Il 13 dicembre, festa di Santa Lucia, la città si è svegliata in fermento: cordini di polizia e auto dai lampeggianti blu hanno scorrazzato per tutto il giorno. Bisognava garantire la sicurezza del Presidente della Repubblica Mattarella che, affiancato dal Ministro Franceschini, era venuto in città per inaugurare solennemente il Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah (MEIS).

Inaugurare? Ma non sono già anni che è aperto?! Ma si dai, siamo perfino andati a vedere la mostra “Torah fonte di vita”! Io avevo partecipato ad un laboratorio per l’esposizione di Luzzati, quell’illustratore un po’ naif. Aspetta… ma non avevano inaugurato un giardino di piante aromatiche all’interno della struttura proprio la primavera scorsa?

Certo, in effetti il MEIS è già stato “inaugurato” diverse volte ed è pertanto doveroso far subito un po’ di chiarezza al riguardo.

Il museo è frutto di un progetto decisamente innovativo ed ambizioso, promosso dalle istituzioni locali e dal Ministero dei Beni Culturali, che consacrerebbe la città quale centro attivo e vitale per la preservazione della memoria storica della Shoah e la promozione della cultura ebraica in Italia.

Il luogo prescelto per ospitarlo è l’ex casa circondariale di Ferrara, un imponente edificio in disuso dai primi anni novanta e dichiarato d’interesse culturale nel 2003. Una piccola porzione del museo, la palazzina che affaccia su via Piangipane, è stata effettivamente inaugurata nel dicembre del 2011. Dalla ristrutturazione di questo primo blocco sono state ricavate alcune sale per ospitare gli uffici della Fondazione MEIS e le prime attività culturali (vedi le esposizioni come quella sulla Torah o sull’illustratore Luzzati). Dall’ormai lontano 2011 i lavori di ristrutturazione sono proseguiti: impossibile non notare l’infinito cantiere che sfocia su via Rampari di San Paolo. Una parte della struttura è stata completamente abbattuta per fare spazio alla creazione di nuovi blocchi dallo stile moderno, ancora tutti da realizzare e pensati per rievocare i cinque libri che compongono la Torah. Un piccolo step intermedio all’interno del progetto di riqualificazione è stato l’apertura di un’area verde, che raccorda piacevolmente i due blocchi principali del complesso; mentre il massiccio corpo centrale dell’ex carcere, antico nucleo detentivo, è stato ristrutturato e ripensato per accogliere il cuore pulsante del museo. Proprio quest’ultimo edificio, che al momento ospita al suo interno la grande mostra intitolata: Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni e curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, è stato inaugurato il 13 dicembre.

Foto di Giulia Paratelli

Grazie a questa impegnativa e curata esposizione, che si snoda su due piani e si avvale di un allestimento ricco, moderno e di forte impatto, è diventato finalmente chiaro il potenziale e la grandezza del progetto MEIS. Il nuovo museo, lo si intuisce già, sarà un polo aggregativo all’avanguardia e si comporrà di diversi ambienti che ospiteranno: un ristorante, un auditorium, una biblioteca, un archivio e centro di documentazione, uno spazio dedicato ai laboratori didattici, un bookshop ed un punto per l’accoglienza.

Pare che un velo sia stato finalmente squarciato, liberando questo progetto dallo scetticismo e le perplessità per lasciare spazio alla meraviglia ed all’orgoglio. L’orgoglio di una città che fin dal suo glorioso passato estense ha ricercato ed accolto la comunità ebraica e che, nonostante gli anni di reclusione forzata nel ghetto di via Mazzini e le durissime perdite della seconda guerra mondiale, ha continuato a mantenere viva la memoria di questa importante presenza.

Non ha mai sorpreso che proprio a Ferrara si volesse creare un luogo dove divulgare, conservare e preservare la memoria e la vitalità del ebraismo in Italia. Quello che forse spaventava era trovarsi di fronte ad un’opera di così ampio respiro e complessità, che veniva inevitabilmente a richiedere ingenti investimenti in termini di tempo, risorse e denaro. Un progetto che appariva troppo grande ed ambizioso per una piccola città di provincia. I rischi preconizzati di ritrovarsi arenati in un cantiere senza fine o di vagare in un museo vuoto, poiché privo di collezioni permanenti, sembrano essere scongiurati dal rispetto delle tempistiche promesse e dall’effettiva realizzazione di esposizioni di alto livello e valore culturale.

Questa “nuova” realtà museale ha oramai acquisito dei contorni concreti ed il suo potenziale non puo’ e non deve essere negato. Ferrara ha il suo primo museo di nuova generazione, un polo aggregativo ed innovativo d’eccellenza, che saprà attrarre nuovi visitatori e sta già mutando l’assetto urbano di una zona solo apparentemente marginale e dimenticata della città.

Quindi auguriamoci presto nuove auto della polizia sfrecciare in via straordinaria per le strade ed auguriamo al MEIS e a noi tutti altre cento di queste inaugurazioni.

Per restare in contatto con il MEIS e le sue attività, oltre che per tenersi aggiornati sui futuri sviluppi, c’è il sito ufficiale, da poco rinnovato: www.meisweb.it.

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