Zoff-Gentile-Cabrini. Due trattini in mezzo a tre nomi per comporre una parola che, in fondo, è un ponte nostalgico verso il passato. Una parola assemblata, che rivive ogni volta che riemerge il ricordo della finale mondiale del 1982. Zoff in porta, Gentile e Cabrini terzini, per una figura geometrica che costruisce la sua base dalle retrovie. Gli altri uomini selezionati dal commissario tecnico Enzo Bearzot avranno il compito di disegnare gli sviluppi di questa figura di undici vertici. Conquistando la coppa, fra mille perplessità, e restituendo a tifosi e osservatori italiani tanta materia suggestiva per il proprio immaginario sportivo. Ma Zoff-Gentile-Cabrini non è solo la sineddoche azzurra di un’impresa di calcio. Perché Dino da Mariano del Friuli, Claudio da Tripoli e Antonio da Cremona, vestivano anche la casacca della Juventus. Che mercoledì affronterà la compagine spallina. La squadra juventina, in Italia, conta un altissimo numero di sostenitori, insieme a una quantità altrettanto nutrita di contestatori. Ognuno ha avuto a scuola un compagno dalla fede bianconera. Probabilmente, anche a Ferrara. Magari perché la serie di fantasisti che si sono alternati con il dieci su quella maglia ha contribuito ad alimentare un fascino. O per altre misteriose ragioni. Le logiche del tifo, infatti, obbediscono a traiettorie mai sondabili fin nel profondo. Probabilmente lo sa anche Marco Marchetti, storico tifoso della Spal, ma anche simpatizzante della Juve. Il pretesto per incontrarlo è la nascita dello Spal Club Sant’Anna, che Marco ha fondato e presiede dallo scorso mese di giugno. E della partita che vedrà i biancazzurri impegnati allo Juventus Stadium, e di altre suggestioni, abbiamo parlato proprio con lui.

Come è nata l’idea di fondare lo Spal club Sant’Anna?

«L’idea è venuta a me, che sono un tifoso appassionato. Leggendo sui giornali della nascita spontanea di diversi club, mi sono chiesto: perché non formarne uno anche nell’ospedale dove lavoro? Ne ho parlato con due amici, un infermiere e un medico del Pronto soccorso, che sono stati d’accordo. Allora ci siamo informati sui requisiti e, il 20 giugno scorso, abbiamo aderito al Coordinamento che raccoglie tutti gli Spal club».

Chi sono le persone che possono aderire al club?

«Possono iscriversi tutti i dipendenti dell’Azienda ospedaliera. C’è spazio anche per gli ex dipendenti, i familiari e gli amici, presentati dai soci. Attualmente siamo in 101 iscritti».

Quali iniziative avete svolto fino a ora?

«Fino a ora, sono state organizzate alcune trasferte che hanno coinvolto piccoli gruppi di soci. Una decina di persone alla volta, in media. Noi indichiamo il numero di tifosi al Coordinamento, che si occupa dell’organizzazione dei posti in pullman per gli spostamenti».

C’è qualche progetto in cantiere per attività future?

«Per il mese di novembre, è prevista l’inaugurazione del club. Il Coordinamento individuerà una giornata per l’evento, che sarà accompagnato da un’apericena, alla quale sarà presente anche un dirigente. Comunque ci riuniamo due, tre volte al mese. E per conoscere le nostre attività, c’è la pagina Facebook ‘Spal club S.Anna 2017’».

Tu hai lavorato anche come massaggiatore della Berretti Spal. Che ricordo conservi di quell’esperienza?

«Un ricordo bellissimo. Sono stato massaggiatore del settore giovanile dal 1998 al 2011. Tredici anni, durante i quali sono nate amicizie con colleghi, dirigenti, giocatori. Un gruppo affiatato».

Fra gli under 17 di allora, ci sono giocatori che hanno proseguito la carriera professionistica?

«Certamente. Mi viene in mente Paolo Macchia. Poi, Matteo Lunati che giocò nel Milan. Nicolò Manfredini, portiere prima alla Fiorentina e adesso al Modena. Andrea Zaffagnini dell’AlbinoLeffe. Mi ricordo di due fenomeni, l’haitiano Bidre’ce Azor che passò per la Sampdoria, e Fabio Franceschini che andò al Lecce. Poi c’è Marco Costantino, che ha giocato nel Modena, Alessandro Marongiu che ha conosciuto la prima squadra della Spal, Giacomo Pallara. C’è Emanuele Nordi, portiere del Catanzaro, e Nicolas Izillo, centrocampista del Pisa. Fra i più giovani, penso a Pierluigi Gollini, portiere dell’Atalanta. Fra i più grandi a Thomas Manfredini, che aveva già concluso il settore giovanile quando sono arrivato. E che dopo andò all’Udinese. E probabilmente ne sto dimenticando qualcuno».

Si avvicina la partita contro la Juve. Che tipo di emozione ti suscita?

«Sebbene il derby con il Bologna rappresenti la partita più emozionante, quella con la Juve è una delle partite che mi entusiasmano di più. Io naturalmente tifo per la Spal. Alla Juve sono legato anche perché era la squadra di serie A per cui simpatizzava mio papà. Ho ancora in mente una sfida in Coppa Italia fra Spal e Juventus, di quando avevo dodici anni. Finì 5 a 0 per i bianconeri, con tripletta di Pietro Anastasi».

Facciamo un gioco. Pescando fra passato e presente, riesci a indicarmi la tua formazione spallina ideale? Puoi scegliere fra i più talentuosi e quelli a cui sei più legato.

«Allora, in porta metto Davide Torchia. I quattro in difesa sono Cristian Servidei, Franco Fabbri, Massimo Albiero e Michele Paramatti. A centrocampo, spazio a Giuseppe Brescia, Luca Mora e Tiziano Manfrin. Tridente d’attacco con Franco Pezzato, Emanuele Cancellato e Girolamo Bizzarri».

Stessa operazione con undici nomi della Juve.

«Gianluigi Buffon in porta. Linea difensiva composta da Claudio Gentile, Giorgio Chiellini, Gaetano Scirea e Antonio Cabrini. Centrocampisti, Andrea Pirlo, Giuseppe Furino e Pavel Nedved. In attacco, Alessandro Del Piero, Roberto Bettega e Michel Platini».

Se fosse possibile giocare una partita, chi vincerebbe questa sfida surreale?

«Finirebbe 3 a 1 per la Juve. I gol? Per la squadra bianconera, Del Piero, Platini e Chiellini. Di testa, su calcio d’angolo. Per noi, segna il bomber Cancellato».

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