Chissà a cosa pensano i cantautori durante un concerto. Magari seguono il flusso del testo dei loro brani, sospinti dall’energia di un effetto corale. E qualora l’impatto del live tradisca il ricordo di una parola, basterà rintracciarla nel labiale dei volti delle prime file sotto il palco. O invece si alienano in una dimensione interiore silenziosa, per cercare la massima concentrazione, così la canzone verrà fuori da sé. Tanto, la dinamica di un ennesimo spettacolo può permettere il lusso di qualche meccanicismo. O altrimenti si lasciano distrarre da un dettaglio del luogo, da un particolare di una città esplorata fugacemente, e che s’imprime in un fermo immagine notturno quando è osservata dalla finestra di un albergo. E anche se la seduzione dura un battito di ciglia, forse quell’attimo è sufficiente per accendere l’ispirazione che sta dietro il prossimo brano. Oppure, più prosaicamente, rivolgono un pensiero a ciò che riempie la propria quotidianità. Dalle spese agli affetti, dall’ultimo articolo letto al rendimento della propria squadra del cuore.

Chissà a cosa pensa Fabrizio De André quando, nel gennaio del 1979, approda a Ferrara insieme alla Premiata Forneria Marconi. Un attracco da marinaio, per una rapida permanenza, certo. In mezzo a quelle di Bologna e di Terni, c’è la tappa estense di un tour nazionale che è rimasto epocale e c’è un concerto dove suonare e cantare, al locale Kontiki di Vigarano Mainarda. Fra il corpo in viaggio e la sosta, i musicisti e l’album dal vivo, il pubblico e le canzoni, chissà se la mente vola al suo Genoa. Quella squadra verso la quale nutre un amore intenso, svelato anche nel libro del giornalista Tonino Cagnucci, dal titolo ‘Il Grifone fragile’. Uno scrigno di ricordi, conservati come inchiostro su pagine che accompagnano il tempo che passa. E che rincorrono nomi di calciatori apprezzati, formazioni schierate e appunti di partite giocate. Da un’attenzione tanto intima quanto meticolosa, forse è inevitabile per lui riservare uno sguardo a quel campionato di serie B. A quella stagione 1978/1979 dove, guarda caso, i rossoblù del Genoa si trovano a duellare anche contro i biancazzurri della Spal. Come domenica, stavolta nella massima serie, a distanza di quasi quattro decenni. La classifica finale di quell’annata consegnerà una salvezza a entrambe le squadre, arroccate a 35 punti, insieme a Cesena, Taranto e Bari, proprio sull’orlo del precipizio della retrocessione. Un appiglio comunque sufficiente per evitare di precipitare in serie C1. Come invece accadrà a Foggia, Nocerina, Rimini e Varese.

Eppure, quando Faber raggiunge il territorio ferrarese per dar vita alla sua esibizione, con i riarrangiamenti a cura della PFM, la sfida fra Genoa e Spal non si è ancora consumata. Siamo al 17 gennaio del 1979, mentre le due compagini si affronteranno all’ultimo turno del girone di andata. Una partita che si giocherà a Genova l’11 febbraio, e che terminerà 1 a 0, a favore dei Grifoni. Chissà, quindi, se durante il fulmineo passaggio in terra estense, il cantautore genoano ha provato a intercettare gli umori della piazza spallina. Se ha studiato il metodo di gioco della squadra biancazzurra, o ne ha seguito le azioni dei suoi interpreti. Forse ha dato uno sguardo ai nomi dei giocatori, all’epoca allenati da mister Mario Caciagli. Ha letto dei difensori Albiero e Cavasin, del centrocampista Manfrin, dell’attaccante Gibellini. Magari li ha contrapposti virtualmente a coloro che indossavano la casacca rossoblù. A Criscimanni e Magnocavallo, che in futuro giocheranno proprio per la Spal. O a Nela e Conti, che più avanti andranno a rinforzare le fila della Roma, in serie A. E alle mille combinazioni che un gioco come il calcio sa intrecciare.

Come le storie di vita degli ultimi, rese immortali dalla sua poetica musicale. Come i personaggi che hanno abitato quell’universo delle sue canzoni, e che a ogni incipit di un pezzo dal vivo, salgono idealmente sul palcoscenico per raccontare la loro dignità. Da Andrea a Marinella, da Sally a Bocca di rosa. In un tappeto di note che, in coincidenza con quella stagione calcistica, muta il suo ritmo per via dei nuovi arrangiamenti, senza tuttavia snaturare la sua forza trascinante. Come quel rock progressivo e l’effetto evocato dalle sue sonorità, in grado di convivere con i temi della musica d’autore. Una situazione sperimentale riproposta appena quattro anni fa. Proprio a Ferrara, in piazza Castello. Nel luglio del 2013, infatti, i musicisti della Premiata Forneria Marconi rivolgono un omaggio a Fabrizio De André, con uno spettacolo che richiama l’atmosfera dello storico tour, vissuto insieme a lui, in giro per l’Italia. Un’Italia che, calcisticamente, riconosce al Genoa il primato della società più antica, fra quelle in attività, alla luce di un documento che ne attesta la nascita nel 1893. E che continua ancora oggi a esercitare un fascino su differenti generazioni. Come le poesie in musica di un cantautore genovese, che scriveva canzoni guardandosi intorno, lungo un viaggio in direzione ostinata e contraria.

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