C’è un nuovo festival in città, l’ennesimo in una Ferrara che sta rapidamente riempiendo il suo calendario di appuntamenti culturali davvero interessanti, di cui molti nati dal basso. Si chiama Riapertureparla di fotografia e di posti che erano chiusi ma poi riaprono per qualche giorno appena, così da lasciarci sbirciare come sono fatti e quello che contengono. Conterranno foto, di quelle fatte bene. D’autore, come si dice in questi casi. Sette luoghi del centro storico per undici mostre fotografiche. Riaperture dice di essere un photofestival, con il ph inglese che a me fa un po’ storcere il naso ma i fotografi sono così, non hanno ancora trovato un accordo sulla loro professione: qualcuno è photographer e qualcuno fotografo, così anche i festival possono essere scritti in vario modo e a noi è toccato il ph. Comunque è il primo nella città estense almeno da quando ne ho memoria io, che inizio ad avere più anni che capelli sulla testa. Gli vogliamo un po’ bene perché, come nel caso di Interno Verde, è organizzato da un gruppo di amici che fanno parte della nostra redazione da sempre, capitanati dal photografo Giacomo Brini, ideatore del photofestival.

QUANDO? – Si comincia questa mattina. Questa prima edizione si terrà nel weekend dal 17 al 19 marzo 2017 e sviluppa un progetto di ricerca espressiva che scorrerà su un duplice binario: la riapertura di spazi dimenticati della città e la riapertura di quesiti sopiti che le immagini andranno a smuovere. L’obiettivo è creare una connessione diretta tra spazio urbano e fotografia. Non è sicuramente il primo festival a Ferrara che vuole “compenetrarsi” nel tessuto sociale e produttivo locale, ma è il primo che va a riaccendere una luce sui luoghi commerciali (e non) oggi chiusi. Là dove la crisi economica, le circostanze dei nostri tempi hanno fatto abbassare saracinesche e chiudere porte, è possibile con un festival illuminare di nuovo spazi inutilizzati della città, come negozi e i luoghi che hanno perduto la loro funzione originaria?
Le mostre saranno aperte nei tre giorni dalle 10 alle 19, il biglietto di ingresso per l’intero festival costa 13 euro, 10 euro se acquistato online qui (ci sono tante riduzioni, qualche tessera magari l’avete e risparmiate!).

IL TEMA – La prima edizione di Riaperture ha per tema i luoghi comuni. Per smontarli e farli a pezzi: nessuno si farà del male, ma molti potrebbero perdersi, e ritrovarsi dove non pensavano di poter arrivare. Per vivere un’esperienza di riapertura sia fisica, nei luoghi scelti per esporre, sia surreale, nei luoghi comuni in cui si è persa la nostra consapevolezza. Per essere consapevoli della realtà in cui fotografiamo, viviamo, amiamo.

I LUOGHI – Ma dicevamo i luoghi: sono sette e riaprono nuovamente dopo lungo tempo solo per questi pochi giorni, ripuliti dal grigiore in cui versavano.

Si parte e si arriva da un’ex caserma dei Vigili del Fuoco, quella di Factory Grisù in via Poledrelli, che di fatto ha riaperto qualche anno fa ed oggi è più che mai operativa, ospitando tra le altre cose anche la nostra redazione. Dopo qualche passo si arriva in un palazzo ad angolo, anche un po’ depresso, diciamolo: è chiuso da una decina d’anni e la facciata di mattoni non può nasconderne l’antico uso, sede di un istituto pubblico (Case Popolari, per la precisione), ma dalla fondamentale valenza sociale. Le tapparelle consumate dagli inverni e dal sole sono pronte a riaprirsi e farvi entrare per scoprire le storie esposte in fotografia. E poi, disperdendosi per una Ferrara che a marzo già inizia a profumare di primavera, finirete dentro palazzi estensi, un’ex attività commerciale, un ex storico pub che è stato rimesso a nuovo per scrivere una nuova pagina della sua storia. Vi capiterà di finire dentro un auditorium del conservatorio della città: chiuso da tanti, troppi anni, per via di una necessaria bonifica dai pannelli di amianto, un tempo usati per le loro capacità di insonorizzazione.

E per finire, un luogo di Ferrara non così ignoto ma aperto davvero di rado. Grazie al Museo di Casa Romei, e al Gruppo Archeologico Ferrarese che dallo scorso anno ha deciso di curarne le (ri)aperture. Stiamo parlando del cosiddetto “Giardino segreto” di Casa Romei, il secondo cortile della storica dimora in via Savonarola, oggi sede museale, che non ha nulla da invidiare al celebre fratello maggiore punto di partenza del percorso di visita tradizionale.

LE MOSTRE, IN BREVE

Sono aperte quasi tutte negli stessi orari, tenete d’occhio dove si trovano e organizzate il vostro itinerario, si può girare a piedi con grande facilità e vi verrà data una comoda mappa per chi è poco pratico di Ferrara.

La gente arriva, si diverte, gioca, ride. Poi la luce si spegne, la gente se ne va. Rimangono loro: quelli che ci fanno divertire, che di ridere ne hanno molto meno voglia. Barbara Baiocchi ci porta dentro il mondo dei giostrai, dove la vittoria è tutt’altro che scontata. Anzi: è solo un luogo comune.
Gianni Celati descriveva così la via Emilia: «E di notte sulla lunga strada non si vedono mai molte stelle, perfino ci si dimentica che in altre zone del pianeta i cieli fittamente popolati di luci sono uno spettacolo normale». Le stelle e le luci, sulla via Emilia, illuminavano, ieri come oggi, le piste delle discoteche: e quel grigiore esterno, luogo comune della Bassa, veniva smentito dal sudore a intermittenza all’interno dei locali da ballo. Disco Emilia sarà in mostra con immagini di Gabriele Basilico, Andrea Amadasi, Hyena Photographer e Arianna Lerussi. Ospitata, per assonanze, nell’Auditorium del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara riaperto dopo anni apposta per l’occasione. Balliamo?
«Pensavo di conoscere mia sorella, ma non è così»: Monia è il progetto di Giovanni Cocco dedicato a sua sorella disabile. In un’intervista alla CNN, Giovanni spiega come il mondo della disabilità sia «diverso, non peggiore degli altri». Per smontare anche questo luogo comune, il progetto sarà esposto nel giardino segreto di Casa Romei: il più intimo della dimora per un intimissimo viaggio nella vita di Monia. Gli orari di apertura sono diversi: Venerdì 17 dalle 14 alle 19.30, sabato 18 dalle 10 alle 19.30 e domenica dalle 9 alle 17.
Riaprire gli occhi su luoghi che crediamo di conoscere. La Valle del Sacco, fuori Roma: l’uomo l’ha inquinata, uno pensa che la natura sia piegata. E invece, Simone D’Angelo ha scoperto che è lei, ad avere l’ultima parola. Se si riaprono gli occhi sui luoghi comuni, finisce che non sappiamo più bene dove siamo finiti. “I must have been blind” e le sue sorprese saranno esposte nel weekend a Ferrara.
Quanto può essere difficile la vita di una ragazza non udente? Ambra vive, per smentire i luoghi comuni, lottando ogni giorno contro i pregiudizi sulla disabilità e l’essere donna. Danilo Garcia Di Meo racconta la vita di Ambra nel progetto ‘What?‘, in mostra in via Garibaldi 1. Energia pura.
Brescia, circonvallazione esterna. Ma potrebbe essere il ring di qualsiasi città del mondo. Ogni palazzo parla la sua lingua, e ci sembra di non capirla mai: le periferie, dice il luogo comune, «sono tutte uguali». Francesca Ióvene ci smentisce e ci porta in un viaggio circolare ai confini delle due anime di una città, il dentro e il fuori: luce e vita divampano anche dai muri.
Ripeti una parola all’infinito e il senso si sfalda: così L’Aquila diventa Aliqual. Cosa rimane di una città sconvolta dal terremoto? Non c’è più niente da fare, dice il luogo comune. Massimo Mastrorillo accende la luce su una realtà confusa «tra macerie e pezzi di vite che nessuno torna a prendersi»: dove si ricompongono e si animano impreviste forme di esistenza.
Israele, Palestina: luoghi che le cronache narrano da anni arrivando quasi a spersonalizzarli. L’umanità e la diversità umana invece continua a pulsare, sempre. E così, camminando per le strade di quei paesi, iniziano ad apparire cerchi, linee, tratti che delimitano lo spazio vitale di ciascuno di noi. La libertà negata che continua a definirci, la libertà che ci ricorda chi siamo, nonostante tutto. P|P|P| Place planner project è la visione di Sara Munari dello spazio vitale attorno a noi.
Col telefonino si fanno solo foto inutili. Invece Luis Leite smentisce questo luogo comune figlio della velocità folle di questi tempi e cattura tutto quello che merita la sua attenzione. Dentro ci finisce tutto, perché tutto, in fondo, ci cattura. Il difficile è scegliere.
Per strada è la vita vista da Luis Leite: in mostra all’Ex Istituto Case Popolari.
‘Gli amanti’ di Magritte si baciavano con il volto coperto, paradosso di una passione che si ferma sul più bello, l’ostacolo dell’identità. Anche gli oggetti, come i corpi, si nascondono e celano le loro forme: e quanto di più lontano dall’umano possa esserci, l’inanimato, sovvertisce il luogo comune degli oggetti spersonalizzati. Anche le cose indossano delle maschere.

Perdita d’identità è il progetto di Luana Rigolli che toglie i vestiti agli oggetti. Sarà in mostra nell’ex negozio di via Garibaldi 1.

Charleroi, la Città Nera, è una cittadina vicino Bruxelles, simbolo dell’intera Europa: un tempo sogno di integrazione e benessere, oggi crocevia di generazioni e malessere. Un viaggio alle radici delle nostre identità che ci costringe a guardare in faccia le contraddizioni della comunità in cui viviamo, oltre i luoghi comuni, ascoltando i battiti del cuore nero dell’Europa.

Le Ville Noire sarà in mostra dalle 10 alle 18 a Palazzo Prosperi-Sacrati, splendido edificio estense ancora in attesa di essere restaurato ma riaperto in occasione di Riaperture Festival.

EVENTI COLLATERALI – Il programma completo include anche workshop per grandi e piccini, incontri, un reading a Ferrara OFF e letture del portfolio. Tra le cose da segnalare senz’altro la speciale proiezione del documentario di Elisabetta Sgarbi dedicato all’opera di Luigi Ghirri. Se sabato alle 18 avete tempo di fare un salto al cinema Boldini non perdetelo!

1 Commento

  1. silvana onofri scrive:

    Non perdete l’occasione di entrare in quello che resta del primo palazzo fondato da Francesco da Castello nell’Addizione Erculea. Le Ville Noire sarà in mostra dalle 10 alle 18 a Palazzo Prosperi-Sacrati, riaperto in occasione di Riaperture Festival.
    Non perdete l’occasione di saperne di più su Palazzo cliccando su http://www.liceoariosto.it/archeologia/materiale/I.1%20Quel%20luogo%20potrebbe%20essere%20ricco%20di%20sorprese…,%20Silvana%20Onofri.pdf

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