La notizia è la seguente: a marzo 2017 Ferrara avrà un festival di fotografia, che comprenderà i lavori di professionisti riconosciuti a livello internazionale ed allestimenti speciali, organizzati all’interno di spazi solitamente chiusi. Si chiamerà Riaperture, lo stesso nome dell’associazione che lo promuove e che si è presentata alla città lo scorso giugno, con una festa organizzata nella grande sala al pianterreno di Factory Grisù. In quell’occasione non furono sprecate parole per anticipare la manifestazione: era già nell’aria ma forse per scaramanzia non venne annunciata. Adesso che il riserbo è stato sciolto, e il sito www.riaperture.com lascia trapelare qualche indizio, Listone Mag ha incontrato gli ideatori del festival – che si terrà nel weekend tra venerdì 17 e domenica 19 marzo prossimi – per capire meglio di cosa si tratta.

Leggendo la descrizione di Riaperture che ho trovato online mi ha colpito soprattutto una frase. Tra i vostri propositi c’è anche quello di “smantellare l’architettura dei like, dei numeri, delle visualizzazioni, della diffusione”. Cosa significa?

In questo momento storico siamo tutti produttori e fruitori di immagini, lo siamo perché i social ci invitano ad esserlo. Con    questa iniziativa vogliamo tornare a considerare la fotografia come una disciplina ragionata, meno come uno strumento per intercettare approvazione immediata, più come il frutto di un pensiero realizzato, qualcosa capace di restare. Quando assegni un like su Facebook o un cuoricino su Instagram passi immediatamente a quello successivo, un secondo dopo nemmeno ti ricordi cosa hai voluto apprezzare. Le mostre che porteremo a Ferrara comprenderanno opere che i visitatori potranno portare a casa con sé, immagini da ricordare, contenuti da rielaborare, stimoli da approfondire. Il punto centrale di Riaperture sarà la buona fotografia, per questo abbiamo deciso di non esporre nessun lavoro ferrarese. Non perché qui non ci siamo ottimi fotografi, ma perché vogliamo uscire dall’autoreferenzialità che spesso inficia la buona riuscita degli eventi culturali. Sono tante le persone che espongono per sé stesse, incentivate magari proprio dal successo ottenuto sui social grazie ai like degli amici e degli amici degli amici. La decisione di volgere lo sguardo verso ciò che non appartiene al territorio che conosciamo serve anche a noi, perché i soci di Riaperture hanno tutti trascorsi in questo settore, di natura professionale o amatoriale. E chi è dentro un certo circuito forse più degli altri ha bisogno di ricordare a sé stesso che la fotografia è un processo creativo complesso, più impegnato e più ricercato rispetto alla mole di immagini che ogni giorno produciamo con le nostre macchine o con i nostri cellulari.

Avete già dei nomi confermati?

I nomi ci sono, non tutti ma buona parte sono già confermati. Sono stati scelti in base alla capacità che hanno di scardinare il luogo comune, questo sarà il tema della prima edizione. Porteranno sia inediti che progetti già esposti in Italia e all’estero, ma mai a Ferrara. Ci sarà Giovanni Troilo, premiato da World Press Photo – la stessa organizzazione no-profit a cui è dedicata la mostra che inaugura domani al PAC. Ci sarà “Monia”, mostra che ha viaggiato fino in Giappone, realizzata da Giovanni Cocco per raccontare la quotidianità della sorella autistica. Ci sarà anche Cristina Coral, che si muove tra fotografia ed arte e presenterà “Hidden Beauty”, ricerca che porta avanti da anni e che descrive in modo poetico la presenza umana nell’ambiente, raccogliendo ritratti che ritratti non sono. I visi delle persone infatti non si vedono mai, sono nascosti dalla posa o dai tessuti. Scardina il concetto stesso di ritratto, che nell’epoca dei selfie viene inteso comunemente come un prodotto finalizzato all’ostentazione di sé. Danilo Garcia Di Meo, giovane fotografo che ha già ottenuto diversi riconoscimenti con il progetto “Letizia” e che sarà con noi questo sabato, nella tavola rotonda che si terrà a Factory Grisù. Con lui stiamo ancora definendo quale progetto esporre, è molto conosciuto per un premio promosso dall’Unesco, appena tornata dalla Russia, ma è molto interessante anche ciò che sta facendo ora, un lavoro sulle carceri della capitale. Simone D’Angelo è un fotografo romano che lavora sugli ambienti periferici delle città. Poi ci sarà un ragazzo portoghese che fotografa utilizzando esclusivamente il cellulare, cercando dettagli urbani molto interessanti. La qualità di ciò che fa è altissima e rovescia “i luoghi comuni” secondo il quale col telefono le foto siano per forza brutte o dedicate a soggetti di scarso interesse, come per esempio all’aperitivo o al proprio animale domestico. Altri nomi sono ancora da confermare.
Sicuramente promuoveremo un concorso a tema, al quale si potrà partecipare sia con uno scatto singolo che con un progetto, con un minimo di cinque e un massimo di dieci fotografie. I primi tre selezionati in entrambe le categorie verranno esposti durante il Festival. Presidente della giuria sarà Mustafa Sabbagh.

Courtesy Ass. Riaperture

Dove verranno allestite le mostre?

Ci piacerebbe che il festival diventasse un vero e proprio intervento sulla città, per questo abbiamo voluto tante sedi, che per ora ancora non possiamo annunciare. Quello che si può dire è che stiamo selezionando luoghi con caratteri diversi, oggi inutilizzati. Dalla vecchia bottega del salumiere, senza nessuna rilevanza estetica, al monumento. Vorremmo lanciare un input, un segnale, per ripensare il centro storico di Ferrara anche in chiave commerciale. Se una vetrina è vuota da dieci anni, vuoi perché il commercio è cambiato, vuoi perché non ci sono oggi tante attività che possono permettersi un certo tipo di contratto, che senso ha lasciarla vuota? Crediamo sarebbe meglio ragionare sul temporaneo, sviluppando maggiormente i temporary shop ma anche accogliendo esposizioni.

Come si sosterrà il festival?

Ci siamo già attivati per cercare gli sponsor, sicuramente chiederemo il sostegno degli appassionati di fotografia e degli appassionati di Ferrara, lanciando una campagna di crowdfunding. Chi ci aiuterà, oltre a ricevere maglietta o shopper, potrà essere sorteggiato per partecipare ad alcuni aperitivi e cene assieme agli artisti invitati. Sarà una bella occasione per passare qualche ora assieme, confrontandosi in modo informale con professionisti che interessano o si reputano affini.

Chi volesse maggiori informazioni sulla vostra attività dove vi trova?

Questo fine settimana chiunque voglia conoscerci meglio ci troverà a Factory Grisù. In occasione del Festival di Internazionale, verrà inaugurata venerdì 30 settembre la personale di Claudia Gori, “What Water Gave Us”, che documenta la valle toscana dove scorre il fiume Bisenzio, documentato dalla sorgente alla foce. Si tratta di un paesaggio sospeso, tra un glorioso passato e un futuro che stenta ad arrivare. Claudia Gori parteciperà inoltre alla tavola rotonda che si terrà nello stesso luogo sabato 1 ottobre alle 15, assieme a Danilo Garcia Di Meo, dedicata alla memoria da mettere a fuoco.

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