di Gloria Dalla Vecchia

Il simpatico alieno diventato ormai famoso, si è tolto dalla strada, si è dato una ripulita, ed ha trovato un lavoro, con la dovuta gioia di mamma e papà.
Sottoscrive la locandina dell’underground rap festival, Fe-HH, il performer Andrea Amaducci –che poco tempo fa ha inaugurato alla Porta degli Angeli “Algorithmic”, un progetto metartistico che include anche quattro serate all’insegna del rap indipendente: 1 e 29 aprile scorsi e due date a maggio al centro sociale “La Resistenza”, situato nell’omonima via di Ferrara.

«Il mio grafico di fiducia non c’era perciò abbiamo chiesto ad Amaducci di creare una locandina dell’evento» dice scherzosamente Stefano Iannelli, detto “Ianne”, giovane rapper che partecipa attivamente alle serate.

Il primo aprile, prima data del festival, siamo andati a vedere come in effetti i maggiori esponenti e «le migliori teste» del rap e di tutto il panorama Hip Hop della zona, si fossero dati appuntamento per «vivere e raccontare alla città questa realtà non solo musicale, ma anche sociale e culturale, un movimento che nasce nei centri sociali e proprio per questo, forse, spesso ghettizzato».

E è proprio al centro sociale “La Resistenza” che accade la sinergia: cantanti, ballerini, pittori, musicisti, uniti per dare vita a quella che potrebbe essere l’espressione di un disagio condiviso che merita di essere ascoltato, vissuto, poiché onesto e brutalmente vero. La Resistenza infatti condivide lo spirito aggregativo e autogestito che muove questi ragazzi.
Ad accoglierci è stato uno dei principali organizzatori dell’evento, Alessio Guglielmelli, studente di Scienze della Comunicazione, e membro attivo di Link, la rete nazionale del sindacato universitario.

«L’hip hop è un modo sano di affrontare la vita di strada, aiuta a incanalare positivamente l’energia che tutti abbiamo dentro ed è un bel modo per stare insieme.
Da quando è venuto a mancare l’High Foundation al Parco Urbano, che riuniva un po’ tutti i gusti musicali affini al rap, abbiamo sentito la necessità di esprimere attivamente la nostra passione per la musica e, a partire da noi stessi, rivendicare il diritto ad avere uno spazio in cui poterlo fare. Vorremmo che le persone ci conoscessero per gli aspetti più genuini di questo genere».

Ogni serata prevede uno sviluppo in due parti: prima del concerto si da l’opportunità all’artista di raccontare, ma soprattutto al pubblico di ascoltare, l’esperienza e il legame creatosi con l’hip hop e come questo abbia dato una svolta significativa alla propria consapevolezza e maturità artistica.

Foto di Corradino Janigro

Lo stesso Moder, l’artista di punta della prima serata, durante il momento di confronto con il pubblico prima del concerto, ha affermato: «Ecco, questo mi piace dei posti così, quando sono entrato mi hanno subito chiesto “hai mangiato?” . Ma quando mai nei locali ti chiedono una cosa del genere? Qui c’è la possibilità di vivere un’esperienza collettiva rara, la cura dei rapporti, non siamo solo consumatori. Ed è importante che spazi come questo continuino a vivere e rinnovarsi.»

Infatti proprio il primo aprile vi è stato il cambio di direttivo. Come ci ha spiegato Irene, una delle ragazze che da tempo segue, gestisce, e si impegna insieme agli altri per far si che la Resistenza continui a vivere, è importante che avvenga un cambio generazionale, affinchè uno spazio autogestito non si calcifichi in istituzione. «La Resistenza è di fatto un’associazione, con un direttivo e dei soci tesserati, di cui ne legittima la gestione l’Assemblea. È l’assemblea che prende le decisioni, e tutti i soci possono partecipare. Più che democratica: le votazioni devono risultare unanimi, non di maggioranza. I ragazzi di Link sono uno dei gruppi di soci più attivi, credono in ciò che fanno, e si sono guadagnati, con il cambio generazionale, la gestione materiale dello spazio».

Il centro sociale di Lido Adriano, il Cisim, nel ravennate, è strutturato in maniera un po’ diversa. Il Teatro delle Albe ha inizialmente occupato lo stabile, poiché chiuso da quattro anni. Dal 2009 il Comune ha dato in concessione d’uso lo spazio a Ravenna Teatro per permettere la realizzazione di iniziative sociali. Da novembre 2010 lo spazio è gestito da “Il Lato Oscuro della Costa”, il gruppo hip hop di cui fa parte proprio Lanfranco Vicari, in arte Moder, in collaborazione con Libra e con il sostegno esterno di Ravenna Teatro.

Moder in questo senso si potrebbe piuttosto definire “father” anziché “moder”, proprio per la sua attenzione e cura di alcuni ragazzi di Lido Adriano, quasi come un padre. Alessio Guglielmelli riprende: «Moder è un esempio per tutti, ora è anche in tour per “8 Dicembre”, il suo nuovo album sotto la casa discografica Glory Hole, la stessa che ha fatto emergere Murubutu e Claver Gold. La sua arte è fortemente autobiografica e averlo come ospite ha significato molto, sia a livello artistico che a livello umano, dato il suo attivismo sociale a Ravenna».

Lido Adriano, a detta dello stesso Moder prima del concerto, «è una realtà parecchio problematica, e i ragazzi hanno bisogno di un punto di riferimento in una città in cui c’è davvero poco da fare, e molto per cui farsi male.»

Lido Adriano infatti è oggi è per numero di abitanti residenti (quasi 7000) la prima frazione del comune di Ravenna. Più dell’86% dei residenti sono immigrati. La comunità più numerosa è quella macedone, composta per quasi la metà da donne, a cui seguono l’albanese, la nigeriana, la senegalese. Lido Adriano è anche la frazione con il maggior numero di minorenni e con il più alto numero di nascite del comune di Ravenna (tra i nuovi nati uno su due è straniero).

«Vorremmo che il Cisim fosse conosciuto dalle altre realtà per il messaggio che vuole trasmettere, ovvero che l’integrazione è fondamentale. È bello poter finire sul giornale per motivi diversi dallo spaccio o da altre criminalità. Questo è uno spazio condiviso, aperto a tutti, che vuole dare un senso di famiglia qualora la famiglia manchi.»

Otto dicembre, oltre ad essere il titolo dell’album di Moder, è la data di nascita dell’artista e della morte del padre. Sfoga la sua rabbia, tristezza, paura cantando. E tuttavia, non suscita mai né pena, né tristezza. Anzi, è carico positivamente di tutte le sue esperienze di vita, seppur drammatiche.
Ed è questo che cerca di trasmettere ai suoi ragazzi del Cisim. Ragazzini di 14 anni appena, ispirati dal suo esempio, salgono sul palco della Resistenza e iniziano a rappare, senza timore di essere giudicati, sfacciati, uniti, danno prova di ciò che l’hip hop ha insegnato loro. Le persone (150 durante la serata, a occhio) dentro il locale iniziano a ballare o tenere il ritmo, braccio e pugno alzati al cielo in segno di rispetto. Fuori, assistiamo a un live painting su cartone, a simulazione di un vero e proprio murales.

Durante il concerto chiedo dunque a F. che cosa pensasse dell’evento: «Ero curioso, quando ero più giovane, negli anni ’90, il panorama rap era molto più simile al punk, era molto più contro il sistema e costretto ai margini della società. È interessante vedere come invece oggi sia importante un atteggiamento più aperto, attivo socialmente e che cerca di far integrare l’idea di integrazione».

Ed è proprio così. Diverso non significa “minaccia”, ma ricchezza. L’integrazione, non solo di diverse culture, ma anche del proprio prossimo in quanto “diverso da sé”, favorisce la nascita di gran bei progetti artistici. Il già citato “Ianne” ha già contribuito in questo senso. Prima di Moder, anche lui si è esibito, portando con sé i suoi “ragazzi di Krasnodar”, meglio conosciuti come la crew Funky Falchi. Durante il concerto, ha colto inoltre l’occasione per promuovere il suo disco autoprodotto “Mi casa”, dalle sonorità aggressive, che tuttavia lascia trasparire l’importanza di proteggere la sua casa, i suoi amici, ovvero la sua famiglia.

Il 23 aprile l’ospite principale è stato Picciotto. Dal sud Italia con amore, tratta il tema del rap come azione militante. Anche lui come Moder, vuole essere d’aiuto a ragazzi di quartieri difficili, come Borgo Vecchio di Palermo. Educatore sociale, ha raccolto le storie di persone che ha conosciuto personalmente in un concept album, Storyborderline. Christian Paterniti, così si chiama il trentenne siciliano, insegna ai ragazzi a fare rap, a riscattarsi, per contrastare la dispersione scolastica galoppante.

In maggio sono previste due date, il 9 e il 30. Vi aspettano DallaLicious Live (tributo rap a Lucio Dalla) con Max Penombra e Dj Nersone che illustreranno l’arte del campionamento di una traccia audio, con beat, scratch e cori. Anche loro fanno parte de “Il Lato Oscuro della Costa”, insieme al nostro Moder.
Il 30 invece ci sarà Alfre D’ con “Il cielo si fa i cazzi suoi”, un incontro di poesia rap, un approccio simile alla Slam Poetry che ci fu al Korova Milk Bar un po’ di tempo fa. Classe ’90, da Milano, viene descritto da Rockit come «essenziale, lucido, trasparente».

Ebbene, il piccolo alieno di Amaducci ha fatto centro. Se ne sta lì ad osservare come la sua provocazione ne “Il sogno dell’alieno” di Alberto d’Onofrio – ovvero come la politica corteggi elementi di finzione in contesti reali purchè procurino visibilità mediatica – venga di fatto capovolta: elementi di realtà contestualizzati in un contesto fittizio, quale lo storytelling musicale, e di come la politica se ne interessi così poco. Tuttavia, noi in quanto media, facciamo il possibile affinchè queste realtà vengano conosciute. Situazioni a volte drammatiche, ma cariche di vita, che vogliono essere ascoltate. Se non tutti conoscono il rap, questa è l’occasione per farlo, dando un contributo al Fe-HH, un festival in grado di ramificarsi da nord a sud Italia attraverso le varie collaborazioni artistiche.

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