Rimossi dalla mente i pranzi luculliani tipici delle feste natalizie, durante i quali si tende a inzeppare i fisici rinnegando qualsiasi forma di salutismo, possiamo ora tornare a parlare di cibo. Non aspettatevi però un elogio alla già celebratissima cucina ferrarese e neanche il racconto di un altro blasone gastronomico della città. Questa volta vogliamo parlare delle cucine altre che si possono trovare a Ferrara, ovvero di cucina etnica. Andiamo con calma però, gli ingredienti di questo viaggio non sono ancora del tutto svelati. Non si parlerà infatti di cucina etnica che si trova nel ristorantino “giusto”, nascosto tra le vie del centro storico, e nemmeno di quella che si può degustare attingendo da un rullo continuo con i piattini colorati in aperti spazi commerciali.

Il nostro è un piccolo viaggio culinario tra alcuni alimentari etnici della zona GAD di Ferrara, in occasione del progetto Backup di un Quartiere. In questi negozi si possono trovare assortimenti di cibi difficilmente reperibili in altri luoghi. Appassionati di cucina e non, per sperimentare a casa piatti etnici con prodotti tradizionali, in questi negozi troverete quel che vi serve e anche molto di più. Ma si sa: se è etnico, non può anche essere a chilometro zero!

Il tour enogastronomico comincia nel negozio ucraino di via Cassoli, l’unico negozio ucraino dei paraggi, e gestito da Roman, uomo di inconfondibili origini russe. Roman ha aperto questo negozio nel 2014, dove una volta c’era uno studio di grafica. I suoi clienti sono soprattutto ucraini e russi, mentre gli italiani comprano principalmente farina, sale, coca cola, pasta, poco altro. “Gli italiani che comprano prodotti ucraini lo fanno perché hanno già sperimentato qualche specialità grazie ad amici o compagni, fidanzate”. Acquista i suoi prodotti da grossisti francesi e anche spagnoli, oppure direttamente dall’Ucraina. Non solo cibi ma anche dvd in russo, matrioske (immancabili!) e tanti tipi di vodka (immancabile!). Non si può uscire senza prima aver chiesto quale sia, secondo lui, la vodka più buona: “Absolut è la migliore. Non dà fastidio alla testa il giorno dopo”. Ed ecco la ricetta da provare a casa, veloce veloce: aringa affumicata, con pane nero e vodka al peperoncino. Roman ci saluta con un ultimo consiglio sul consumo di vodka: “Per far passare la sbronza bisogna bere il liquido della salamoia dei cetrioli”. Per i più ehm, temerari. 

Foto di Francesca Susca

Poco lontano dal negozio di Roman, si trova una macelleria marocchina gestita da Mohammed, imprenditore che da dieci anni lavora a Ferrara perché, come ci dice lui, “è una città piccola e tranquilla”. C’è tutto quello che ci si può aspettare di trovare in una macelleria marocchina: carne ḥalāl, tantissimi tipi di spezie e tè, burro d’arachidi. Sorprende che venda anche coperte ma del resto “d’inverno fa freddo” e il bravo commerciante soddisfa le esigenze dei suoi clienti. Nel suo negozio si trova anche la tajin, piatto di terracotta in cui viene cotta la carne. Ecco come fare: si mette nella tajin la carne, o di pollo o agnello, a pezzi con le cipolle, il pomodoro e le spezie. Si mette sul fuoco per 40 minuti/1 ora senza dover far altro. Vende anche la teiera per servire il tè alla menta e ci spiega che quando lo versano tirano in alto la teiera muovendola su e giù verso la tazza per far venire più schiuma, così è più buona. Usciamo dal negozio che è ormai tardi la sera e Mohamed ci omaggia di una lattina di ginger beer, ottima per preparare il moscow mule.

Proseguendo lungo via 4 Novembre si arriva al negozio Made in China che, diversamente da quanto possa suggerire il nome, non solo vende cibi cinesi ma anche cibi provenienti dalle Filippine, dal Niger e dalla Thailandia. La signora alla cassa, molto sorridente, che preferisce rimanere anonima e per comodità chiameremo Lin, non accorda il permesso di fare foto: un vero peccato perché le confezioni di prodotti cinesi sono un tripudio di colori. Non ha tanta voglia di spiegarci cosa vende e ci invita, sempre sorridendo, ad andare a chiedere negli altri 8/9 negozi nigeriani che ci sono a Ferrara. Da Lin gli italiani vanno per comprare solo il riso e le alghe per il sushi. Giriamo tra i banconi e notiamo che la maggior parte di olio nigeriano è olio di palma, in confezione da due litri. Vende anche la pasta di riso per fare gli spaghetti: come una sfoglia che poi si taglia sottilissima. I suoi clienti sono principalmente nigeriani e ci dice che “i nigeriani mangiano solo la carne fritta in vendita in piccoli sacchetti (tipo pocket lunch), una birra e basta, mentre il cibo cinese te lo devi cucinare a casa”. Non riusciamo a strapparle una ricettina cinese, ci dice solo che usano tanto la vaporiera di legno e ci accompagna alla porta, sorridendo.

Foto di Giulia Paratelli

Siamo poi stati da Royal che gestisce un’alimentari all’inizio di viale Cavour. Royal è del Bangladesh, è arrivato in Italia quasi vent’anni fa e ha sempre lavorato facendo le stagioni negli stabilimenti balneari di Spina, dove ha conquistato la fiducia di tanti ferraresi grazie al suo lavoro. Più che parlare di cibo si finisce a parlare della zona e dei suoi problemi. Da un anno ha aperto il negozio di alimentari, frutta e verdura, dove vende solo cose italiane, niente di particolare o di straniero perché “per importare dall’estero bisogna avere soldi… quelli li hanno i cinesi, qui ho solo cose d’Italia.” Lì dov’è non si trova bene – “vorrei stare in una zona più tranquilla” – e sta già meditando di prendere un locale in un paese fuori Ferrara. Non gli piace la zona, alcuni entrano da lui e non vogliono pagare, o provano a pagare meno. Teme, come è successo al commerciante vicino a lui, che gli rompano una bottiglia di vetro in testa. Non vuole che le persone si fermino a bere o a trafficare davanti al suo negozio: “qui davanti a casa mia tengo in ordine, non voglio problemi perché pago le tasse, le bollette, le spese, un dipendente, tutto… e se ho bisogno di una mano mi basta chiamare delle persone che mi conoscono e mi aiutano perché sanno come sono”.
Royal esordisce con “io non sono figo, ma sono figo dentro, perché so come devo fare le cose per farle bene e poter continuare a lavorare per vivere qui”. Ha le idee chiare. “A me non piace buttare le cose, vengono delle persone che hanno delle difficoltà a comprare qualcosa in più da mangiare, anche degli studenti giovani, che hanno imbarazzo a chiedermi alcuni alimentati. Allora se c’è qualcosa che è vicino alla scadenza io lo regalo, non voglio buttare le cose da mangiare”.

Dopo l’incontro con Royal ci spostiamo in via Darsena. Per ultimo conosciamo Alì, anche lui del Marocco, da molti anni in Italia. Da vari mesi gestisce una macelleria islamica insieme ad un socio. Alì ci illustra meticolosamente e orgogliosamente ogni prodotto che vende: dal succo di mango, ai datteri della Palestina, alle olive del Marocco e ci offre dolci fatti in casa a base di cocco. Anche da lui si può trovare un vasto assortimento di spezie, tè, legumi, carne ḥalāl. Alì si rifornisce “soprattutto da grossisti francesi, perché del resto è da molte generazioni che in Francia c’è una grande comunità marocchina”. Nelle sue parole grande passione per il suo lavoro e per la ricercatezza dei cibi che vende per far conoscere la tradizione del suo paese d’origine. “Tante famiglie italiane sono mie clienti, con loro ha un ottimo rapporto di fiducia perché sanno che vendo solo cose buone e sane”.

Si conclude così il nostro breve viaggio nei negozi alimentari nel quartiere Giardino, tutt’altro che privi di sorprese. Se siete veramente amanti della cucina etnica, non di quella svenduta a suon di promozioni “all you can eat” ma nascosta negli angoli della città, fate un giro in questi negozi. Potrete trovare pane per i vostri denti.

Ps. Alla conclusione di questo breve sunto mi chiedo: quanti veri ferraresi inside, fermi estimatori della cucina estense, fedeli amanti dei cappellacci e della salama da sugo, sono arrivati alle fine di queste righe?

8 Commenti

  1. Anna Rita scrive:

    Io sono arrivata alla fine di questo articolo!!!!

  2. Anna Rita scrive:

    …farò presto una visita nel negozio marocchino di via Darsena poiché ho “respirato” entusiasmo e SANO SPIRITO DI INTEGRAZIONE nel leggere l’articolo.
    Grazie mille.

  3. Florio Piva scrive:

    Le attività gastronomiche etniche sorgono a poco a poco qua e là poi un giorno ci accorgiamo che sono tante. Ciò è naturale e logico, Perché sorgono? Perché si sviluppano? Progressivamente aumentano i consumatori di questo tipo di cucina,non certo perché gli italiani si convertono alle consuetudini culinarie sconosciute. Non meravigliamoci dunque, le ragioni di tutte queste mutazioni di costume sono evidenti. Questo avviene su tutto il territorio nazionale per cui stiamo veramente assistendo ad una trasformazione progressiva ed inesorabile.Tra non molto, di coloro facenti parte della mia generazione, non resterà traccia, quindi non mi pongo il problema più di tanto. Mi dispiace invece tantissimo per i nostri figli e a maggior ragione per i nostri nipoti che non sapranno che cosa è una Salumeria, una Macelleria,con quegli immacolati teli bianchi che avvolgevano l montanti dell’ingresso, oppure conoscono per sentito dire come una favola, che un tempo c’era un furgone attrezzato che preparava all’istante un tiepido e croccante filoncino con la porchetta, magari nei pressi di una osteria dove si poteva bere un bicchiere di buon vino.

  4. Blizzard scrive:

    Sono un vero ferrarese inside, fermo estimatore della cucina estense, fedele amante dei cappellacci e della salama da sugo, che è arrivato alle fine di queste righe. Tiè!

  5. Anna Maria Moro scrive:

    Ottima idea quella di scrivere questo articolo. Non sono ferrarese,ma adoro sia la cucina ferrarese che quella etnica. A quando una mappa di negozi e ristoranti etnici, magari segnalati dai lettori? Io comincio con il negozio ucraino di contrada Mirasole angolo Arianuova. Oltre alle specialità alimentari offre servizio di fax, fotocopie, collegamento internet e telefono. E’ aperto fino a tarda sera anche di sabato e di domenica. Una vera fortuna per chi abita lì vicino… come me!

  6. Menenio scrive:

    Amo la nostra cucina ferrarese ma senza eccedere e sicuramente passerò in rassegna i negozi che avete citato. La cucina etnica ha prodotti che incontrano spesso il mio gusto e quello della mia famiglia: cus cus, te, datteri, spezie ecc.

  7. Gi. Bi. scrive:

    Leggo: “Dalla signora in cassa non riusciamo a strapparle una ricettina cinese, ci dice solo che usano tanto la vaporiera di legno e ci accompagna alla porta, sorridendo”. A metà del mese in corso è stato effettuato un sequestro preventivo per la cella freezer dove erano custoditi diversi alimenti congelati in cattivo stato di conservazione. In seguito, da notizie di stampa, si prospettavano altre verifiche. Solo per la precisione.

  8. Roberto scrive:

    Fantastici tutti questi negozietti dove da molti anni faccio man bassa di spezie e prodotti per le mie ricette di cucina indiana e mediorientale di cui in famiglia siamo grandi estimatori. Roberto

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