A due passi dal Listone spuntano le tende rosse di Pesaro. “Dal 1875 al vostro servizio” grida l’insegna. Con i suoi 430 metri quadrati di superficie e le sue 12 vetrine di merce esposta Pesaro ha servito la città per decenni, diventando un tutt’uno con il centro storico. La data di chiusura è stata fissata il 31 luglio.

Le sorelle Anna e Rosanna, borsa della spesa sotto braccio e occhiali dalla montatura d’oro, fissano perplesse il cartello incollato alle vetrine: Ultimi giorni tutto € 10 € 20 € 30. “Ma come chiude? E noi come facciamo?”. Anna spinge il ponte degli occhiali con un dito, ha voglia di raccontare: “ Tutti a Ferrara hanno dispiacere che chiuda.” Che cosa comprava di solito, le chiedo. “Il necessario per ricamare e lavorare ai ferri, le rifiniture, i bottoni. Trovavi tutto là dentro, era il negozio ideale”. “Se cercavi qualcosa” incalza la sorella Rosanna “sta’ sicura che lì la trovavi.” Quando si dice che a Pesaro c’è tutto non è un modo di dire: non solo l’abbigliamento classico (donna, uomo, bambino) ma anche gomitoli di lana, tessuti, tende, biancheria e cravatte. E pure aggeggi come rocchetti di filo da cucire, toppe trapuntate, coppette per costumi da bagno, ricambi per spalline, sottoascelle profumate. Cose che sembrano spuntare dal cassetto della nonna quando negli anni ’80 ti riparava lo strappo dei jeans con una toppa di Snoopy. Tutto iniziò con il signor Ivo, che ereditò il negozio dal papà Aldo e Pesaro altro non era che un semplice negozio di filati, prima ancora che bottoni e tessuti cominciassero a sfilare negli scaffali. Il primo negozio del signor Ivo si trovava sotto quei famosi portici, ora occupati da uno spazio vuoto, dove la bomba del 28 gennaio del 1944 strappò via anime e negozi. Ancora oggi un’insegna ricorda i dodici ferraresi che trovarono lì la fine dei loro giorni.

Varchiamo la soglia della bottega e affondiamo in un piccolo mondo antico. Scaffali del primo Novecento, banconi di legno liscio, pareti di bottoni uno diverso dall’altro, gomitoli di lana colorati, manichini anni ’40. Ma perché questa bottega storica chiude? La ragione è la solita. E’ così, è la crisi che batte come il solleone e ti piccona la faccia. Un altro schiaffo alla città, che ha già visto scomparire negozi di tappezzeria, ferramenta e botteghe storiche. Cosa ci sarà dopo Pesaro? C’è chi dice una banca, chi parla di Benetton. Ma è davvero finita?

Foto di Giacomo Brini

Lasciamo la bottega e raggiungiamo di nuovo il Listone. Laura Pesaro, una dei quattro figli del signor Ciro, gestisce da 27 anni una piccola merceria di tessuti di prestigio sotto i portici al Duomo, al numero 11. Ad accompagnarci è Andrea, il nipote di Laura, laureato in economia. Anche nel suo negozietto si respira l’aria d’altri tempi: il bancone e le scaffalature sono del 1911, l’impronta Pesaro si fa sentire.  Anche Laura è, per un certo verso, una negoziante c’era una volta: come una padrona di casa, accoglie i clienti come vecchi amici e le chiacchere non si contano. L’esatto opposto di quei negozi lustri e asettici dove commesse diciassettenni col capello piastrato ti accolgono a colpi di slogan preconfezionato: “Posso aiutarla-le serve qualcosa-Fanno trenta euro-Grazie e arrivederci”. “No, no” scuote la testa decisa “A me piacciono i negozi un po’incasinati, come questo, infatti mi rispecchia.” Una signora dal caschetto biondo brillante entra a comprare 7 metri di veltro per rifare le zanzariere e intanto racconta dettagli e dietro le quinte di marito e nipotini. Ad un certo punto le prende il polso: “Sai che ho incontrato la Lola (nome di fantasia ndr) in spiaggia e mi ha detto che è tanto dispiaciuta che chiudiate”. Laura appoggia le mani sui fianchi e la guarda dritto negli occhi: “Ma tu le hai detto che Pesaro continua?”. Certo, perché la notizia è questa: Pesaro continua. Chiaro, la chiusura della sede storica è inevitabile e la malinconia di non vedere più quelle tende rosse e le facce abituali dei commessi che, anche se non sono parenti di Pesaro, sono sempre gli stessi da decenni, ci sta tutta. Ma Pesaro, in qualche modo, continua: ben tre figli su quattro continueranno l’attività. Le signore in cerca di rocchetti per cucire, clienti esigenti in fatto di tende e tessuti, appassionati di cappelli e costumi non in stile centro commerciale avranno ancora un porto sicuro. Prima di tutto c’è Laura e il suo negozio sotto i portici, che si farà carico della merceria di Pesaro, “l’unico reparto che non muore”, ricorda Andrea. A raggiungerla al negozio verrà la sorella Sara, esperta in ricamo. E infine c’è Paolo, il fratello, con un altro negozio a pochi metri di distanza, sempre sotto i portici. “Mia mamma no” sorride Andrea “lei lavora al comune di Mirabello, tutta un’altra storia”. Insomma, Pesaro non finisce qui. “Ma neanche per idea!” esclama Laura “Pesaro continua. E una merceria, per me, è un servizio, non vado nemmeno in ferie, ad agosto mi trovate sempre qua.”

Certo non sarà una tristezza facile da smaltire per il signor Ivo, novant’anni e una pelle da bambino: “Mio papà deve farsene una ragione e capire che i suoi figli sono ancora qui a continuare il suo lavoro, è solo il negozio storico a chiudere, noi non chiudiamo mica”. Il signor Ivo passa spesso dal suo negozio, a salutare la figlia. Ma non solo. L’aiuta a fare gli acquisti, le consiglia quali pezzi comprare. Il talento non è uno yoghurt, mica scade, l’entusiasmo e il gusto sono rimasti intatti. “A volte discutiamo perché lui ha gusti un po’ retro’” dice Laura  ogni tanto mi fa questo cappello non lo venderai mai.  E allora facciamo una scommessa: l’ultima volta abbiamo messo in palio una torta gelato.” E chi l’ha vinta? “Io!” ride” Se una cosa mi piace so che la venderò’”.

Torniamo alla bottega madre a curiosare tra gli scaffali e le stanze ancora ricolme di merce. Donne dai capelli corti e il bastone da passeggio sfilano lente tra una stanza dei bottoni e l’altra mentre quarantenni accaldati sono a caccia di boxer estivi. Con sconti così è facile fare affari. Ma un’altra bottega storica che chiude è un altro sipario che cala in faccia a questa città.

11 Commenti

  1. Giovanna scrive:

    Bravissima Sara, che ha espresso con spontanea tenerezza ii rammarico per la chiusura di Pesaro: da mia nonna ( sposata nel 1920) a mia madre sposa nel 1947 , a me, sposa nel 1974, a mia figlia nel 2011, tutte abbiamo fatto il corredo per noi e i nostri bambini da Pesaro .

  2. Laura Ragazzi scrive:

    Che dispiacere… che malinconia… che peccato… :’|

  3. Luigi scrive:

    Un peccato inestimabile perdere così un patrimonio di cultura come Pesaro. Tutto finito, tutto distrutto. Il mondo che custodiva non si potrà certo trasferire sotto i portici come fosse niente. Peccato anche che a volte basti dire crisi per spiegare tutto. Sentito il racconto, ma la notizia non è certo che Pesaro continua.

  4. Franco Colla scrive:

    Concordo che sono molto meglio i negozi “incasinati” ! Peccato che alla gente piacciano i negozi tutti luci ed “effetti speciali”!

  5. matteo scrive:

    Sara Bravissima come sempre! Mia nonna faceva la sarta. Quando ero un bambino andavo con lei in negozi come Pesaro. Adoravo i bottoni… Un altro pezzo di storia ferrarese che svanisce… Non mi spaventa il tempo che passa, mi spaventa la “dimenticanza” anche per questo motivo il tuo articolo è fantastico.

  6. Zeno scrive:

    Brava Sara ! spero solamente che tu abbia scattato tantissime fotografie per immortalare per sempre questo luogo che non esisterà più se non nella memoria delle persone e nello scatto di una foto. Questo luogo è un vero patrimonio di colori, materiali, sfumature, inquadrature. Solo con questo negozio storico si potrebbe fare una mostra fotografica. Non ho ancora visto un vero appassionato di fotografia immortalare questi negozi storici, come le insegne storiche che spariscono piano piano. Voi di Listone Magazine sollecitate questo, salviamo almeno negli scatti il nostro patrimonio. Io sono disposto poi ad ospitare la mostra fotografica qui all’Hotel Annunziata, magari dedicata ad ogni singola attività storica chiusa dopo un anno.

  7. Sara scrive:

    Grazie Zeno. Le foto sono di Giacomo Brini!

  8. Arch. Lanfranco Viola scrive:

    Simpatica ed accattivante la descrizione, ma sono rimasto deluso in quanto, come sempre, non viene fatto alcun accenno ai motivi che spingono a chiudere ANCHE questo negozio storico.
    Eppure un qualche motivo dovrà pur esserci.
    Non capisco perché sia così difficile per chi scrive , sforzarsi di spiegare il perché certi fatti accadano.
    Quasi sempre gli articoli sono come riprese filmate, più o meno belle ,che documentano l’evento.
    Paura ?

  9. Cinzia scrive:

    Molto bello vedere che qualcuno si accorge che il centro storico stà morendo e ci ricorda con belle parole quanto certi posti siano li da decenni dati per scontati che invece piano piano ci stanno lasciando per fare posto a qualche ristorante cinese o sushi bar a poco prezzo. Grazie Listone Mag per questi articoli e foto, mi torna alla mente la drogheria Bazzi chiusa ormai da anni, oppure la Roggia piccolo negozio di raffinata oggettistiche che ha chiuso da un paio d’anni,magari se ne avrete voglia potreste tirare fuori dal dimenticatoio queste storie e ricordarcele un pò con fatti e personaggi.

  10. giorgia scrive:

    in questo momento leggo indossando un golfino Pesaro datato 1980..mai buttato per ricordare ed ora tutti i nipoti , qyando vengono a trovarmi se lo contendono
    giorgia

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