Foto di Valerio di Mauro

Il Listone è un coso lungo tipo 120 metri che sta in mezzo alla piazza col nome di due altre città del nord che ricordano la liberazione dall’occupazione austriaca. Prima si chiamava Piazza delle erbe, che è il nome che avevano tante piazze del veneto e infatti il Listone o Listòn è una roba tipicamente veneta che per eccezionalità c’è anche a Ferrara, che con la nebbia non si capisce mai se sta in Veneto o in Emilia. Qui non passa la via Emilia e anche il TGR io sono otto anni che sto a Ferrara e mai visto il TGR Emilia-Romagna.

Il Listone è un gradinone lungo e stretto ma un gradino, uno solo. Sopra ci stavano i mercanti e se facevi un passo lassù voleva dire che eri disposto a comprare e far partire la contrattazione -che vinca il migliore- che ora con la crisi si è ripreso a contrattare prima non si faceva più. Mi ha detto mio fratello che in Turchia se non contratti si offendono pure e magari non ti vendono neanche.

Ora che hanno riaperto l’ultimo piano di Palazzo San Crispino dove c’è una libreria puoi andare fino a lassù e guardare il Listone dall’alto e vedere la gente che va da quaggiù a laggiù, ma quelli che camminano sul Listone sono pochi e di solito uno ci cammina da questa parte o dall’altra ma che proprio salga lassù è più difficile, sarà il dislivello eccessivo, a Ferrara non si è mica abituati. (Io una volta lì davanti alla libreria sul Listone c’ho incontrato Dario Franceschini che era lì da solo ad aspettare qualcuno, poi mi sa gli han dato buca.)

Il Listone è bello appunto perché è uno dei pochi dislivelli che ci sono a Ferrara, saranno venti o venticinque centimetri ma sono importanti, un piccolo sussulto là dove la natura pianeggiante del terreno e il diagramma emozionale degli abitanti coincidono inesorabilmente. L’altro è lì verso il Mignon, che in bici ti spezza le gambe, un piccolo sacrificio per guadagnarsi il piacere per i vecchietti che lo frequentano.

I nonni, sono loro gli abitanti del Listone, che si ritrovano lì la mattina e cominciano a confabulare e discutere fino a quando non è pronto il pranzo che devono tornare a casa -che sennò mia moglie chi la sente-. A parlare della Spal e del Governo e del Sindaco, con sottobraccio la Nuova, o il Giornale o Repubblica, e la bicicletta coi freni a bacchetta lasciata sul cavalletto. Una volta avevano invaso anche il Mc Donald, li ho visti lì dentro che parlavano di complicate alleanze post-elettorali, era fine febbraio. Credo stiano ancora lì a parlarne, ma neanche loro sono riusciti a cavarci un ragno dal buco. (Giorgio ci starebbe bene, lì sul Listone a farsi quattro chiacchiere con gli altri. Ah, se lo vorrebbe!)

Il Listone sembra un enorme spartitraffico che la prima volta che arrivi a Ferrara ti aspetti che ordinatamente chi va in là passi di qua e chi va in qua passi di là, invece è tutto un gran casino di bici e piedi.

Il mio posto preferito sul Listone è starsene in primavera sul gradone del campanile che dicono sia di Leon Battista Alberti ma non si sa con sicurezza, e comunque se ti metti lì, in primavera, c’è il sole e se sei fortunato anche un po’ di venticello e ci sono pochi posti meglio di quello, a Ferrara. Poi invece d’estate è un posto che eviti, il lato nord del Listone, sotto il campanile. Magari invece te ne stai all’ombra del museo diocesano, che dopo che hai preso il gelato ti viene automatico metterti là, e anche gli ambulanti, che la sanno lunga, si mettono lì a godersi un po’ di riposo e d’ombra dopo tutta la giornata a camminare per le strade infuocate dell’estate ferrarese, e il mare troppo lontano, per loro.

Una volta ci facevano anche i concerti sul Listone, e mi ricordo che distribuivano i preservativi gratis, che però poi bisogna andare a Parco Massari che sul Listone meglio di no.

Foto di Valerio Di Mauro

Il 20 maggio scorso eravamo stati in giro tutta la mattina dopo il brusco risveglio e solo verso pranzo ci siam decisi di tornare a casa e dopo aver mangiato di schiacciare un pisolino con un occhio aperto e lo zaino vicino alla porta riempito con tutto il necessario. E infatti verso le tre prima ci siamo infilati di nuovo sotto il tavolo e poi abbiamo deciso che forse era meglio farsi una passeggiata col naso all’insù e alla giusta distanza dai cornicioni di viale Cavour. E tutti ci siamo ritrovati sul Listone, che stavano preparando una di quelle fiere domenicali o la millemiglia e c’erano i tendoni a ripararci dalla pioggia e si potevano fare quattro chiacchiere, ché lì si stava abbastanza tranquilli, e le telefonate di rassicurazione ai genitori, e per chi era a Ferrara non serviva dire nulla, si sapeva che ci si vedeva lì, con gli zaini di chi stava pensando di andare via, e qualcosa da mangiare da condividere. E se poi non continuava a piovere così forte e non avesse fatto così freddo sicuro che dormivamo lì, sul Listone.

Ci sono vari punti da cui puoi arrivare sul Listone, ma quasi sicuro, da qualunque parte arrivi, incontri musica di transilvania di castello di conte dracula, anche quando le sere d’inverno ci sei solo tu in giro e lui che suona e non so che grandi affari speri di fare, in giornate del genere, a suonare al freddo.

E poi c’è Natale che sul Listone comincia a settembre che cominciano ad allestire gli stand che ormai sono impregnati di formaggio e prima ancora che arrivi il formaggio già sai che anche quest’anno sarà tutto uguale.

Quando c’è la nebbia neanche la vedi la fine del Listone, e allora puoi fare finta di stare camminando sulla pista di atterraggio di Tempelhof, ma solo per qualche secondo perché non so se lo sapete ma tutta Ferrara è esattamente grande come Tempelhof, dalla stazione alla prospettiva come da Paradestrasse a Leinestrass. solo che non ci puoi fare le grigliate, sul Listone, quando arriva la primavera e a Berlino tutti impazziscono e cominciano ad andare in giro scalzi.

Ho letto che lo volevano spianare, il Listone, ma io non sono mica tanto d’accordo. Che sarà anche un piccolo dislivello, ma il Listone, quei venti venticinque centimetri nella pianura, da lassù è il punto migliore per osservare e raccontare Ferrara.

3 Commenti

  1. Vin Balboa scrive:

    Con tutto il rispetto per la tua cultura, la tua propietà di linguaggio, e per la tristezza che ti porti dentro non condivido questo stile narrativo da voce narrante di un film da adolescenti….gradirei una recensione anche sul night ex “pinocchio” a vigarano mainarda se non chiedo troppo…..saluti tristi

  2. annamaria valenti scrive:

    A me piace molto. Il tono narrativo è quello di trascrivere pensieri, vedere-sentire con gli occhi della mente e del cuore. “Cosa penso se sono qui?”. Moderna sinestesia urbana. Sì, è vero. La tristezza uno se la porta dentro. Ma chi è triste? Io? tu? lui? A me trasmette una pcata e tranquilla serenità.

  3. Laura Postina scrive:

    A me piace, Fabio, il tuo articolo: come l’hai scritto, il contenuto. Mi hai regalato 2 minuti di serenità ed un sorriso. Sono d’accordo con te, anch’io sono a favore che il listone resti. Senza, la nostra piazza non sarebbe più la stessa, fa parte di noi, della nostra storia. E’ meglio che li spendano meglio i nostri soldi, quelli lassù, specie di questi tempi!

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