Chissà cosa direbbe Erasmo da Rotterdam. Se sapesse che il suo nome è ora associato alle migliori feste studentesche in giro per l’Europa. Il sogno di Erasmo era l’Homo Universalis che, grazie alla sua cultura, non conosce frontiere. Ma i confini si possono spezzare anche di fronte a un buffet come quello di venerdì 7 giugno.

Fa caldo alla Resistenza, la Menabrea è stappata e il buffet è quasi pronto. Stasera si festeggia l’ international dinner: sandwich inglesi con il cetriolo, dolcetti polacchi con mele e cannella-racuchy- riso e patate brasiliani, panini imbottiti francesi, apple pie. Alla radio Diam’s, rap francese di qualche anno fa e l’immancabile reggae di sottofondo.

Le ragazze arrivano, trascinandosi le loro flipflop, divisa ufficiale degli studenti stranieri, sulle gambe pallide una collezione di punture di zanzare. Sono quasi tutte ragazze, le Erasmus. Le prime che incontriamo sono tutte inglesi: Manchester. Birmingham, Leeds, Exter. Studiano Lettere e  filosofia in via del Paradiso, hanno tra i 20 e i 21 anni. La maggior parte è qui per un periodo di studio di dodici mesi.  Hanno tutte ordinato spritz. “All’inizio non è che mi piacesse così tanto”, dice Megan in un italiano perfetto “Ma poi ci si abitua. Qui è un rito no?”. Proprio il rito dell’aperitivo conquista i cuori stranieri: uno spritz in centro ogni sera è d’obbligo. Megan si illumina quando le chiedo perché ha scelto proprio Ferrara per il suo Erasmus. Poteva andare a  Roma, Venezia,  Milano. “Nono” scuote la testa Briony, l’amica. “Ferrara è perrrfetto. Milano e Roma sono troppi grandi, ci fa paura. Ferrara è più sicura, non è nemmeno tanto turistica. Questa città è proprio quello che volevamo”.

Sono sempre di più gli studenti Erasmus che scelgono Ferrara per trascorrere quella che per molti è l’esperienza più importante della propria vita, per alcuni la prima volta fuori dalla cameretta dell’infanzia, la prima volta in un Paese che non è il loro.  La maggior parte è qui per studiare architettura ma gli studenti di lettere non mancano. Spagnoli,  francesi,  greci, turchi,  marocchini, belgi, qualche tedesco. Molti i brasiliani e gli americani, che partecipano alle feste dell’ESN, l’International Exchange Erasmus Network, nonostante l’Erasmus sia un progetto europeo. La sezione ESNdi Ferrara, con Giulia Bertarelli presidente, è organizzata come poche altre: ogni martedì sono in programma serate a tema allo Tsunami, ormai ribattezzato l’Erasmus Pub, senza contare le  serate nelle discoteche vicine, le feste a tema, e le gite nei weekend per far conoscere agli studenti le altre realtà italiane-Roma, Firenze, Milano, ma anche fuori dai confini, come la gita a Budapest, che è stato un vero e proprio successo. Gli studenti Erasmus a Ferrara sono coccolati come pochi.

Megan sta per partire. E’ la sua ultima settimana a Ferrara. Cosa ti resterà nel cuore? le chiedo. “Quel senso di accoglienza che si respira nell’aria, quell’atmosfera da paese che ti fa sentire a casa. “Ma anche i tortelli dolciastri di zucca al Cafè de la Paix “ aggiunge Evelien.  Eh sì, sono fissati con la zucca, i ferraresi. “E i dolci: la tenerina in testa. Le serate al Renfe. Il castello di notte, bello come nelle fiabe. E la bici.”  Ecco quello che sorprende gli studenti stranieri. Ammettiamolo, non è una sorpresa: in Italia la bici non domina le strade. Ferrara è una fantastica eccezione in questo panorama nazionale.

Foto di Claudio Furin

Ma com’è la giornata tipo di uno studente Erasmus? “Beh, intanto non comincia mai prima di mezzogiorno” risponde Kamila, belga di origine polacche. “Prendo la bicicletta e vado a lezione, tanto è tutto così vicino qui. Di solito pranzo a casa con le mie coinquiline. Poi la sera c’è l’aperitivo, con lo spritz,ovvio,  quello in Belgio non c’è. Spesso organizziamo cene a casa di altre Erasmus, magari con formaggi e vini francesi. La sera ci diamo sempre appuntamento al Duomo. O allo Tsunami”. “LoTsunami  è casa nostra” fa eco Jon, di Biarritz, uno dei pochi ragazzi Erasmus presenti al buffet. Jon abita in via Gioco del Pallone, insieme a Ornella, studentessa francese di origini italiane. Studia architettura a Ferrara da nove mesi. “Prima di partire non parlavo una parola d’italiano. Ho imparato tutti qui.” La camera che ha visto i suoi progressi è lo specchio perfetto dei suoi nove mesi: alle pareti la bandiera basca, sopra il letto quella italiana. E non mancano le cartine: Venezia, Ferrara, Trieste, Roma. “Tutte le città dove sono stato in questi mesi italiani”. E alla finestra si affaccia la biblioteca Ariostea. “Ho ancora un mese da spendere qui, ma ci sono gli esami, quindi stasera niente Duomo per me.”

Torniamo al buffet. “Kamila , raccontami un po’come sono i rapporti contatti con gli studenti italiani”. “All’inizio è stato un po’ difficile entrarci in contatto, poi è bastato qualche spritz”. Si sa che dopo il secondo bicchiere la lingua si scioglie un po’ e dopo il terzo riesci a parlarle tutte, anche le lingue che non hai mai studiato. “La maggior parte di noi abita con italiani. Io con le mie coinquiline ci parlo spesso, cuciniamo e pranziamo insieme ma non ci esco quasi mai, stanno sempre a casa, sono sempre stanche”. Nessuna sorpresa: nella vita di un Erasmus il letto svolge un ruolo decisamente marginale. Chi sta dietro a questi ritmi? L’Erasmus è un periodo magico con una scadenza precisa, una sorta di carpe diem all’estremo. “Per fortuna” continua Kamila” c’è  l’ESN, è grandiosa: organizza un sacco di gite a prezzi convenienti, a Firenze e a Roma”. Kamila è alla fine del suo anno ferrarese. Ma tornerà presto. “Voglio iscrivermi qui alla magistrale e fare parte dell’ESN, voglio dare una mano anch’io.” Ma cos’è che ti ha colpito così tanto di Ferrara? “ La gente qui è molto aperta. In Belgio hai il tuo gruppo di amici e basta, esci con loro e stop. Qui è diverso: passi dal Duomo la sera e finisci per fare amicizia con tutti. Liegi è grande, devo prendere l’autobus ogni giorno, a Ferrara mi sposto sempre in bici, qui mi sento libera ”.

 “Ma non ha mai pensato: mi manca l’aria, è tutto troppo piccolo?”  Kamila si stringe un po’ nelle spalle. “Beh…gli orari dei negozi sono un po’ strani. Il 1 maggio, per esempio era tutto chiuso, non c’era niente da fare, da noi si fa una gran festa! E anche i lunedì sera i locali sono chiusi, niente aperitivo, ma perché?” Anche le amiche inglese annuiscono, spritz in una mano e sigaretta nell’altra. Gli orari dei negozi sono uno shock culturale comune. Uno straniero non capirà mai perché per comprare un paio di scarpe deve aspettare le quattro del pomeriggio. Gli incidenti culturali ci sono sempre in un’esperienza di questo tipo e fanno parte dell’adattamento a una cultura nuova.  Le ragazze tornano con la mente a tutte le cose buffe che hanno notato in città i primi tempi: la gente ai tavoli che beve spritz a mezzogiorno (ma non lavorano?), il look sportivo degli studenti in discoteca ( in Inghilterra ciglia finte, abiti bling bling, tacco 12!) . E le zanzare. Per quelle non c’è scorta di Autan che tenga.

E’ stato difficile trovare casa? No, grazie a face book e ai gruppi di camere in affitto. E poi c’è un passaparola vero e proprio per cui gli studenti che tornano a casa girano i contatti a quelli che stanno per arrivare.

Al buffet c’è la fila. Michele, alle spalle una laurea di ingegneria civile, è il vicepresidente dell’ESN di Ferrara. Tira fuori un po’di numeri: da settembre hanno tesserato ben duecento studenti stranieri. A settembre ce n’erano di più, almeno un’ottantina di nuovi studenti, nel secondo semestre siamo a quaranta. La tessera non è obbligatoria, certo, ma offre spritz scontati e altre agevolazioni. E visto il consumo di Aperol e prosecco degli studenti è preziosa quanto un American Express. “Come mai ti sei avvicinato a quest’associazione? So che siete tutti volontari.” Michele strizza l’occhio: “Beh, partire in gita a Roma con ventisette ragazze non mi sembra male. No, dai, scherzo, sono  entrato a far parte dell’ESN dopo il mio Erasmus a Siviglia. E’ un modo per prolungarlo all’infinito, non so se mi spiego”. Come funziona l’accoglienza degli studenti? “Ogni semestre si apre con una welcome week: l’università, che collabora con noi, presenta i suoi corsi agli studenti e introduce la nostra associazione. A seguire organizziamo  un aperitivo di benvenuto allo Tsunami con cui abbiamo una convenzione. Ci lasciano fare tutto: perfino corsi di cucina, feste con musica, giochi, qualunque cosa”.

Anche Roberto, membro attivo dell’ESN, ci racconta gli ultimi successi. “ L’international dinner di stasera è niente, avresti dovuto vedere il picnic internazionale al parco urbano. Ma niente a che vedere con l’Erasmus sotto le stelle: abbiamo portato le coperte e dormito al parco urbano, eravamo in cinquanta, una specie di sit in, neanche so se è legale una cosa del genere!”. E’ facile incrociare Roberto in città: lo vedi  portare in giro una trentina di studenti,  la bandiera dell’ESN al collo come il mantello di Superman.

E’ mezzanotte, le zanzare sono in festa e anche gli Erasmus: inforcano le bici, rotta verso il Duomo, because the night belong to us.

2 Commenti

  1. Matteo scrive:

    Un altro articolo interessante di Sara! Siete davvero forti!

  2. Lucia scrive:

    Bellissimo articolo, Sara! Complimenti! Mi piace davvero la tua scrittura. E dietro l’articolo c’è una riflessione approfondita e piena di sensibilità sul fenomeno che descrivi ai lettori.

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