Chiudete gli occhi e immaginate di avere tra le mani la chiave che apre un piccolo scrigno, uno scrigno ricolmo di sale dai soffitti decorati e di stupende opere d’arte. Siete curiosi, vi girate la chiave tra le dita. Fate un bel respiro e apritelo. Lasciatevi abbagliare la mente e il cuore dal suo magnifico contenuto.

Lo scrigno che avete a portata di mano è la Pinacoteca Nazionale di Ferrara. Si trova al piano nobile del Palazzo dei Diamanti, in Corso Ercole I d’Este, e vi si accede tramite uno scalone monumentale, posto nel cortile interno del palazzo. Per quanto riguarda la chiave… è sempre stata con voi. Basta munirsi di un po’ di tempo e tanta curiosità.

La raccolta di opere che formano il cuore della Pinacoteca risale agli anni trenta del XIX secolo quando, dopo il dominio napoleonico, molte chiese ferraresi erano state soppresse e le opere contenute rischiavano di disperdersi o venire abbandonate all’incuria. L’illuminata municipalità ferrarese del tempo decise allora di recuperarle e arricchire la raccolta che andava formandosi, comprando pezzi provenienti da collezioni private. Questo primo nucleo trovò la sua sistemazione definitiva al piano nobile del Palazzo dei Diamanti, antica residenza estense acquistata dal comune dagli ultimi proprietari, l’illustre famiglia Villa.

Gli ambienti del palazzo si prestavano perfettamente allo scopo e man mano che la collezione cresceva e si arricchiva,  anche grazie a donazioni private, verranno modificati e ripensati con nuovi allestimenti. Grazie a questa imponente raccolta, formata da circa 400 opere, il visitatore riesce a farsi un’idea concreta ed esaustiva dell’evoluzione pittorica emiliana, ed in particolare di quella ferrarese, avvenuta tra il XIII e il XIX secolo.

Le stanze della Pinacoteca – Foto di Giacomo Brini

Purtroppo, moltissime opere commissionate dalla corte estense hanno lasciato la città nel corso dei secoli. Quello che oggi  rimane è però senz’altro degno di essere ammirato e valorizzato e lascia intravedere quel “paradiso perduto” che fece grande Ferrara nel Rinascimento e non solo.

Solo per citare qualche nome, nella Pinacoteca vi sono opere di: Cristoforo da Bologna, Simone de’ Crocefissi, Cosmè Tura, Ercole de Roberti, Guercino, del Bastianino, del Garofalo, di Dosso e Battista Dossi, dello Scarsellino, Carlo Bononi… e c’è addirittura un piccolissimo Mantegna!

Nel ottobre di quest’anno, la Pinacoteca si è mostrata a tutti in una nuova e scintillante veste. Questo scrigno prezioso ha infatti subito notevoli interventi strutturali, e altri sono previsti nei prossimi anni.

L’evento sismico del 2012 aveva gravemente danneggiato la parete del piano nobile su cui era ancorato il polittico di S. Andrea o polittico Costabili, opera di grande valore artistico che vide la compresenza di Benvenuto Tisi da Garofalo e del più giovane Giovanni di Niccolò Luteri, meglio noto come Dosso Dossi.

Guardando all’insù – Foto di Giacomo Brini

Quest’ala del palazzo è la più suggestiva e ricca di decorazioni. I soffitti di queste sale furono decorati sul finire del XVI secolo e ospitarono, tra gli altri, Cesare d’Este, cugino di Alfonso II, e sua moglie Virginia de’Medici. Proprio per propiziare questa coppia nel difficile e cruciale compito di generare un erede, le stanze furono ornate da fregi e immagini benauguranti, in gran parte rimosse e trasportate a Modena dopo il passaggio del ducato sotto il controllo dello Stato Pontificio.

Grazie all’intervento della soprintendenza sono stati prontamente avviati dei lavori statici, atti a rimettere in sicurezza quest’importante ala del complesso e, nell’occasione, sono stati predisposti un nuovo sistema di illuminazione, climatizzazione e di sicurezza.

La Dott.ssa Bagnoli, direttrice delle gallerie Estensi, subentrata nel febbraio del 2016 nella gestione della Pinacoteca di Ferrara, ha deciso di affiancare all’intervento strutturale in atto una nuova soluzione espositiva, in grado di valorizzare anche sale della Pinacoteca non soggette agli interventi più invasivi.

Pertanto, durante il percorso di visita, si incontrano spazi ancora non restaurati, se non nell’assetto delle opere; altri in cui si è intervenuti solo parzialmente, con nuove didascalie e colori alle pareti. Infine, nell’ala detta di Biagio Rossetti, dove gli interventi sono stati completati sia sul piano estetico che strutturale, si riesce a farsi un’idea di come potrà presentarsi l’intero complesso in un prossimo futuro.

In questi ultimi ambienti, i nuovi vibranti colori delle pareti attraggono e rasserenano, cambiando tonalità a seconda dello scorrere del tempo ed intonandosi al sottofondo cromatico dei dipinti. Le didascalie, rigorosamente tono su tono e dai raffinati caratteri bianchi, non invadono ne deturpano lo spazio, offrendo poche ma chiare indicazioni al visitatore. Lo stesso vale per i pannelli informativi, che sfruttano addirittura spazi mai valorizzati in precedenza (uno ad esempio è posto su una porta di servizio).

Dettagli che ricorrono – Foto di Giacomo Brini

Le opere stesse sono state ricollocate rispettando criteri di unità stilistica e temporale, i quali ben si addicono ad un luogo il cui fine è quello di educare, oltre che intrattenere. L’illuminazione e l’impianto di climatizzazione, hanno finalmente assunto un aspetto ed una efficienza adeguati ad un luogo che può e deve rivaleggiare con le maggiori raccolte in giro per l’Europa. Tutta la ricchezza artistica presente in questi luoghi aveva bisogno di essere valorizzata e tornare a risplendere e, proprio grazie ai nuovi allestimenti, questo risultato appare pienamente raggiunto.

Anche il visitatore più distratto può finalmente entrare in contatto con le grandi tele, avvicinandovisi senza timore. La mediazione tra il fruitore e le opere, fondamentale specialmente per raccolte di arte antica, appare pienamente riuscita grazie a pochi ma intelligenti accorgimenti che, oltre a svecchiare,  contribuiscono a rendere più piacevole ed accogliente l’atmosfera.

In conclusione possiamo auspicarci che tutto il Palazzo dei Diamanti venga presto ripensato e opportunamente ristrutturato, così da poter mostrare a pieno il suo grande potenziale e supportare, tramite uno “scrigno” degno, i tesori che custodisce.

In questo augurio rientra naturalmente anche il piano terra dove sono ospitate le mostre temporanee, da tempo un’indiscutibile eccellenza ferrarese, e che necessità di venire adeguato a standard più moderni e consoni al grande afflusso di visitatori che accoglie ogni anno.

2 Commenti

  1. LUIGI COLUSSI scrive:

    Sei veramente brava ma allarga i tuoi percorsi anche alle vie più larghe così da poterti saziare anche delle bellissime visioni di tutta la nostra città !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  2. Carla Lanfranchi scrive:

    Grazie!!! ho condiviso l’articolo (molto ben fatto) su FB, perchè i tanti amici, ferraresi e non, conoscano questa meraviglia poco nota ai più. E’ un bel regalo di Natale!

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