Intervista a Bobo Roversi di Ferrara sotto le Stelle

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E poi c’è la crisi dei festival in Italia: stanno capitolando uno dopo l’altro realtà importanti…
La scomparsa di 6 tra i principali festival italiani è un dato allarmante. A parte Ferrara sono rimasti in piedi Lucca e Roma. L’Indipendent Days quest’anno non ci sarà, del Traffic di Torino al momento non si sa nulla, A Perfect Day di Villafranca annullato, Rock in Idro non esiste più, idem Monsters of Rock, e infine l’Heineken Jammin Festival è sparito. Se chiude l’Heineken ti rendi conto che sono cambiate talmente tanto le regole del gioco che con le condizioni economiche italiane non riesci più a tenere in piedi un’offerta di grande qualità. Le produzioni diventano sempre più sofisticate e sempre più costose, mantenere un festival a dei livelli di assoluta eccellenza sarà molto difficile in futuro.

Spetta a te mantenere questa eccellenza? Sei tu a scegliere su quali band puntare e chiamare ogni anno andando a caccia di nuovi talenti?

E’ una leggenda metropolitana che si possano in qualche modo scegliere le band… Non è come andare al supermercato dove paghi quello di cui hai bisogno e lo porti a casa. Io cerco di mettere da parte il mio gusto personale, nonostante il Festival segua spesso il filone del rock internazionale e ci siano artisti che sono effettivamente nelle mie grazie. Alcuni artisti però costano troppo per l’Italia e se il gruppo non scende a compromessi con il cachet salta tutto. Quindi cerchiamo di fare del nostro meglio e assemblare una line up con le risorse che abbiamo e con gli artisti che sono in giro in quel momento. Bisogna sperare che un artista sia in tour in Europa così lo puoi intercettare durante giornate infrasettimanali di pausa tra un festival importante e un altro. Alcuni artisti li prendiamo in considerazione ma per motivi economici magari alla fine non li riusciamo a portare a casa. Quando mi chiedono un giudizio sul Festival non riesco a dare un giudizio obiettivo: nella mia testa c’è tutto quello che mi è passato di fianco e per un pelo non ho ottenuto e mi dispiace un po’. Se però vai a vedere le ultime edizioni davvero è passato di qui anno dopo anno il meglio del rock internazionale… fa quasi impressione.

Nei giorni del Festival Ferrara si riempie di fan da ogni parte d’Italia che si sperticano in lodi verso la nostra piccola ma dinamica città. E i ferraresi? Vivono positivamente un evento di questo livello o lo sopportano malvolentieri?

Il ferrarese si è abituato bene, perché tutto sommato anche se non ci sono i tuoi beniamini capisci che ci sono artisti di livello. Ci sono gruppi che non incontrano il mio gusto personale ma servono ad intercettare pubblici diversi… un sistema di scelte che in qualche modo non distacchi completamente il festival dalla città. Penso ad esempio a scelte quali Vinicio Capossela o Paolo Conte. Per evitare quella reazione tipica dell’amico che ti dice: guarda quest’anno non conosco proprio nessuno. Quando vennero gli Arcade Fire molti non li conoscevano e si sono accorti di loro anni dopo. Sono passati di qui che non erano ancora delle star planetarie altrimenti non ce li saremmo potuti permettere. E’ un miracolo riavere quest’anno i Sigur Rós: verranno solo perché hanno un rapporto speciale con la città nato in precedenti occasioni (la band è al suo terzo concerto in città ndr), ma sarà una dimensione molto più piccola di quelle cui sono abituati.

Un festival di questo livello ha un futuro a Ferrara?

Raramente ho sentito dei ferraresi orgogliosi di Ferrara Sotto Le Stelle ed è un po’ frustrante. Non credo che i ferraresi si siano mai identificati troppo con il lavoro che facciamo, mentre da fuori abbiamo ricevuto un sacco di complimenti. Non ricordo in dieci anni una lettera su un giornale che dicesse: ho visto una bella piazza piena, non ci avrei mai creduto, proprio nella mia città…
È stato forse un errore mio, scelte sbagliate o carenze di comunicazione. Leggo per esempio di iniziative con decine di migliaia di partecipanti sbandierate che fanno un po’ sorridere. Non mi vergogno di dire se un festival ha fatto ventimila persone, ventidue… non faccio concerti gratuiti quindi posso fornire un dato reale senza pudori.

Però questo atteggiamento educato è stato negli anni apprezzato a livello nazionale e credo sia un buon segnale da dare: qui si predilige la qualità agli strilloni dei media…

Spero sempre che la sobrietà del Festival parli da sola. Se organizzi il concerto dei Pixies in data unica uno dovrebbe riconoscere il risultato: ehi han fatto i Pixies in data unica! Ma una fetta enorme della città non lo coglie: non sanno chi sono i Pixies e non ha idea che ci saranno cinquemila persone in coda fin dal mattino, non capisce la portata del fenomeno. Anche per colpa della mancanza di specializzazione della stampa generalista purtroppo, che tratta argomenti in maniera un po’ superficiale. Pochi giornalisti devono coprire di tutto e non possono occuparsi anche di musica in maniera pertinente.

Gli artisti che sono venuti nella nostra città invece come si sono trovati? Qualcuno è stato mai insoddisfatto? Raccontaci qualche aneddoto…

L’approccio che hanno gli artisti con Ferrara è sorprendente. Stiamo parlando di artisti che vengono dal midwest USA e non sanno che vengono in un piccolo gioiello italiano come il nostro, finendo per rimanere a bocca aperta. Se vai a Firenze o Venezia sai cosa ti aspetta ma a Ferrara… Al di là dello stupore apprezzano molto la tranquillità di non dover suonare in realtà metropolitane caotiche e nevrotiche. I Franz Ferdinand andarono in giro in bici e girarono un video che venne molto cliccato sul web. Alcuni di loro vanno in piscina, girano a piedi per il centro, i Sonic Youth ad esempio presero il gelato alla Cadorina… A volte hanno un solo giorno a disposizione e se ne vanno subito, altre volte rimangono un giorno un più e si godono la città. I Sigur Rós si affezionarono a Ferrara perché rimasero due giorni qui, quando erano più giovani e meno noti… Si creò una situazione divertente. La pigrizia e rilassatezza della città fanno cadere ogni tensione. Artisti enormi hanno dimostrato un’umiltà incredibile anche se hanno fatto la storia della musica come i Sonic Youth, che qui sono venuti due volte. O i Kraftwerk che giravano in pantaloncini seguendo il Tour de France fuori dall’albergo.
Oltre a non essersi mai lamentati alcuni hanno portato nel cuore l’esperienza vissuta qui. Ho letto su Facebook di Warren Ellis dei Dirty Three (che accompagna peraltro Nick Cave, tra i concerti mancati che Bobo rimpiange ndr), che cita in un’intervista il concerto più bello della sua vita, quello insieme ai Mùm nel cortile del Castello. Non c’è alcun merito nostro, è la scenografia che funziona.

Tra poco sarà già tempo di pensare al 2014: ci sarà spazio per qualche novità in futuro? Un’apertura a eventi minori in altre location con artisti meno famosi può essere un’idea economicamente accessibile o snaturerebbe troppo il festival come lo conosciamo ora?

Il budget non aumenterà nella migliore delle ipotesi. Una delle valutazioni che dovremmo fare e se accorpare le date e fare pochi giorni concentrati. La formula funziona benissimo all’estero ma qui non ha avuto fortuna. Della crisi del modello “festival di tre giorni” se ne parla molto sui giornali ma probabilmente quel modello non è mai esistito. Nel frattempo molti festival non esistono più mentre Ferrara tutto sommato resiste. Il pubblico italiano non ama la tenda, il bivacco, il fango come a Glastonbury o al Primavera. In quei posti c’è gente che vuol fare l’esperienza del festival ed è disposta a spostarsi tra tende dove suonano le band… Riguardo a noi non so se cambierà il modello di festival com’è ora, orizzontale e con date spalmate su un paio di mesi, ma è una formula che forse ha più speranze di sopravvivenza. Mi piacerebbe provare ad assemblare un festival con date vicine ma non è facile avere gli artisti che vorresti nei giorni che vorresti, come hanno i grandi eventi stranieri che sono loro ad imporre le date ai tour. Sarebbe bello vedere qualche migliaio di persone che stanno a Ferrara a dormire un paio di notti e si godono la città spostandosi tra concerti a Parco Massari, Piazza Castello o altri luoghi. Ci pensiamo da tempo e non siamo mai riusciti a realizzare qualcosa di simile. Chissà se riusciremo mai a far evolvere in questa direzione il nostro piccolo grande Festival…

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5 Commenti

  1. Arianna scrive:

    una bellissima intervista che molto spiega della realtà ferrarese e soprattutto della situazione catastrofica della musica dal vivo in Italia. Bravo Eugenio per l’intervista e complimenti alla costanza di Roberto!

  2. Sara scrive:

    Mi piacerebbe vedere il video dei Franz Ferdinand in giro per la città, su youtube ho trovato solo i live.

  3. Eugenio Ciccone scrive:

    Eccolo qui, niente di che “tecnicamente”, ma era anche il 2008 🙂
    http://www.youtube.com/watch?v=P-k5nBjZtXg

  4. Sara scrive:

    L’ansimare e il pedalare dei Franz Ferdinand ahaha. Grazie!

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