Giovedì sera sono stata ospite, a cena, di Andrea Amaducci e Maria Ziosi (come presentare in modo sintetico questa coppia? Non si può. Con Andrea ce la si cava definendolo genericamente “artista”, con Maria la faccenda è più complicata. Curatrice, manager, factotum, principio di realtà, stylist? Maria è molto più di tutto questo, Maria è quasi tutto). Sono tornata a casa a mezzanotte e son andata a letto più felice di quanto non fossi al mattino, appena svegliata. E questo è quello che credo accadrà a chi visiterà Algorithmic, il progettone intermediale curato dai due alla Porta degli Angeli, in collaborazione con l’associazione Evart. Quasi un happening “alla vecchia”. Credo che chi capiterà dentro all’allestimento – dal primo aprile al 31 maggio, due mesi di programmata improvvisazione – avrà modo di rilassarsi ma non troppo, di sentirsi a proprio agio eppure essere stimolato a non stare seduto, che la compostezza talvolta può servire ma la staticità mica tanto, forse mai. Avrà modo di fare dei begli incontri, di chiacchierare, di stupirsi. Di apprezzare la sobria bellezza dell’antico accesso e di restituire un senso a quell’architettura, la cui funzione è stata negata dalla storia: la Porta degli Angeli, sebbene da secoli non conduca più a nulla e nessuna strada la attraversi, tornerà finalmente a svolgere il suo ruolo di porta mettendo in relazione lo strapaese con l’internazionale, il compìto con il feroce, l’adolescenza e le mani in tasca per guardare i cantieri.

«Algorithmic è tanto, forse troppo» spiega Andrea, parlando velocissimo tra una forchettata e l’altra, mentre i piatti altrui si svuotano e il suo resta pieno perché raccontare è urgente. «In due mesi sarà quasi impossibile per chi abita qui non finirci almeno una volta. Si incroceranno pubblici molto diversi, dai ragazzini alle signore, tutti i matti della città ovviamente e i podisti, che già mentre stavo allestendo si infilavano in ogni pertugio, alcuni spiavano dentro con le mani attorno agli occhi per superare il riflesso dell’entrata a vetri. Questo succederà perché quando parlo con le persone le guardo negli occhi, non succederà per caso. Dietro Algorithmic c’è un lavoro di anni, l’esperienza ma anche le relazioni».

Il programma comprende star della mondanità estense, giovani sconosciuti ai più, nomi di rilevanza nazionale che hanno accettato l’invito di mettersi a disposizione di Ferrara, occasioni da non perdere per ricordare a sé stessi che va bene essere qui ed essere ora ma si potrebbe anche essere altrove tra cinque minuti, magari poi tornare ma prima esplorare. C’è un mondo fuori dalle mura che eccezionalmente, attraverso alcuni suoi rappresentanti (invitati da Andrea e Maria, selezionati in anni di frequentazioni, amicizie, viaggi e coincidenze) si affaccerà a salutare il microcosmo estense.

Foto di Giulia Nascimbeni

«Per tanti anni ho collaborato con il Teatro Nucleo e il venerdì sera, dopo le prove, era diventato un punto di riferimento la casa di via Prinella dove abitavo assieme a vari amici. Questo succedeva prima di Facebook, prima degli inviti agli eventi eccetera. Però il passaparola ci mise pochissimo a far conoscere quell’appuntamento, a cui partecipavano artisti, musicisti, scrittori, videomaker, umanità della più varia. Si stava assieme e si facevano delle cose belle assieme. L’idea alla base di Algorithmic viene da lì, dalla necessità di aprire uno spazio libero, anche se temporaneo, in cui le persone sanno di potersi recare per trovare qualcosa di interessante, per confrontarsi ma anche per far niente, per divertirsi. Per due mesi lo spazio della torretta diventerà il mio studio, ci sarò nel weekend tutti i pomeriggi e le sere, ma anche in settimana o la mattina sicuramente chi passerà mi troverà qua. C’è un calendario di eventi – mostre, incontri, concerti, performance – ma il resto semplicemente succederà».

Il giorno dopo, venerdì sera, ci incontriamo direttamente alla Porta degli Angeli per un veloce sopralluogo. Juri Rizzati sta provando le casse e il sinth, in vista dell’inaugurazione di sabato 1 aprile dalle 18 alle 22. Continuiamo a chiacchierare mentre Andrea si sistema in testa un casco attrezzato di ingombranti corna di daino, prova alcune pose da quadrupede addobbato di un foulard marrone a pois bianchi, sistema le locandine dentro le finestre della struttura, cerca cose, trova cose, sposta cose. «Maria in questi mesi è stata straordinaria, il suo lavoro è stato fondamentale per organizzare questo appuntamento, tra l’altro se mi vede con questo straccio addosso son sicuro che si arrabbia, ma è la prima cosa che ho trovato per fare qualche prova».

Ma cosa significa Algorithmic? «Hai presente l’algoritmo di Facebook? A Zuckerberg non interessa chi sei tu o chi è lei ma gli interessa capire cosa piace a te e cosa piace anche a lei, mettervi in contatto, e lo fa attraverso un algoritmo. L’obiettivo che mi pongo in questi due mesi è lo stesso, fare in modo che l’interesse avvicini le persone, che dall’incontro nascano idee e collaborazione, da realizzare magari proprio qui. Solo che in questo caso l’algoritmo sono io».

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