C’è una parola che da un mese a questa parte sta facendo molto discutere in città, dividendo l’opinione pubblica come in passato già era successo ogni volta che si era parlato di divertimenti notturni e giovani, due temi che quando vengono associati, chissà perché, fanno sempre nascere scintille. La parola in questione è Bottiglione.

Facciamo un passo indietro per spiegare di che si tratta. Dice Wikipedia:

“Con il termine spagnolo botellón si definisce un fenomeno diffuso in Spagna dalla fine del Novecento in cui sono prevalentemente coinvolti giovani che si ritrovano in gruppi numerosi per consumare all’aperto bevande alcooliche o analcoliche, bibite, tabacco. […] L’obiettivo è quello di bere in compagnia senza la necessità di spendere molto denaro in locali, pub o discoteche.”

La moda dalla Spagna si è poi spostata rapidamente in altri paesi d’Europa ed è giunta anche in Italia complice il tam tam della rete che globalizza le abitudini e le mode. A Ferrara nonostante già presente in qualche maniera da anni è un fenomeno che è tornato alla ribalta da un paio di mesi complice una pagina Facebook e il passaparola.

Funziona così: l’appuntamento è fissato tramite internet in un luogo, che a Ferrara è stato stabilito in Piazza Ariostea. Ci si porta da bere da casa oppure no, ci si arrangia per passare la serata insieme e fare conoscenza con altri amici. Se ognuno sparge la voce ai propri conoscenti la catena in poche ore è capace di raggiungere migliaia di persone. Un fenomeno che potrebbe essere sfuggito a molti cittadini che non abitano in zona, che nasce e si muove sulla rete, quasi nell’anonimato, se si esclude che molte delle foto dei partecipanti sono disponibili proprio in rete sui social network.

Per saperne di più contatto uno degli organizzatori. Ci incontriamo in un bar del centro con Alex, nome di fantasia, che sulle prime è un po’ spaventato perché non sa chi io sia realmente e quali siano le mie intenzioni, ma poi mi racconta qualcosa di più.
Gli abitanti della zona di Piazza Ariostea hanno chiamato la Polizia più volte durante queste manifestazioni – fino a questo momento appena due nei weekend, una al mese da questa primavera – per lamentare schiamazzi, risse, urla e musica. Un paio di ronde senza che facessero nulla non constatando reati o altro che richiedesse un intervento delle forze dell’ordine. Allora i residenti hanno raccolto oltre cento firme, sono andati in Questura e persino dal Sindaco a chiedere che venga fatto qualcosa per impedire queste manifestazioni. Divieto di vendita di alcolici, divieto di assembramento al di fuori di eventi organizzati, eccetera.

Ma che fanno di male Alex e i suoi amici?
“In verità nulla. Non c’è nulla di illegale o di organizzato. Il bottiglione non è un evento, non facciamo le locandine con gli sponsor e il programma della serata. Non succede nulla di ufficiale: tecnicamente siamo un gruppo di amici che si ritrova per passare una serata insieme all’aperto. Siamo io ed altri venti o trenta studenti universitari che abbiamo fatto partire tutto e vogliamo solo divertirci, senza che qualcuno ci punti il dito contro dandoci dei delinquenti. Io ho tutti bei voti all’università, lo stesso posso dire di molti altri, siamo ragazzi normalissimi ma facciamo paura.”
In effetti fino a prova contraria nulla vieta il ritrovo all’aria aperta per passare una serata tra amici. Che ci si porti una birra da casa, si compri un gelato o un alcolico da uno dei bar della zona, la scusa è stare in compagnia, conoscere nuove persone, allacciare rapporti senza per forza rinchiudersi in un locale con la musica troppo alta per parlare. Il paragone con i mercoledì sera universitari in piazza è lampante.

“Qualcuno porta le chitarre spontaneamente per suonare e cantare, non c’è musica amplificata, non capisco come sia possibile che i residenti lamentino rumore fino alle 4 del mattino quando Piazza Ariostea è una conca e a pochi metri di distanza il suono già va perdendosi” spiega Alex.
Quello che ha destato preoccupazione sono le bottiglie di birra lasciate in giro, mozziconi di sigaretta. Poi quando si radunano molte persone il cretino c’è sempre: qualche bottiglia rotta, cartacce lasciate in giro. Alex ed altri amici si sono impegnati a fine di ogni serata per ripulire il più possibile tutto quanto. I cestini sono quelli che sono ma andrebbero forse potenziati e qualcuno dovrebbe dotare l’area di maggiori contenitori da tenere a portata di mano, per evitare la tentazione di gettare tutto in terra con noncuranza. Chi sta provando a portare avanti il Bottiglione sa bene che è su questo terreno che ci si gioca tutta la credibilità della faccenda. Sulla pagina Facebook il giorno prima dell’ultimo raduno ad aprile si legge:

“Ragazzi ricordate di portare con voi, oltre alle bottiglie, buste e senso civico. Questa possibilità di fare il Bottiglione non ci è dovuta da nessuno, quindi rispettiamo gli spazi comuni e puliamo ciò che sporchiamo. Non è troppo difficile. Grazie.”

Alex è seccato ma pronto a combattere una battaglia difficile: “Vogliamo andare in Comune, trovare un accordo. Non è possibile che si vieti del tutto una serata che ha un risvolto sociale pacifico e sereno per colpa di episodi di insofferenza verso i soliti giovani che bevono si ubriacano e rovinano una via o una piazza.”

E’ una storia già vista qualche anno fa con gli street bar in via Carlo Mayr, poi in Saraceno. E’ così anche in altre città nonostante si finisca sempre per accusare il ferrarese di volere la propria città morta e silenziosa: come ci sono tanti residenti del centro storico che odiano il Palio e i suoi tamburi, ce ne sono altrettanti che affollano Piazza Municipale e Ariostea per le gare di maggio, ma fanno notizia solo i primi perché sono quelli che scrivono ai giornali e chiamano la polizia.
Anche per il Bottiglione da un lato c’è il cittadino che vuole riposare in pace, che si infastidisce al solo pensiero di un raduno di studenti e ragazzi, dall’altro il diritto di chi vuole godersi l’aria aperta e occupare spazi pubblici cercando di rispettarli, fino al momento in cui la cosa ingrandendosi finisce per penalizzare tutti per via di qualche episodio spiacevole nel mucchio. Si chiama Legge dei grandi numeri, funziona da sempre.

Perché quello che il cittadino medio spesso non tollera è quando si muovono in massa i cosiddetti “giovani”. C’è sempre chi ci vede l’alcolismo in mezzo, la droga, il vandalismo e la violenza gratuita. “Ma al Bottiglione c’è gente di ogni età, fino a professionisti di quarant’anni vestiti fighetti, mica solo universitari fuorisede.” assicura Alex. E pensare che un gruppo di ragazzi che ha bevuto troppo in Piazza Ariostea ed è arrivato in bici o a piedi sia più pericoloso di un ragazzo che esce ubriaco da una discoteca, o di un imprenditore che pippa coca nel bagno di un locale del centro, di un alcolizzato in un bar dei cinesi nel quartiere di periferia, forse sta esagerando un po’ ed ha una visione distorta di come va il mondo.

Soluzioni? La partita si gioca ora: Alex chiederà maggiori cestini per raccogliere l’immondizia al comune, o provocatoriamente navette per raggiungere spazi più esterni alla città (parco urbano?), ben sapendo che non verranno concessi e snaturerebbero la spontaneità della festa. I cittadini chiederanno di non vendere alcolici agli esercenti della zona con conseguente fiorire di venditori abusivi e sottobanco che faranno fortuna, o l’ordinanza che vieta il consumo di alcolici all’aperto la sera. Vedi alla voce Bologna, Via Zamboni.
Il proibizionismo ha risolto la questione in passato in una città fortemente universitaria? Forse per qualche tempo si mette a tacere questa o quell’altra zona, ma si riproporrà sempre altrove qualche movimento con nuove persone, nuove idee. Nuove forme di feste che hanno in comune la semplice voglia di stare insieme che è desiderio di grandi e piccini da quando esiste il mondo e disturberanno qualche abitante della zona.

Forse la soluzione sta proprio nel dialogo tra cittadini che si lamentano e chi vive la piazza di notte durante feste e ritrovi. Varrebbe la pena conoscersi, guardarsi in faccia per far valere le proprie ragioni, trovare un accordo a metà strada che salvi capra e cavoli senza passare alle maniere forti. Lasciando da parte il Comune e le sue ordinanze, cercando nella civiltà e nel rispetto la soluzione ad ogni male, dovessero mettersi in trenta persone a raccogliere cartacce dopo ogni festa per evitare che i bimbi della San Vincenzo trovino un solo mozzicone il mattino seguente.

10 Commenti

  1. Simone scrive:

    Ciao a tutti, questo articolo mi ha appassionato particolarmente perchè vivevo ed ora mia mamma vive in Piazza Ariostea.
    Premetto che sono un fan del divertimento in compagnia.
    Qual’è il problema di 1000 persone che bevono birra in un luogo pubblico, che sia Piazza Ariostea o un altro? Non è tanto la lattina o il bicchiere lasciato a terra, ma la pipì. La lattina si raccoglie, la pipì resta ed invade gli angoli delle vie in cui i bimbi poi, il sabato o la domenica mattina, giocano. Lasciare una lattina a terra è inciviltà, ma fare pipì è un’esigenza.
    So per esperienza che dialogare con il Comune per organizzare un’evento non è una cosa facile e che è molto più semplice mollare tutto, però chi lancia queste cose, che ripeto, sono bellissime idee, deve prendersi la briga di organizzarle un attimo. Magari un piccolo sponsor potrebbe coprire la spesa di due bagni chimici.

  2. Sara Macchi scrive:

    Quando abitavo a Berlino ho visto un rave in piena regola in pieno centro. Alle 6 del mattino i partecipanti hanno tutti levato le tende lasciando una marea di bottiglie rotte, sacchetti, fazzoletti e molto altro. Alle 6 e 30 del mattino un esercito di macchine spazzine aveva ripulito tutto. Una città che proibisce o regola o vigila sul divertimento di parte dei cittadini è sempre in errore. Certo poi bisogna correre ai ripari, intervenire con pulizie extra. Ma noon la vedo una cosa così ardua.

  3. fabrizio scrive:

    Il problema penso stia solo nell’orario, penso a chi ha necessita’ di dormire, ripeto necessita’, problema che si acutizzera’ quando si dovranno tenere le finestra aperte per il caldo. La necessita’ di dormire, a parte eccezioni per i lavoratori turnisti, e’ generalmente e biologicamente un’esigenza notturna. Anche l’attivita’ di “ritrovo” e’ un diritto, pero’ forse e’ possibile cercare di anticiparla ad orari tardo pomeridiani e serali, escludendo quelli notturni, tra l’altro gia’ normati in tal senso, un motivo ci sara?. E’ davvero cosi’ diverso incontrarsi nell’arco di tempo che va dalle 18 alle 24, anziche’ 24-6 del mattino? Dobbiamo proprio copiare tutto dagli spagnoli o possiamo “migliorare” il Bottiglione

  4. Sara Macchi scrive:

    Se il Bottiglione fosse quotidiano capirei la necessità di spostarlo dal centro storico. Ma non credo che un paio di notti insonni all’anno siano un vero disagio. E sì, mi dispiace ma divertirsi dalle 18 o dalle 24 fa una certa differenza: non si può regolamentare anche il divertimento. E parlo per principio perché a me, personalmente, il Bottiglione interessa poco.

  5. Fabrizio N. scrive:

    Non sono giovanissimo e non abito in zona, ma vorrei partecipare comunque al dibattito. I giovani hanno tutto il diritto divertirsi, ma spesso dimenticano che il mondo è molto variegato: ci sono persone anziane, altre che lavorano 10 ore al giorno, altre che hanno patologie serie e mille altre situazioni. Se un giovane ha diritto di divertirsi, anche gli altri hanno dei diritti: di riposarsi, di dormire, di ascoltare musica, di guardare la tv, in breve: di fare quello che gli pare in santa pace. Se il diritto del giovane non interferisce con quello degli altri, allora va bene. Ma se il soddisfacimento del tuo diritto impedisce il soddisfacimento del mio, allora non è più un diritto, diventa una prepotenza. Sara dice che “un paio di notti insonni non sono un vero disagio”. Allora io dico che anche rinunciare a divertirsi dalle 24 alle 6 non è un vero disagio. Chi ha ragione?

  6. fabrizio scrive:

    Condividendo appieno il ragionamento di Fabrizio N, mi lascia molto perplesso la risposta di Sara e non credo proprio che il suo pensiero sia civilmente accettabile. Uno spazio pubblico deve essere regolamentato proprio per permettere a tutti gli abitanti sani, giovani, ammalati, vecchi, bambini, neonati…una convivenza. Se alcune centinaia di persone volessero urlare e cantare alle 3 del mattino in una via o piazza di qualsiasi citta’ perche in un dato momento sentono che e’ arrivato il momento di divertirsi, cerdo proprio non sarebbero i benvenuti in nessun luogo pubblico. Diverso sarebbe se si ritrovassero in un luogo disabitato (spiaggia, campi, boschi), o. In strutture private studiate apposta per tale scopo (discoteche, capannoni).

  7. fabrizio scrive:

    Preciso che per disabitato intendo aree non residenziali (dove si riposa e dove in teoria si era deciso di fare un investimento in tale proposito, e quindi di diritto, questa volta per davvero, i residenti possono pretendere il silenzio, visto che le strutture pubbliche attigue sono pagate con le tasse di residenza stesse), un bar sulla spiaggia a rimini e’ ovviamente il luogo giusto per liberare il “proprio” divertimento. ( mi scuso per gli errori di ripetizione e grammaticali).

  8. Shadow Smith scrive:

    Salve, ho abitato per 20 anni in Piazza Ariostea e conservo il ricordo di un travagliato periodo a cavallo degli anni 80/90 quando era sindaco Roberto Soffritti e nei due Bar c’erano altri gestori. La piazza era invivibile dai propri abitanti e le notti, soprattutto del fine settimana, ma spesso anche di tutti gli altri giorni, si trasformavano in veri e propri incubi. Per oltre un decennio a nulla valsero le petizioni al sindaco e gli esposti alle varie autorità finchè non fu coinvolta la Procura della Repubblica. Nessun procedimento giuridico fu avviato, ma qualcosa comunque successe e come risposta il comune decise di “incatenare la piazza”. Era la fine 1998 inizio ’99. Forse qualcuno lo ricorda. Iniziò una furibonda diatriba fra comune e soprintendenza ai beni culturali che si concluse solo dopo parecchi mesi con il taglio delle catene. Dopo quel periodo le cose erano cambiate e si potè riposare la notte. Ora non so com’è la situazione, ma vorrei dire, a chi sostiene che non si sentirebbero i rumori perchè la piazza è scavata, che i suoni salendo si amplificano e un suono di chitarra al centro della piazza era come se fosse eseguito ai piedi del mio letto. Lascio immaginare il resto a base di schiamazzi, lancio di barattoli contro le colonne, sgommate e suoni di clacson di chi non riesce a transitare. Auspico una soluzione di buon senso verso spazi esterni quali parco urbano e sottomura. Anzi lancio un’idea mutuata dalla Germania: perchè non allestire, con poche semplici attrezzature, un Bier Garten nel parco Urbano?

  9. Eugenio Ciccone scrive:

    Vi ringrazio per i commenti e le testimonianze che state lasciando, segno che la questione è importante ed annosa e che anche trovando soluzione a questa, si riproporrà forse in futuro altrove, in altre forme e servirà trovare soluzioni condivise. Nel frattempo sul Bottiglione forse c’è un accordo. Dalla fan-page di Facebook del Bottiglione a Ferrara si legge:

    “Ho appena incontrato il Presidente della Circoscrizione, persona gentilissima e disponibilissima. Dal modo in cui parlava si percepiva quanto il Bottiglione sia sentito anche da lui come un grosso evento che concede spazio ad universitari e non. Per non annoiarvi vi dirò brevemente cosa succederà adesso. Purtroppo P Rio si dovrà lasciare, solo per evitare altri esposti che andrebbero a minacciare noi organizzatori, quindi la soluzione più appropriata sembra essere il Sottomura di Architettura. Probabilmente incontrerò qualcuno dell’Amministrazione comunale che mi darà conferma sul da farsi, ma il Presidente mi ha stimolato a scegliere tale luogo in quanto ci potranno concedere raccoglitori durante la serata, ed ha proposto un eventuale aiuto da parte degli spazzini il giorno seguente, in modo da lasciare gli spazi così come ci sono stati concessi. Ed indubbiamente si potrà discutere dell’eventuale musica durante la serata. FORSE QUESTA E’ LA SOLUZIONE MIGLIORE E SONO CONTENTO DI AVERE TROVATO UNA PERSONA COSI’ APERTA AL DIALOGO, CHE NON VUOLE PENALIZZARE NOI GIOVANI ANZI VUOLE PROMUOVERE QUESTO TIPO DI AGGREGAZIONI SPONTANEE. IL SOTTOMURA E’ LA SCELTA GIUSTA, TENIAMOCELA STRETTA….. IL BOTTIGLIONE CONTINUA!”

  10. Arch. Lanfranco Viola scrive:

    Aforisma ; Un buon capro espiatorio vale per i più ,come una vera soluzione. ”
    Ed è più facile da individuare.

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