Il profilo degli edifici della zona di via Darsena più vicini alla stazione negli ultimi decenni è stato modificato profondamente. Chi abita a Ferrara da almeno mezzo secolo ricorderà che una volta lì c’erano i frigoriferi della Mazzoni, il mulino ferrarese, il Consorzio, lo zuccherificio Eridania, una riseria: era un zona di stoccaggio e decisamente industriale. Di tutto ciò poco è rimasto: al loro posto ora si ammirano multisala, galleria commerciale, studentato, vari market, rotonda e torri. In questa trasformazione, due edifici sono riusciti a resistere al drastico cambiamento della zona. Uno di questi, all’angolo di via Darsena e di via San Giacomo, è dal 1901 la famosa trattoria “La Gigina” che rappresenta un’isola senza tempo in mezzo al delirio edilizio. Un baluardo gastronomico non solo del quartiere Giardino, ma dell’intera città. Per il progetto Backup di un quartiere abbiamo chiesto alla famiglia che lo gestisce di raccontarci la storia del posto, senza sapere che grazie ai loro racconti avremmo fatto un ripasso di storia di Ferrara e d’Italia.

Ad accogliere i clienti sono il Sig.Franco Baglioni, la moglie Paola, che si occupa della cucina, e la figlia Laura. Da inizio novecento la loro famiglia porta avanti la trattoria, passata dai genitori ai figli e hanno resistito fino ad ora, non senza fatica, per mantenere viva l’attività lavorativa, anche se, ci svelano, ogni tanto l’intenzione di vendere c’è stata. Non c’è bisogno di fare domande. Le parole “vorremmo sapere chi è la Gigina e la storia della trattoria” sono sufficienti. È principalmente Laura che ci racconta, ma non mancano gli interventi di Paola o Franco. Hanno gran voglia di raccontarsi, un racconto che porta con sé l’orgoglio di avere alle spalle tanta storia ed esserne ora i custodi.

La Gigina

La Gigina

“La trattoria comincia con Erminia, moglie di Roberto Zaccaria che lavorava al mulino. Avevano molti figli ed Erminia doveva mettere in tavola qualcosa tutti i giorni. Qui dove adesso c’è la trattoria una volta era zona di passaggio, con trasportatori e biroccianti, perché c’era la stazione e il dazio veniva pagato all’inizio di viale Cavour. Dunque Erminia nel 1901 mette su questa “attività” che oggi potremmo dire abusiva. Le persone le chiedevano “Se ti do un pollo me lo cucini? In cambio ti dò un fiasco di vino o un salame” e così via. Dal semplice baratto e scambio di viveri, si è passati poi alla cucina. La gente che aspettava di scaricare le merci, si fermava a mangiare e bere. Erminia però morì presto così la famiglia e l’attività rimasero in mano alla giovane primogenita Maria Luisa, detta Gigina, nata nel 1889.”

Saremmo portati a immaginare la Gigina come la massaia buona e gentile; tutt’altro. “Era un generale, non era facile avere a che fare con lei; del resto era una donna in un ambiente di uomini, non tutti degli stinchi di santo. Non è stata una donna dal carattere facile, era molto rigida ed egoista, portata ad essere così dalle difficili esperienze di vita.”

La Gigina si sposò con Mario Baglioni, un doganiere di Copparo. “Lui al contrario era un uomo mite, molto solare, ironico a cui piaceva raccontare barzellette. E questa sua ironia fu anche la sua condanna a causa delle battute sul governo fascista. Nel 1915 fu tra i primi a partire per la Grande Guerra, tornò invalido e non riuscì ad essere di aiuto alla moglie”. Il figlio Tonino, che la madre vuole a lavorare con sé, finite le elementari e grazie alla maestra Maria Balbo, finisce a lavorare come garzone nel “Corriere Padano” che aveva sede a Ferrara. Quando la Gigina morì nel 1977, la gestione passò a Tonino ed alle sorelle, e poi al figlio Franco.

“La nostra è la storia di una famiglia passata, tra queste mura abbiamo visto la storia di Ferrara e la storia d’Italia. Sono cresciuta in braccio a persone che mi hanno raccontato gli importanti avvenimenti della storia perché l’hanno vissuti loro stessi. Quando ero piccola tornavo da scuola, mangiavo e facevo i compiti qui accanto agli anziani che giocavano a carte. Un giorno dovevo fare una ricerca sulla seconda guerra mondiale e mio papà mi disse “Chiedi al Angelino che ha combattuto ad El Alamein”. Allora nella mia ricerca ho trascritto le parole di Angelino che mi disse “volavano talmente tanti proiettili che si inzuccavano tra loro”.

Dall’archivio fotografico della Fam. Baglioni. Vietata la riproduzione

La sig.Paola, di origini romane, a vent’anni impara i piatti tipici ferraresi, inserendo qualche spunto della tradizione culinaria del centro Italia. “Qui fuori passava il binario che usciva dal cancello che c’è ancora di fianco alla stazione e portava ai depositi di merci della zona. Avevamo la stesa dei tavoli tra i binari e capitava che la gente dovesse alzarsi dal tavolo per far passare il treno. Eravamo famosi per il panino con la salamina e la birra. Verso la fine degli anni ’70 c’era pieno di ragazzi giovani, era il ritrovo studentesco, con tanti studenti stranieri. Soprattutto greci di Salonicco, infatti dicevano che Salonicco era in provincia di Ferrara. Molti venivano a studiare farmacia e medicina per sfuggire anche al regime dei colonnelli. Quando c’è stata la caduta dei colonnelli hanno fatto festa anche qui, solo che hanno la tradizione di rompere i piatti quando festeggiano e io e mio marito li abbiamo fermati in tempo altrimenti non sapevamo dove servire da mangiare il giorno dopo. Poi c’è stata l’ondata degli studenti iraniani; insomma qui è sempre stato pieno di studenti. Alla fine degli anni ‘60, in pieno movimento studentesco, qui si trovavano le fazioni di estrema destra ed estrema sinistra. Discutevano, si urlavano da un tavolo all’altro, si facevano le battute ma mai niente di più, c‘era il codice di rispetto della Gigina e qui non è mai successo nulla. Capitava che venivano anche poliziotti e dimostranti che si erano appena menati in piazza. Eravamo l’unico locale di Ferrara con la protezione dell’ora (potevamo chiudere un’ora dopo). Qui non succedeva niente e tutti lo sapevano”.

Sulle pareti ci sono foto del circo di Buffalo Bill. Gira voce che sia stato anche dalla Gigina. La storia è buffa: un giorno dovevo fare queste ricerche, documentare se Buffalo Bill era venuto a Ferrara con il suo circo. Lo dico con mio papà che mi dice:”Te lo posso dire io: nell’aprile del 1906”. Infatti a mio padre l’aveva raccontato suo padre Tonino, venuto a sapere attraverso vari passaparola che quando era venuto Buffalo gli avevano detto di andare a mangiare dalla Gigina. Interviene allora il Sig.Franco: ”Molti mi chiedono se ho una foto! Eh già, la Gigina che si preoccupava di fare una foto a Buffalo Bill?! Conoscendola chissà come avrà pensato vedendo sto tipo vestito da indiano.”

Foto di Corradino Janigro

E adesso? “Adesso sembra che il problema della zona Gad sia un problema di quartiere, riguarda la città ma si fa finta di niente e si sta perdendo la storicità del quartiere Giardino che una volta era polo scolastico, sportivo, merceologico. Negli ultimi anni sembra che il centro si sia ristretto sempre di più alla piazza. Per risolvere i problemi della Gad, ad esempio, perché non si pensa a dei percorsi podistici o manifestazioni sportive come quelle già fatte che arrivano da questa parte della città? Sicuramente in questo modo certi gruppi non si riunirebbero più e neanche le prostitute si metterebbero lungo le strade.“

Ma la Spal? “Beh una volta, negli anni dello Spal di Caciagli, il mister veniva sempre a cena al lunedì, anche Cavasin e Pezzato venivano spesso a mangiare qui. La Spal in B ora rappresenta una manna dal cielo perché ha riportato le persone, spostandole dal centro e il sabato a pranzo siamo pieni; per fortuna.”

Nella parte esterna c’è un ramo di vite che ha 45 anni, mentre i tigli li ha piantati il sig. Franco quando è nata Laura. “Quando è stato fatto il cinema ed il centro commerciale, negli anni ‘90, volevano radere al suolo la trattoria e la casa accanto a noi; noi abbiamo fatto un’offerta, non è stata accettata così siamo rimasti. Ci abbiamo pensato altre volte di vendere, ma alla fine siamo dei romantici e quando parlano di arredatori, fare disfare, buttare giù e tutto… facciamo un passo indietro e no! La Gigina è questa e questa rimane. Qui ci sono i fantasmi dei nostri antenati, gli strati di vernice rappresentano le nostre storie e non abbiamo alcuna intenzione di vederla in mano ad altri… piuttosto rasa al suolo!”. Dice queste parole sbattendo forte il palmo della mano contro il muro, a rafforzare il legame al luogo e alle storie che quelle mura potrebbero raccontare. Nelle parole di Laura, Paola, Franco si avverte tanta determinazione e perseveranza, nella piena e provata consapevolezza della fatica e dei sacrifici che comportano queste scelte ma anche la ferma volontà di continuare, anche remando contro corrente, per mantenere l’eredità di una trattoria storica di Ferrara.

(Il racconto che avete letto è stato in gran parte accompagnato dal rumore della macchinetta per tirare la sfoglia dei cappellacci e dai profumi provenienti dalla cucina… non vi è venuta un po’ fame?)

4 Commenti

  1. Fabio scrive:

    Bellissimo articolo, solo un appunto: la battaglia di El Alamein è nella seconda guerra mondiale.

  2. Florio Piva scrive:

    Un paio di volte all’anno faccio la mia scappatina a Ferrara e quando è l’ora di pranzo mi reco nei locali tipici della città, sopravvissuti al tempo che modifica e distrugge ogni cosa, Precedentemente avevo fatto amicizia in fb con la simpatica Laura ed allora, proprio l’ultima volta, ho voluto mangiare dalla “Gigina”, da lei insomma. Le dissi che io la Gigina l’avevo conosciuta ancora nel lontano 1950/51, quando qualche volta, alla sera d’estate con gli amici andavamo in bicicletta da lei a berci una o due birre! Quanta genuina e semplice letizia ! Mi pare doveroso complimentarmi con la Famiglia Baglioni che porta avanti una testimonianza di autenticità.
    Laura, tornerò ancora a mangiare i “Caplaz”.

  3. GLuca scrive:

    Scusate, ma non torna la partenza in guerra nel 1915 del sig Baglioni, tra i primi, a causa delle battute verso il governo fascista. Nel 1915?
    Molto bello l’articolo!
    Saluti
    G.Luca

  4. Alessandro Bovini scrive:

    Quanti ricordi io sono uno di quei ragazzi che negli anni 70 socializzavano a birra e Salamina. Grazie Gigina

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