“La biblioteca è un organismo in crescita”.

Così puntualizzava Shiyali Ramamrita Ranganathan, matematico e bibliotecario indiano, compilando le “cinque leggi della biblioteconomia”, manifesto rivoluzionario nella sua semplicità. Formulato attorno al 1931, comprende pochi ma efficacissimi enunciati: i libri sono fatti per essere usati, ad ogni lettore il suo libro, ad ogni libro il suo lettore, non far perdere tempo al lettore. Infine il principio citato in apertura che identifica la biblioteca come un essere vivente – personalmente l’avvicinerei a un corallo o una pianta – attribuendole una qualità importantissima: la facoltà di esprimersi, di espandersi, fisicamente ma non solo. Purtroppo non tutte le biblioteche sfruttano questa intrinseca potenzialità. Nel mondo esistono innumerevoli esempi di biblioteche cristallizzate, immotivatamente rigide. Conservative al punto tale da faticare a crescere, quindi la linfa custodita nelle loro raccolte rinsecchisce. Ma ce ne sono altre nelle quali basta una visita per percepire il cambiamento in corso, il continuo protendersi della biblioteca verso l’altro (il lettore, la comunità) e l’alterità (le molteplici articolazioni del reale).

A Ferrara fortunatamente esiste una biblioteca il cui sviluppo è rigoglioso e forte, ben visibile agli occhi di chiunque decida di trascorrere un pomeriggio tra i suoi scaffali: è intitolata allo scrittore Giorgio Bassani e si trova al Barco, è aperta da decenni ma è stata trasferita all’interno dell’attuale sede di via Grosoli solo nel 2002. Raccontarla in seimila battute è impresa folle, non ci provo nemmeno. Le sue radici, il rapporto instaurato col territorio circostante, le sue prospettive meritano un approfondimento dedicato. Come primo approccio a questa complessa e feconda realtà cittadina mi limiterò dunque a proporre una semplice descrizione .

La sala lettura, l’area dedicata ai prestiti, l’aula multimediale, la sala ragazzi, l’emeroteca: ognuno di questi ambienti è caratterizzato dalla quantità e dalla qualità degli stimoli offerti. Oltre alle scaffalature ordinate per materia – sulle quali i libri aspettano pazienti di essere notati, scelti, sfogliati -, la biblioteca aggancia il lettore stuzzicando curiosità sopite. Dagli espositori collocati vicino all’ingresso occhieggiano proposte di lettura legate alle iniziative cittadine: dvd e volumi relativi al cinema di Michelangelo Antonioni (per chi ha già visitato o intende visitare la mostra allestita a Palazzo Diamanti); patinatissimi libri fotografici dedicati gli alberi più antichi d’Italia, ai giardini più belli del mondo (supporto alle gite organizzate dal Garden Club alla scoperta dei “monumenti verdi”); agili volumetti per apprezzare i mille volti del ciclismo sostenibile (a Ferrara un buon motivo per parlare di biciclette si trova sempre). Ad ogni libro il proprio lettore significa questo: spingere il materiale che si possiede in direzione del suo possibile fruitore, valorizzare il patrimonio, favorire incontri inaspettati.

Tra gli espositori situati vicino alla distribuzione c’è anche quello dei libri più richiesti. Un’occhiata ai suoi scaffali è utile per capire cosa succede in giro, che tipo di energie muovono i ferraresi.  Alcuni titoli: “Guida pratica all’adozione”, “Zolfo carbone e zanzare: migrazioni fra luoghi e culture”, “Giovinezza in marcia: le organizzazioni giovanili fasciste”. Chi se lo sarebbe aspettato? Leggere la biblioteca è un ottimo modo per leggere (tra le righe) la città.

Foto di Astrid Nielsen

L’attenzione per il locale sembra essere trasversale, storie e protagonisti della vita ferrarese affiorano in misura più o meno evidente da tutti gli espositori tematici, compreso quello dei “best loaner” (equivalenti non commerciali dei best seller). Tra i più richiesti figura “Per una teologia dell’opera d’arte”, la recente pubblicazione realizzata da Carta bianca per raccogliere e commentare alcuni scritti inediti di don Franco Patruno, guida storica di Casa Cini. Davanti al banco dei prestiti spiccano invece i libri appartenuti ad un altro grande intellettuale nato nel capoluogo estense, scomparso a Bologna appena un anno fa: Stefano Tassinari. La famiglia ha gentilmente donato i volumi posseduti dallo scrittore e la loro catalogazione è appena cominciata: si tratta di un patrimonio importante, composto più che altro da narrativa e critica letteraria pubblicata nel Novecento.

Chiacchierando con Luisa Martini, responsabile della Bassani e delle altre biblioteche decentrate (la definizione è discutibile ma si chiamano così, per i non addetti ai lavori: tutte le biblioteche comunali fatta eccezione per l’Ariostea), si scoprono altre chicche. I libri che veramente vanno per la maggiore difficilmente si trovano parcheggiati in biblioteca: «il primo romanzo di E. L. James, “Cinquanta sfumature di grigio”, è stato in giro per mesi e mesi. Solo adesso l’assalto si sta calmando. I successivi due volumi hanno avuto molto meno successo: non sono tanti i lettori che hanno apprezzato, nonostante inizialmente la curiosità per la novità si fosse diffusa in modo contagioso». I periodici più gettonati? «Topolino, Dylan Dog e La cucina italiana», un bello spaccato di italianità, classici senza tempo, senza troppe pretese.

«Cerchiamo il più possibile di soddisfare le richieste dei nostri lettori – spiega Martini -, anche se non sempre è facile. Tra i nostri utenti ci sono lettori attenti, palati raffinati ed esigentissimi; ma ci sono anche tanti lettori che nel libro cercano solamente un’opportunità di svago e preferiscono leggere ciò che trovano segnalato in cima alle classifiche di vendita, per essere sicuri di poterne poi parlare a chiunque, avere un argomento di discussione in più. È sorprendente notare quanto spesso queste due categorie si sovrappongano».

Occuparsi degli acquisti significa assumersi una grande responsabilità. Soprattutto in tempi economicamente abbastanza difficoltosi occorre ponderatezza per accontentare persone con attitudini, abitudini ed età molto diverse, e allo stesso tempo fare in modo che la “pianta-biblioteca” cresca in modo armonico, senza perdere di vista il legame con il territorio (la Bassani possiede ad esempio una vasta raccolta di libri dedicati alla bicicletta), trovando nuovi spunti per incontrare il presente (il nuovo scaffale Gad, dedicato ai giovani adulti; la sperimentazione in corso sul versante e-book e e-reader).

Questo Ranganathan non lo diceva, ma visitando una biblioteca viva e vegeta come la Bassani la percezione del proprio stesso potenziale è forte. Si vorrebbe leggere tutto, ci si sente capaci di appassionarsi a qualsiasi argomento. Ogni pagina aperta potrebbe condurre altrove, verso nuove identità, nuove vite. Non si tratta semplicemente di potersi affacciare, attraverso il libro, su orizzonti diversi. Il lettore è un organismo in crescita.

1 Commento

  1. Sono l’architetto che, insieme a Carlo Melograni, ha progettato la Bassani. Ne ho seguito a distanza l’evoluzione, guidata nei primi anni da Marco Chiarini e ora da Luisa Martini. Avere contribuito a realizzare questo luogo – vitale, accogliente, allegro – è una storia a cui resto molto affezionato. E per la quale sono sempre grato alle persone che l’hanno fatto “crescere” così bene.
    Mi fa piacere ora leggere questo commento, per il quale ringrazio affettuosamente l’autrice.
    Giovanni Fumagalli

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