Sebbene inanimata, la vita degli oggetti ci racconta tanto di chi li ha posseduti. E quello che a uno sguardo superficiale pare essere un semplice pupazzo, per chi con quel pupazzo ci ha giocato, riso e perfino lavorato, è tutta un’altra storia. La storia di Maurizio Bighi e dei burattini della sua compagnia a conduzione familiare attraversa decenni di cultura popolare e costume ferrarese. Fra momenti di divertimento in casa e rappresentazioni aperte al pubblico. Dove l’intrattenimento dei bambini doveva fare breccia sul loro universo personale d’immaginazione, per poi misurarsi negli anni con i tempi che cambiavano, mentre i nuovi modelli di svago che la società proponeva sfidavano sempre più a viso aperto la resistenza dei burattinai più ‘ortodossi’.

«La mia passione – racconta Maurizio – è nata quando avevo circa cinque, sei anni. A quell’età, infatti, trascorrevo un mese di vacanza al mare a Bellaria. Lungo il viale della città c’era un lontano parente di mia madre, un burattinaio di nome Otello Monticelli, che metteva in scena i suoi spettacoli, ai quali assistevo con sempre maggiore curiosità. Parlandone a casa con mio padre Nevio Borghetti, ho scoperto che anche lui era affascinato da questa forma d’arte. Da bambino, infatti, si recava al ‘montagnone’ di Ferrara per ammirare i burattini di Giuseppe Ferrari. Un antico maestro che da solo fabbricava i suoi burattini» La scintilla forse s’accese il giorno in cui il burattinaio gli chiese di aiutarlo, reggendo con un bastone, qualche personaggio secondario. Nevio pertanto osserva l’entusiasmo del figlio Maurizio, intento in casa a riprodurre per gli amici quanto imparato a Bellaria, gli regala sei burattini di plastica e l’avventura dei due ha finalmente inizio.

«Mio padre – continua Maurizio – amava ospitare amici e parenti. A volte, li allietava con la musica più ricercata, mettendo sul giradischi un 33 giri di Benny Goodman o di Ella Fitzgerald. Altre volte, invece, scriveva dei brevi copioni, destinati a essere oggetto delle nostre rappresentazioni con i burattini. Rappresentazioni che si svolgevano con l’ausilio di un miniteatro, poco più alto di un metro, dove io rimanevo seduto all’interno. La voce delle nostre esibizioni casalinghe si sparse in giro e un giorno squillò il campanello di casa. Un signore diceva di cercare un burattinaio. Era il responsabile del Circolo dei commercianti di Ferrara che richiedeva uno spettacolo di Natale in favore dei bambini orfani». A quella esecuzione ne seguono diverse altre in pubblico della compagnia battezzata ‘I burattini di Nevio’, a cui partecipano in veste di assistenti anche la madre e la sorella di Maurizio.

Foto di Lucia Ligniti

Compagnia che si spinge anche fuori Ferrara. A Bologna, per esempio, il decano burattinaio Ciro Bertoni vende a Nevio il copione di ‘Carlo V d’Aragona’. Un’altra storica figura di quest’arte popolare, Nino Presini, scolpisce alcuni burattini per Maurizio e la sua famiglia. Nel frattempo le dimensioni del teatrino si espandono per venire incontro alle esigenze della ‘tournée’.

«Cominciammo a girare per Ferrara e provincia, realizzando spettacoli in Sala Estense, o al Teatro Nuovo. Ci è capitato anche di lavorare all’interno del Teatro Verdi. A un certo punto abbiamo pensato di traslare le maschere emiliane della commedia dell’arte nel mondo delle fiabe». L’intuizione arriva a Nevio, che come mestiere faceva il venditore ambulante di profumi. L’occasione per invertire la tendenza è offerta da episodi nei quali i bambini mostrano una certa insofferenza nei confronti di rappresentazioni dal sapore decisamente antico come ‘Sepolta viva’. Allora si opta per una sorta d’interazione con il pubblico dei più piccoli, coinvolgendoli durante lo spettacolo. Spettacolo dove i tradizionali personaggi della commedia dell’arte di tanto in tanto si rivolgono ai bambini per arrivare alla soluzione della fiaba narrata. «La tradizione va aggiornata – ripete Maurizio – mantenendo comunque le radici».

E in quella tradizione, che negli anni sessanta trova un particolare terreno fertile, c’è posto per personaggi come il bolognese ‘Fagiolino’, insieme all’amico ‘Sganapino’ che incrociano la propria strada con i classici disneyani sette nani di Biancaneve. La maschera ferrarese, frutto di ricerche storiche su un poema dialettale ottocentesco del conte Giovanni Francesco Aventi, risponde invece al nome di ‘Lasagnino’. In una commistione fra elementi estrapolati dalla saggezza contadina, gag umoristiche e coinvolgimento del pubblico. Ingredienti di novità che in un primo tempo si scontrano con i burattinai più ‘puristi’, magari un po’ scettici e molto refrattari ai cambiamenti. Poi gli angoli si smussano e anche ‘I burattini di Nevio’ accedono al festival felsineo della ‘Fameia bulgneisa’. In un’occasione, inoltre, arriva un’intervista da parte di una televisione olandese.

«Mio padre Nevio – prosegue Maurizio – è scomparso nel 1980 e posso dire che la mia passione per i burattini, in parte l’abbia ereditata da lui, anche se con il tempo mi sono dedicato ad altro per lavoro. Un paio d’anni fa, sono stato chiamato a organizzare dei laboratori di costruzione per oltre una quarantina di bambini della scuola primaria di Voghiera. Un’attività esaltante che mi ha consentito di insegnare a giovanissimi allievi la disciplina utile per realizzare i burattini di cartapesta, o la loro baracca, definita ‘boccascena’. L’aspetto più interessante, poi, è fornire un mezzo per far sì che i genitori stiano con i figli durante il gioco».

L’esperienza artistica di Maurizio è dunque legata a doppio filo a quella di suo padre Nevio. Attenzione, però, a parlare di fili quando ci si addentra nel mondo dei burattini. La confusione con le marionette sorge spesso spontanea. «Il burattinaio – chiarisce Maurizio – è colui che da sotto muove i burattini. Nel teatro delle marionette, invece, è il ‘marionettista’ che tramite i fili controlla tutto dall’alto». Una differenza di non poco conto, se si considera cosa oggi sottintenda, nel lessico comune, la parola ‘burattinaio’.

Ciò che quel vocabolo evocava allora, invece, era lo stupore per uno spazio ridotto che nella fantasia di un piccolo osservatore sembrava dilatarsi. Perché a volte, a cambiare la percezione delle cose, non è la distanza, ma la prospettiva con cui le si guarda.

5 Commenti

  1. Laura Ragazzi scrive:

    Ma insomma! con voi si scoprono cose mai viste!! 😉 i burattinai… ooooooh… credevo non ne esistessero più… e a Ferrara, poi!… complimenti, sempre articoli interessanti e bei reportage!
    Laura

  2. Maurizio scrive:

    Laura, se vuoi vedere le tre compagnie ferraresi all’opera, ti aspettiamo domenica 30/6 alle ore 21 a Gualdo di Voghiera all’agriturismo “Alla Strozza” dove rappresentiamo Fagiolino, Biancaneve e i sette nani mai messa in scena da altre compagnie italiane. Ti aspettiamo. Maurizio

  3. Laura Ragazzi scrive:

    Grazie Maurizio, mi piacerebbe moltissimo ma in questo periodo sono impossibilitata a muovermi per problemi familiari… sob… :'(
    allora in bocca al lupo per lo spettacolo!!! e tantissimi complimenti per la forza di portare avanti una delle tradizioni che si stanno (forse) perdendo. grazie!!
    Laura

  4. Matteo scrive:

    Un grande saluto a Maurizio!

  5. Massimiliano scrive:

    Sempre presente a tutti gli spettacoli di Nevio al lido degli estensi.

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