Se abitate a Ferrara e ascoltate musica jazz il nome di Tommaso Cappellato verosimilmente l’avete già incrociato, perché dal Torrione è passato diverse volte – l’ultima esattamente un anno fa, lo scorso febbraio, assieme al Carlo Atti Superbalance 4et. Può essere però che di jazz non ve ne intendiate per nulla eppure il suo nome in qualche modo vi suona. Come mai? Perché Tommaso, batterista ma non solo, si spende da anni nei contesti e nei generi più diversi. L’ho incontrato qualche settimana fa al Jazz Club, suonava Dave King e faceva freddissimo, fuori. Dentro si stava bene e abbiamo chiacchierato di medicina ayurvedica, negozi dell’usato padovani dove trovare dei bei maglioni a cinque euro e dell’immaginario afro saccheggiato da americani e europei – «è un argomento veramente delicato» -. Tra mille divagazioni siamo anche riusciti a fare quello che dovevamo fare: raccontarvi cosa presenterà questa sera all’evento speciale organizzato dai ragazzi di REVERB:

Cosa significa Aforemention?

Aforemention è una parola inventata, significherebbe sovracitare ma questo verbo nella lingua inglese non esiste.  Esiste solo l’aggettivo riferito al passato: aforementioned, sovracitato. Afore è una forma arcaica di before, serve a indicare ciò che viene prima. Mention si può tradurre come citare ma tra i suoi sinonimi c’è anche onorare. Il senso del progetto che porto avanti sta tra questi due concetti, tenuti assieme dal neologismo: onorare ciò che è venuto prima, utilizzando una forma nuova.

Com’è nato questo progetto? Di cosa si tratta?

Ho sempre suonato la batteria con tanti gruppi diversi, principalmente jazz ma non solo. Aforemention per me ha rappresentato e rappresenta tuttora una sfida importante. E devo dire che il percorso all’inizio non è stato facile e nemmeno immediato. Tutto è cominciato nei primi mesi del 2014, con l’idea di suonare dei concerti in acustico da solo. Si è sviluppata col tempo verso l’elettronica: è un mondo che bazzico da parecchio, soprattutto in campo sperimentale. Ho avuto spesso a che fare sia con dj che con produttori. Una volta all’anno, ormai da anni, suono in Italia o in Europa assieme a Rabih Beani, conosciuto come Morphosis. Questi incontri mi hanno catapultato verso una dimensione trasversale al jazz, molto stimolante. Ho cominciato ad acquistare strumentazione e a registrarmi, avevo bisogno di capire i mezzi che avevo a disposizione, come funzionavano e cosa avrei potuto tirarci fuori. Mi hanno aiutato sicuramente sia l’esperienza da musicista, sia gli innumerevoli ascolti. E ho fatto di necessità virtù: ho lavorato con strumenti decisamente semplici, quelli che potevo permettermi, ma sono assolutamente soddisfatto.

Dall’album al live, cosa succede? Cosa cambia?

La sfida nella sfida è stata rispondere alla domanda: come rappresento Aforemention? L’album è un pacchetto chiuso, il live ha bisogno di un approccio diverso, oltre che una serie di vincoli tecnici. Per trovare la risposta adatta mi sono fatto consigliare da amici e colleghi musicisti. All’inizio ho pensato: mi registro dal vivo e mi mando in loop ma la tecnica del looping è tutt’altro che scontata. Va studiata, è come imparare a suonare uno strumento.

Aforemention, spiegavi, sta a metà strada tra il passato e il futuro, tra la consapevolezza di ciò che musicalmente ci ha preceduto e la volontà di guardare avanti. Chi vuoi omaggiare in questa sovracitazione?

Sono cresciuto musicalmente a New York, dove ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare con dei maestri incredibili, legati alla più forte e importante tradizione jazz. Da Harry Whitaker a Michael Carvin. Sono stati degli insegnanti fondamentali ma non solo, sono stati soprattutto dei mentori: hanno toccato la mia anima. Mi hanno aiutato a capire in modo più concreto e profondo come e quanto la musica non possa ridursi ad un approccio espressivo, ma vada riferita a un approccio filosofico ed esistenziale più profondo. La lezione più importante che ho imparato da loro è che non bisogna mai sacrificare l’emozione alla tecnica. Meglio osare e buttarsi da un burrone piuttosto che essere sempre puliti e perfetti ma contenuti e pacati, troppo cerebrali.

La serata Reverb all’interno della quale ti esibirai rappresenta sicuramente un momento particolare nella storia del Jazz Club, un momento di grande apertura nei confronti di altri linguaggi e altre generazioni. Tu che sei abituato a suonare al torrione indossando “altri vestiti”, cosa ne pensi?

Penso che avere nella propria in città un posto così sia un lusso. Anzi, la parola lusso non mi piace. È un privilegio, non indifferente. Perché oltre alla bellezza della location e alla qualità della programmazione il Jazz Club è soprattutto un luogo di aggregazione, dove crescono solide amicizie tra gli artisti, dove sono nate tante formazioni. E questo dipende dall’atmosfera che hanno saputo creare i ragazzi che lo gestiscono, io li adoro perché sono stati capaci di creare un posto veramente inclusivo, dove possono confrontarsi realtà anche molto diverse. Dagli autoctoni agli ospiti internazionali più celebri e riconosciuti. C’è un grandissimo rispetto nei confronti dei musicisti, un approccio veramente unico. E ogni volta che vengo qui a suonare o ad ascoltare un concerto trovo nuove idee, oppure vengo coinvolto in nuovi progetti. Conoscendo la programmazione abituale del Club non mi sono mai fatto avanti per presentare Aforemention, mi sembrava troppo distante. Quando Raffaele Costantino mi ha contattato per chiedermi di partecipare alla serata curata dai ragazzi di Reverb, ho pensato che Betto – Francesco Bettini, direttore artistico, ndr – per l’ennesima volta è riuscito a stupirmi.

Tre ascolti consigliati a chi vuole entrare nel giusto mood, in vista del tuo live?

La serata Reverb al Jazz Club comincia tra poche ore: dalle 19.30 apre la biglietteria, alle 20 si comincia a fare sul serio – con aperitivo e selezione musicale curata da Raffaele Costantino, storico conduttore di Musical Box su Radio Due, dj e producer, conosciuto anche come Dj Khalab. Sempre Costantino alle 21 presenterà il suo nuovo libro, pubblicato da Arcana Edizioni: “Storia di una playlist / Playlist di una storia”. Alle 22 live set di Tommaso Cappellato, alle 23 djset con il duo napoletano Nu Guinea, dalle 24 a chiusura djset di Costantino.

Chi fosse curioso di conoscere meglio da dove nascono le serate REVERB – quella di oggi è la terza, dopo le prime due organizzate a giugno e a settembre rispettivamente nel cortile del Castello Estense e nella corte di Palazzo Crema – qui c’è l’intervista di Listone Mag agli organizzatori.

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