di Alida Nepa

“Lava, lava le scodelle, per mangiar le tagliatelle,
lavale ben, lavale mal, butta l’acqua in tal canal”

Il Canal, oltre che nella popolare filastrocca, ritorna spesso negli amarcord dei ferraresi: “Attento che caschi nel canale” oppure “Dove vai a pesce? In tal canal”. Niente contro i canai, ma è arrivata l’ora di recuperare l’onore dei corsi d’acqua cittadini.

Tempo, memoria storica, documentazione e proposte recentissime stanno finalmente facendo uscire dall’anonimato i canai che attraversano Ferrara, restituendo loro un’identità precisa e unica: si chiamano fiumi e sono rami deltizi del Po, il maggior fiume italiano. Lo sapevamo? Ma sì, solo restava, a me almeno, un dubbio: possibile che siano Veri Fiumi? E che addirittura Ferrara sia una città Fluviale?

Il salto di qualità da Canali a Fiumi invece c’è stato e buona parte del merito va ai brillanti progetti nati quest’anno da “Smart Dock”, dei quali si è già parlato molto sulla stampa locale: voglio ricordare la bella mostra ancora aperta a Palazzo Savonuzzi in via Darsena 57 – fino a sabato 17 dicembre (ma è in programma una visita guidata domenica 18 alle 10:30) – “Volano bene comune”, ricca di documenti e foto storiche; notevole anche “Fiume in classe”, un originale percorso didattico creato con alcune scuole; e potremo mai dimenticare gli affollatissimi giovedì estivi di “Un Fiume in musica, aperitivi musicali sulla darsena”, con tanto di emozionante tramonto rosso fuoco sullo sfondo?

Le iniziative realizzate con tanta passione dal Consorzio Wunderkammer e dall’associazione Basso Profilo hanno evidenziato senza dubbio che il corso d’acqua che passa sotto il ponte dell’Impero – ooops della Pace – si chiama Po di Volano, che il corso d’acqua che parte da San Giorgio e arriva a Marrara è il Po di Primaro. Ci si raffigura subito che Firenze sia attraversata dall’Arno o Roma dal Tevere, chissà perché invece Ferrara l’abbiamo sempre percepita come attraversata da banali canali.

Foto di Paola Chiorboli ed Enrico Borghi

Quando a fine novembre ho partecipato all’incontro conclusivo del progetto “Darsena Bene Comune” – mappa della memoria ricostruita in maniera collettiva, un altro interessante progetto di Smart Dock – e mi sono trovata seduta a un tavolo con gente che non conoscevo, mi chiedevo onestamente cosa sapevo io della Darsena e dintorni. Poi uno ha iniziato a buttare lì un discorso: “Ti ricordi il parchetto giochi, guarda ho una foto, e quei gradini… E la fabbrica del ghiaccio in via Fiume? Il mercato ortofrutticolo?”. Immediato e fortissimo si è ricreato questo legame con il territorio, la darsena, il canale, mentre si snodava il racconto per immagini sulle attività economiche e artigianali della zona.

Il Po di Volano ha una sua bellezza particolare, muri sugli argini che muoiono dal desiderio di essere dipinti e abbelliti, marciapiedi che aspirano a essere percorsi da biciclette e passeggini, angoli che ambiscono a essere interrotti da panchine e alberi.

Al contrario il Po di Primaro, sulle cui rive abito nel cohousing SanGiorgio, sfoggia un paesaggio naturalistico sconosciuto a molti ferraresi. È curatissimo per buona parte dagli abitanti che ne tengono puliti gli argini, che vi hanno piantato alberi da frutto e seminato orti d’insalata, pomodori e zucche, creato angoli per la pesca, per il riposo e per la chiacchiera; un ambiente che fa parte della rete Natura2000, popolato da una fauna non comune che ha spinto la Regione a dichiarare l’alveo del Primaro Zona di Protezione Speciale per gli uccelli. A Ferrara, in città.

È possibile rendere questi corsi d’acqua accessibili sia visivamente (niente muri) che fisicamente, ripristinando gli antichi camminamenti? Era una volta attivo a Ferrara il sistema di trasporto tramite cavalli che dalle rive opposte trainavano un carico e dovevano poter camminare di fianco al canale, sulla strada alzaia o restara; questi sentieri sono ancora ben visibili, anche a se a tratti interrotti da alberi caduti e rovi.

Progetto ambizioso far tornare in vita i percorsi lungo il fiume ma non impossibile; mi torna in mente un altro progetto molto più temerario, divenuto una splendida opera d’arte: il restauro delle Mura. Anche le nostre Mura estensi furono per lungo tempo trascurate, demolite a tratti, diventando ruderi in rovina ignorati dai cittadini ma si sono trasformate negli anni ’80 in un capolavoro, un’eccellente lezione di urbanistica internazionale di cui la città è ancora oggi molto fiera. Perché non fantasticare che un’identica fortuna possa toccare ai camminamenti dei nostri fiumi?

Moltissime altre idee sono scaturite quest’anno per la riqualificazione della Darsena, spunti che vogliono regalare ai nostri corsi d’acqua un sogno e una speranza, oltre ad un nome e un’identità. Io ci credo. Butto l’acqua in tal Vulan.

1 Commento

  1. Marco Caselli scrive:

    Sta davvero nascendo un interesse diffuso verso questo tema; Per esempio l’associazione Terre del Primaro (da poco costituita) ha organizzato una serata al Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara proprio per questo giovedì (15 dicembre) in cui racconterà un po’ dei luoghi e delle persone di quel tratto di fiume.
    (nel link viene raccontato meglio)
    http://storianaturale.comune.fe.it/837/il-racconto-del-fiume

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