La signora con le borse della spesa solleva gli occhiali sulla fronte. Avvicina il viso al cartellone affisso sulle cabine bianco-rosse. Indica una data e un orario, con il dito sottolinea il titolo dell’appuntamento, per essere sicura di non sbagliare giorno. ‘Detersivi: la dose giusta. Un quarto d’ora per scoprire i segreti per lavare bene, rispettando l’ambiente’. Annuisce con il capo e fa per andare. Poi, con la coda dell’occhio, nota il depliant in basso che contiene l’intero programma. Lo afferra repentina per riporlo in borsa, attraversa corso porta Reno e si lascia dietro il chiostro di San Paolo.

La presa iniziale di un festival alternativo si misura anche da un dettaglio furtivo. Da un vocabolo su una locandina che rapisce l’attenzione. O da un paio di parole assemblate senza spazio, come fossero una sorta di slogan. Due parole. Se quella ricorrente è ‘consumo’, la parola chiave è senza dubbio ‘altro’. Dall’omonima associazione che ne presta il nome e che è attiva in Italia dal 1973, il festival Altroconsumo approda a Ferrara e prova a puntare sull’effetto sperimentale della sua prima edizione. Che le risorse siano limitate purtroppo non è cronaca degli ultimi giorni. Non se ne sono accorte solo le massaie alle prese con le faccende domestiche, ma anche gli studenti che leggono i siti di controinformazione, i giovani che vogliono fare impresa abbattendo i costi, i meno giovani che tentano di limitare gli sprechi per far quadrare i conti.

Gli anni del boom economico oggi sono un ricordo sbiadito. Le pubblicità di allora non conoscevano il termine ‘decrescita’, eppure cercavano di rappresentare un mondo tendenzialmente ‘felice’. Le dinamiche del capitalismo sfrenato, sfociato piano piano nel neoliberismo, ne hanno saturato il sistema. Al punto che nei tempi moderni il consumo è diventato un lusso per pochi. Arginarne gli sperperi, controllarne le ricadute sull’ambiente circostante, studiarne dal basso quei disservizi collaterali che danneggiano gli utenti, hanno reso il consumo un osservato speciale. A stimolare il grado di consapevolezza dei cittadini circa il proprio approccio al problema, ci hanno pensato alcune realtà dell’associazionismo, come appunto Altroconsumo.

Foto di Giacomo Brini

Suscita una strana impressione sfogliare il corposo calendario di questa tre giorni (www.altroconsumo.it), che Ferrara ospita da venerdì 7 a domenica 9 giugno. Strana perché era difficile, fino a poco tempo fa, immaginare riuniti in un unico contenitore cibo e biciclette elettriche, smartphone e assicurazioni auto, e-book, consulenze legali e… caffè. Il filo conduttore sotterraneo, però, consente al ciclo di dibattiti, incontri e degustazioni, di rivolgersi a una platea eterogenea e trasversale.

Al Mercato coperto, per esempio, c’è spazio per adulti e bambini, con un gioco legato agli alimenti e alla ricerca del loro posto più appropriato all’interno del frigorifero. ‘Bimbi a merenda, mamme in classe’ è invece il titolo dell’incontro immediatamente successivo, che punta i riflettori sull’educazione alimentare con la presenza di una nutrizionista, di un divulgatore scientifico, di un’esperta e di una giornalista.

Il perimetro dove si articolano i singoli eventi comprende anche il Castello Estense, piazza Municipale e il chiostro di San Paolo. Eventi che non si limitano all’informazione sugli argomenti più interessanti e disparati, oggetto magari di articoli dei quotidiani o delle riviste di settore, come l’uso senza pericolo delle carte di credito, la scelta dei prodotti idonei a non inquinare, l’utilizzo ideale dell’acqua del rubinetto, o la lettura corretta delle etichette poste sulle confezioni degli alimenti. Ma spaziano anche sul versante dell’intrattenimento. Il funk dei Pajarritos o le suggestioni del compositore Mauro Pagani vivacizzano infatti una manifestazione che si propone di riflettere sulle questioni del consumo, ma senza tralasciare la creatività. «Momenti che fanno parte della leggerezza di questo festival – chiarisce Rosanna Massarenti, direttrice di Altroconsumo – che intende offrire anche occasioni per sdrammatizzare, oltre a fornire ai consumatori strumenti di tutela dei propri diritti».

Il senso di leggerezza e di libertà, poi, a Ferrara non può che rimandare alle biciclette. E lo stand in piazza Municipale è rivolto proprio ai cicloamatori o a chi vuole semplicemente vincere il proprio tasso di sedentarietà. «Abbiamo dieci modelli – spiega Stefano Fanuzzi di Altroconsumo – che funzionano a pedalata assistita. La spinta elettrica, cioè, interviene quando si fa leva sui pedali grazie a un motore a batteria che aiuta lo sforzo del ciclista, specialmente in salita. Nove su dieci bici elettriche hanno una batteria al litio, una soltanto al piombo. Non c’è l’obbligo del casco. Coloro che vogliono effettuare un test con le nostre bici devono consegnare un proprio documento d’identità agli addetti nella postazione. Quindi potranno provarle in giro per la città. L’autonomia, dopo la carica, copre dai venticinque ai trentacinque chilometri». Alla fine del ‘minitour’ potranno lasciare le proprie impressioni per iscritto su un questionario. Un articolo più approfondito sull’argomento delle bici elettriche è peraltro presente all’interno di ‘Altroconsumo’, omonima rivista mensile dell’associazione, disponibile negli infopoint del festival.

Rivista che peraltro nel suo editoriale riporta le singole attività promosse da Altroconsumo, come le petizioni contro l’Iva sulla tassa dei rifiuti e le tariffe telefoniche alte, o come le azioni collettive per il diritto all’informazione in Rai, per i prezzi troppo alti dei traghetti, o per i costi ingiustificati delle banche.

Quello che non costa è invece il potere liberatorio di una risata. E ‘I consumisti mangiano i bambini’, spettacolo comico dell’attore Diego Parassole, gioca proprio sul rigoglioso terreno dell’umorismo per disseminare spunti di riflessione. E così, ogni battuta più ‘popolare’ apre la strada a folgoranti intuizioni sulle storture del consumismo. «Il tostapane che dura meno del pane da tostare» non è solo un elettrodomestico da sostituire, ma un esempio di «obsolescenza programmata». Il dubbio lacerante se aderire o meno a un’offerta 3 x 2, non è un disturbo che paralizza la psiche, ma un dibattito infinito fra tre aree distinte del cervello, «il nucleus accumbens, la corteccia prefrontale e l’insula». Ridere di noi, delle nostre nevrosi da supermarket, forse non ci assolverà, ma ci lascerà la consapevolezza che perfino le tessere del consumismo possono essere stracciate.

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