Per lui parlare di diversità è ora più che mai necessario. È come un principio da divulgare il più possibile, perché nella diversità stessa è custodito il principale rimedio contro l’ignoranza. Paolo Zappaterra è dove lo si trova ogni giorno, escluso il lunedì. Che ci sia il sole o la pioggia, il freddo o l’afa, da solo o in compagnia, lui è lì, sigaro già in bocca ma spento, con la Repubblica aperta o un libro metà sottolineato. Un tavolino di Bida lo accoglie anche oggi, quando arrivo per la colazione e due chiacchiere sulla sua prossima mostra, che inaugura stasera – venerdì 1 dicembre – alle ore 18 a Wunderkammer (Palazzo Savonuzzi, via Darsena 57 a Ferrara).

L’ha voluta intitolare con un nome difficile, che immagino per un attimo come due pesi in precario equilibrio su una bilancia: Diversità è ricchezza. Ha scelto per la stessa un’immagine altrettanto particolare. È leggermente mossa e ritrae una bimba aborigena di sette o otto anni che tiene in braccio una bimba piccolissima, avrà appena qualche mese, di carnagione bianca. “Ero in Australia quando di colpo sbuca fuori da un supermarket quella bambina. Camminava ed era felice, custodiva in braccio quel piccolo fagottino come se fosse un tesoro d’inestimabile valore” racconta mentre dai suoi occhiali scuri si intravede uno sguardo in continuo movimento, che osserva tutto e tutti. Almeno tutto quello che passa nella fredda via mentre la città sta per prendere vita.

Courtesy Paolo Zappaterra

Curata da Basso Profilo, nata in collaborazione con Ferrara Arte e con il patrocinio del Comune di Ferrara, Diversità è ricchezza riunisce cinque continenti vissuti da inviato e oltre quarant’anni di scatti del fotografo romagnolo di nascita, ma ormai ferrarese. L’esperienza di Paolo Zappaterra nel mondo della fotografia è un viaggio cominciato molto tempo fa. Le sue foto hanno visto in pieno l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti politici di molte parti di questo grande mondo. Fotoreporter per agenzie come Grazia Neri e Contrasto, centrale per lui è sempre il rapporto tra uomo e la realtà circostante. Dalla Grecia dei Colonnelli (siamo nel 1969) alle prime lotte per i diritti civili, dalla Ferrara di Bassani ai documentari per la Rai, è ora arrivato il momento di parlare di diversità.

“La diversità è per me un bisogno essenziale – spiega – da qui nasce anche il mio rapporto con la fotografia. Credo che la macchina serva per dire le cose, cosa ben diversa dal fare belle foto”. Per il fotografo, diversità è tutto quello che non si conosce, tanto che il sapere stesso dipende per lui dall’approccio che ciascuno sviluppa con il diverso. “Non solo la diversità ci fa bene, perché mette in discussione le nostre certezze, ma dovrebbe essere percepita come un bisogno essenziale, da tutti”. Paolo non è uno di quei fotografi che ti dice se è meglio la Nikon o la Canon. Per Paolo “la macchina fotografica serve per dire le cose, non per fare delle belle foto”. Lo spiegherà anche nel corso, in partenza a Wunderkammer dall’11 dicembre. Un corso che, mentre me lo racconta, penso sia più un corso di sopravvivenza che di fotografia. Di resistenza contro le immagini inutili, le foto di troppo e quelle troppo poche, gli scatti che non dicono, non dicono nulla perché non sanno cosa dire.

L’allestimento della mostra – foto di M.G. Govoni

“Centrale, nelle mie fotografie, è la presenza di bambini e di giovani – conclude dal suo bar che è come un osservatorio umano –. Se dico che è perché sono simbolo di speranza e rinnovamento sembra che dica una frase fatta, una cosa ovvia, da pubblicità melensa. Eppure nel tempo ho visto molti fotografi abusare di quegli stessi volti, forse per colpire con facilità chi li guardava. Nei corpi dei ragazzi in fonderia in Sicilia e in quelli degli aborigeni in Australia, nei volti che incontravo nelle strade dell’Argentina e nelle periferie di New York, non ho mai trovato pietismo. Anche nelle situazioni più difficili, ho sempre cercato l’aspetto più vitale dell’essere umano”.

La mostra a Wunderkammer sarà visitabile gratuitamente fino al 28 febbraio 2018 (lunedì, mercoledì, venerdì dalle 9.30 alle 12.30, martedì e mercoledì dalle 15.30 alle 18.30). In tutti gli altri giorni e orari sarà possibile prenotare una visita alla mostra, scrivendo a mostre@consorziowunderkammer.org.

2 Commenti

  1. Andrea Forlani scrive:

    Bell’articolo.

  2. Paolo Zappaterra un Grande fotografo, lui si’ che merita una Mostra al Palazzo dei Diamanti.
    Lui è la punta di diamante della nostra citta’ di cui essere fieri

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