di Roberto Manuzzi

Per due giorni, il 9 e 10 giugno scorso, il bellissimo cortile rinascimentale di palazzo Crema a Ferrara (molto gentilmente concesso dalla Fondazione Carife) è stato riempito dai suoni e dall’entusiasmo degli allievi del Dipartimento jazz del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Gli “Open Days Jazz” che vengono organizzati ogni anno a fine anno accademico da quando esiste il Dipartimento jazz nel nostro Conservatorio (Dipartimento che ha varcato quest’anno la soglia dei dieci anni di attività) non sono solo un momento di apertura alla città ma anche l’opportunità per effettuare in forma di concerto pubblico gli esami di materie fondamentali per il percorso di un musicista jazz quali le tecniche di improvvisazione, l’arrangiamento e la musica di insieme.

In questi anni molta strada è stata fatta e molti allievi passati dalle aule del Frescobaldi sono divenuti musicisti professionisti di assoluto rilievo come Filippo Vignato (votato miglior talento emergente per il 2016 dalla rivista “Musica Jazz”), il trio vocale “Le Scat Noir” (secondo premio assoluto al “Premio Abbado” 2016), i pianisti Claudio Vignali e Valerio Rizzo, la cantante cinese Junje Wang (corista e solista nella trasmissione di Rai 2 “Facciamo che io ero”) e moltissimi altri. Da quest’anno vorremmo che questo appuntamento, da sempre organizzato in modo spontaneo e basato sulla disponibilità dei partecipanti, ottenesse l’attenzione che merita, per il grande contributo umano e musicale che è in grado di apportare alla città e al suo Conservatorio; è per questo che spero di potere replicare ancora nel 2018 presso Palazzo Crema per offrire alla città una immagine sempre più completa e professionale di ciò che il nostro conservatorio può offrire, in termini di conoscenza, competenza e creatività e di crescita culturale per tutta la nostra comunità.

Spero sinceramente che il conservatorio possa dotarsi in futuro di attrezzature professionali per garantire la piena riuscita della manifestazione, e che abbia maggiore sostegno da parte della amministrazione, sia per questa che per tutte le numerosissime attività musicali che il Frescobaldi è in grado di offrire, manifestazioni sempre all’insegna dell’eccellenza come il festival Mixxer, la rassegna organistica, i concerti a palazzo Bonacossi, l’attività dell’orchestra, del coro e dell’ensemble di archi, e le mille altre iniziative che portano da sempre il conservatorio fuori dalle aule.

Anche se all’esterno può apparire ancora il luogo inaccessibile di venti o trenta anni fa, il conservatorio è infatti molto cambiato, e non solo certo per la presenza dei corsi di jazz: molti cittadini hanno potuto rendersi conto di quanto il Frescobaldi sia una realtà viva e vitale durante la “giornata aperta” del 13 maggio scorso, durante la quale tutti i dipartimenti hanno mostrato i loro percorsi e le loro potenzialità, e del cambiamento che stiamo tutti affrontando.  L’avere dovuto modificare i percorsi scolastici per effetto della riforma (ancora incompiuta ma che ha prodotto comunque enormi cambiamenti nell’assetto delle Istituzioni) ha trasformato molto l’ambiente che non è più la turris eburnea di una volta in cui si studiava tristemente solfeggio ancora con i metodi ottocenteschi; sia chi studia in conservatorio sia chi ci insegna è ormai ben dentro un mondo musicale in grande trasformazione ed è quasi normale (un tempo sarebbe stato impensabile) che ragazzi di venti – trent’anni di adesso studino contrabbasso classico dopo avere fatto esperienza in gruppi heavy metal, o suonino i brani dei Genesis dopo avere studiato Beethoven e Chopin…

Foto di Dario Coppelli

Proprio a questo proposito, e anche per fornire spunti a questi ragazzi che dovranno, dopo gli studi in Conservatorio, affacciarsi al difficile mondo del lavoro nella musica, che con molto piacere abbiamo ospitato all’interno degli Open Days il giorno 9 giugno il dibattito sul tema del lavoro degli artisti, dal titolo volutamente provocatorio “Ma di mestiere cosa fai?” organizzato da DOC Servizi con la partecipazione, tra gli altri, del Direttore del Conservatorio prof. Fernando Scafati, del Presidente del Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara Roberta Ziosi, di Chiara Bertelli di Legacoop Estense, Chiara Chiappa consulente Legacoop, Cristiano Zagatti segretario provinciale CGIL Ferrara, Alessandro Sbrogiò di DOC Servizi Venezia.

Gli interventi dei relatori hanno tutti evidenziato (con dati abbastanza sconfortanti) ciò che i protagonisti di questo settore sanno da tempo, ovvero che lo stato italiano è alquanto latitante e restio ad emettere normative a tutela del settore della cultura che tutelino in primis le figure centrali che vivono e lavorano di questo (gli artisti appunto) che in Italia, a dispetto di quanto spesso sbandierato dai nostri politici sulle tanto citate “eccellenze” non hanno alcun sostegno e inquadramento adeguato ai tempi, a parte la ormai ex-Enpals (ora INPS) che, nata ormai settant’anni fa, oggi è più uno strumento per inquadrare chi il lavoro ce l’ha già, che per favorire chi nel mondo del lavoro deve ancora entrarci.

I giovani musicisti ben raramente possono sperare oggi di entrare in un’orchestra stabile e passarci tutta la vita fino ad arrivare alla pensione, o di restare stabilmente in un medesimo gruppo orchestrale “leggero” o “da ballo”, o da “orchestrina-caffè concerto” (categorie che per l’INPS sono ancora esistenti, bontà loro…) Il musicista oggi deve autotutelarsi, e riunirsi in cooperativa può essere una soluzione; in questo DOC sta cercando di dimostrare con i fatti di essere altro rispetto alle precedenti cooperative dello spettacolo, e credo che si siano presentati al pubblico ferrarese in modo convincente. In ogni caso a mio parere resta inalterato il problema gravissimo della mancanza di comprensione del potenziale dell’industria culturale del nostro paese da parte delle istituzioni, e mi fermo qui per brevità perché dovrei parlare della vergognosa situazione dei docenti precari dei Conservatori (circa 1200) e di come siano lasciati nel limbo da oltre 15 anni nonostante più di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea…

Altro discorso rispetto alle inadempienze del sistema si potrebbe fare sulla SIAE e sulla enorme distanza fra i propositi dichiarati di “aiutare la cultura” e la realtà di un ente da sempre commissariato, colpito da numerosi scandali finanziari e fiscali, che agisce in direzioni molto spesso contrarie agli interessi di chi fa musica o la vuole promuovere, salvo ogni tanto finanziare con pochi spiccioli qualche misterioso festival letterario o premio di composizione dove compaiono altrettanto misteriosamente i nomi dei sempre “soliti noti”… Detto questo, penso che con questo dibattito  sia stata messa una prima, importante pietra su un cammino che deve certamente continuare, spingendo a partecipare al dibattito i giovani musicisti e artisti che in questo dibattito sono stati purtroppo assenti, ma che sono i veri protagonisti di queste discussioni. Come ho avuto di dire ai (tanti) spettatori delle due serate, il messaggio deve arrivare forte e chiaro a chi ci governa, senza che siano loro per primi a porci la solita domanda:

 “Ma per vivere, cosa fate?”

1 Commento

  1. roberto manuzzi scrive:

    volevo precisare che nell’articolo, quando auspico che la manifestazione “abbia maggiore sostegno da parte della amministrazione” non mi riferisco affatto alla Amministrazione del Conservatorio (infatti cito non a caso i tanti successi di tutti i dipartimenti del Frescobaldi, tutti sostenuti con risorse interne) ma, più genericamente, alla sfera della politica sia locale che nazionale. Nonostante in questi ultimi anni qualcosa si sia mosso, le attività artistiche dei conservatori italiani e il lavoro che vi svolgono i docenti sono ancora estremamente sottovalutati. Per il resto, tutto quello che ho affermato riguardo alle inadeguatezze del sistema legislativo e fiscale, come pure della gestione del diritto d’autore, sono verità purtroppo sotto gli occhi di tutti e difficilmente contestabili.

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