Se c’è una cosa in cui sono bravo è rimandare gli impegni. Quando Chiara mi aveva invitato a fare un salto al Camelot Cafè era inizio Ottobre dell’anno scorso. Beh, alla fine non sono tanti sei mesi per andare a bere una birra promessa ad una amica no? Invece si… mea culpa.

La prima volta che vado al Camelot Cafè, un paio di settimane fa, lo trovo giustamente chiuso. Un contrappasso meritato. Probabilmente perché in bici vado coma una lumaca o forse perché non ho controllato gli orari e i giorni di chiusura… ma vabbè. Trovo Chiara che sta finendo di pulire il bancone e riesce comunque a farmi da bere qualcosa. C’è anche Cristian. Avete presente il Camelot Cafè? No? È quel chioschetto tanto carino in fondo al Parco Urbano di Ferrara. Questo è un po’ diverso dagli altri.

È gestito da Camelot, una cooperativa sociale che si occupa da una vita di immigrazione, persone disabili, disagiate, mantenimento del verde pubblico – come per esempio lo stesso Parco Urbano – pulizia di centri commerciali… non andiamo sul tecnico ma sono un associazione di tipo B. Questo vuol dire che possono, in quanto associazione, spaziare in qualsiasi attività venga loro in mente di fare.

Quindi che c’entra con il chiosco? Aspetta che ci arrivo… fammi fare una piccola introduzione. Il Chiosco che ora è il Camelot Cafè è sempre stato della cooperativa, ma dal 2011 ne hanno preso in mano le redini in modo effettivo. Hanno messo a posto tutta la zona esterna. Camminamenti in legno, gazebo, comodi soporiferi divanetti e una incredibile zona grill a disposizione su richiesta per BBQ masters.

Insomma, è un posticino bucolico/idilliaco mica da ridere. Ma non è che dobbiamo fare la pubblicità dei biscotti. La cosa interessante di questo posto: è gestito grazie all’aiuto di operatori svantaggiati. Si parla di inserimento lavorativo di persone, non solo ragazzi, con disagi, che non è solo una disabilità fisica o mentale, a volte impercettibile (non t’arrabbiare se ci mettono un po’ più del solito a farti il cappuccino… suvvia). In questo strano periodo dove la parola “Crisi” fa piangere in casa e ridere a Zelig molte persone vengono sostenute dai servizi sociali. Vuoi perché non sono più in grado di trovare un lavoro, problemi in famiglia e tante altre cose che non sono per niente allegre. Ecco, qui entra in gioco Camelot. Diciamolo: non che sia facile trovare lavoro per una persona normodotata – una parola senza significato a mio avviso – immaginate per una persona svantaggiata, tanto o poco non fa differenza.

Foto di Giulia Paratelli

Arrivano a Camelot per uno stage ragazzi dell’istituto Alberghiero, del Cesta di Copparo, dello Ial. Tanti ragazzi che hanno l’opportunità di “fare”. Come detto prima non ci sono solo ragazzi in tirocinio. C’è per esempio un panettiere, che purtroppo non riesce più a trovare lavoro e tutte le mattine, da solo, come una planetaria, impasta a mano le pizze dell’aperitivo e il pane, fantasticamente gustoso.

Mentre ero seduto al tavolino sotto l’ombra di un albero a chiacchierare con Cristian del programma estivo di feste e concerti in procinto di iniziare, arriva a farci compagnia Salvatore, acquisto fresco di giornata nel team Camelot Cafè. È uno studente dell’istituto Vergani, appassionato di fumetti giapponesi, grande ritrattista di cantanti ed estimatore di Lillo e Greg. Parliamo un po’ con lui, mi sembra uno di quei bravi ragazzi come non se ne vedono più da un po’. Gli piace andare in discoteca quindi attenti, potreste subirne il fascino irresistibile nella dance hall del Madam o del Plaza. Però è subito richiamato all’ordine: si lavora! Mica siamo qui ad asciugare gli scogli con il phon.

La cosa che mi ha colpito più di tutte è la leggerezza con la quale, sia Cristian sia Chiara, gestiscono questo coacervo di persone. E il loro sorridere. Sorridere con gli occhi… non come nei quadri del periodo cubista di Picasso con la bocca al posto degli occhi… è quel sorriso dell’anima, quello di quando sei davvero felice perché fai qualcosa con tutto il cuore e lo fai con gioia… non Gioia la cubista del Papeete, amica di Salvatore… insomma, avete capito no?

Non ci sono cartelli o insegne luminose che sottolineano quello che viene fatto in questo chiosco. All’apparenza è un chiosco. Basta. E se ci si pensa bene, è un chiosco e basta. Ma è anche un’opportunità. Non è cosa da poco. L’opportunità di ritornare a fare quello che sai fare meglio tutte le mattine. L’opportunità di imparare un mestiere per poi chissà… essere assunto chissà dove… magari in un disco pub alle Barbados. L’opportunità di dare un’opportunità a chi non avrebbe potuto nemmeno sperare di averla.

Come al solito nel mondo tecnologico in cui viviamo se ne vuoi sapere di più puoi visitare la loro pagina Facebook: https://www.facebook.com/camelotcafeferrara

Oppure potresti fare un salto là. Funziona ancora a volte, mi dicono. Certo, se decidi di andare non fare come me, non aspettare sei mesi. Perché poi d’inverno chiude.

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