi del trio in strada, a fine performance, li salutano con un applauso di apprezzamento.

Il lavoro di chi suona è anche un pretesto per conoscere nuove realtà. «Ferrara – commenta Marino – dal punto di vista storico e artistico è una città meravigliosa. Il Festival per noi è un’esperienza molto importante, ma siamo molto impegnati con il programma delle esibizioni e di conseguenza non abbiamo molto tempo per visitarla. Quindi cerchiamo di approfittarne passeggiando per i suoi vicoli quando abbiamo qualche momento di pausa».

Il marciapiede sotto il campanile di piazza Trento e Trieste ospita il loro prossimo concerto notturno del mercoledì. La tregua del maltempo è un respiro di sollievo per chi asseconda la propria inclinazione busker. A conclusione dei brani, ci salutano ancora una volta, sorridendo all’obiettivo della macchina fotografica. Il puzzle della rotazione dei gruppi domani offrirà loro un nuovo angolo di città.

I prossimi appuntamenti con Olga Show:

Venerdì 30: corso Giovecca 23 alle 21.30.
Sabato 31:  piazza Trento e Trieste (campanile) alle 18 e cortile Castello alle 21.30.
Domenica 1: viale Cavour 8 alle 17.

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