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Biblioteca Ariostea · 5 giugno 2014 · ore 16.00

Dal pensiero di Adriano Olivetti alla gestione del personale nelle organizzazioni di oggi

Dove

Biblioteca Ariostea
Via Scienze, 17, Ferrara

Quando

da 5 giugno 2014 · ore 16.00

Relatore – Michele Fasano – regista del film documentario «In me non c’è che

futuro…». Ritratto di Adriano Olivetti

Moderatore e co-relatore Galileo Dallolio.

L’incontro è volto a presentare l’approccio alla Persona nelle pratiche della «fabbrica»

di Adriano Olivetti, tenendo conto che la Persona era posta al centro dell’attenzione

per massimizzare efficienza ed efficacia organizzativa.

Questo si spiega meglio se si tiene conto che preoccupazione principale, a monte di

tutto, era la “gestione della conoscenza”: sia quella diffusa (inerente alle competenze

dei singoli), sia quella di processo (inerente all’esperienza che di esso fanno i

singoli), sia quella teorica, astratta dal contesto specifico, prodotta delle elites

accademiche internazionali, che doveva essere indossata qui ed ora.

Al centro dell’attenzione sono, quindi, quella conoscenza e quella capacità di

innovazione che la Persona (in quanto soggetto spirituale e campo relazionale

complesso) custodisce implicite in se stessa, portandole nei luoghi di lavoro, ma

che dagli stessi luoghi di lavoro hanno poi origine, si formano e si riplasmano

continuamente. La centralità della Persona, pertanto, si spiega sia come attenzione

all’umano, anche quando esso non è funzionale, sia funzionalmente come cura di tutti

i prerequisiti esistenziali necessari alla migliore espressione dei suoi talenti cognitivi e

In tale ottica, la persona diviene veicolo di circolazione e produzione di conoscenza

per il bene della comunità. Leve trasversali sono quindi, da un lato, la possibilità di

esprimersi, dall’altro, la capacità di ascolto, che sono liberate attraverso l’esercizio di

una “leadership orizzontale” che si esprime nella capacità di “gestire processi” e non di

comandare dipendenti.

Nel modello olivettiano l’organizzazione gerarchica mantiene sì un senso, ma

unicamente in quanto funzionale all’assunzione di responsabilità, in dinamiche di

reciprocità nelle relazioni interpersonali, e non ha a che fare con il comando, proprio

perché radicale è la consapevolezza sistemica della natura dei processi di produzione/

conoscenza/comunicazione.

Questo tipo di organizzazione si caratterizza per la propria capacità di riflettere

continuamente su sé stessa e di cambiare facilmente e simultaneamente verso

sempre maggiore efficienza (azioni), sempre maggiore efficacia (obiettivo), sempre

maggior agio (relazioni interpersonali e relazioni con i luoghi, interni ed esterni). Il

cambiamento diviene in tal senso la normalità.

 

Guarda qua la Locandina Olivetti di presentazione.


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