In pochi se ne saranno accorti, ma da un paio di settimane sono comparse, appiccicate sui muri scrostati e abbandonati di Ferrara, alcune piastrelle educate. Riportano disegni stilizzati fatti chissà come, ma di una precisione maniacale. Un numero in alto a sinistra, una scritta in alto a destra: anais.

Intervisto i ragazzi del collettivo anais per oltre un’ora cercando sovrastrutture che non ci sono, e che non servono. Ho provato a scavare per trovare la motivazione profonda dell’operazione, che abbina la tradizione dell’oggetto all’innovazione della tecnica. Abbiamo fatto tante chiacchiere ma il senso era già tutto lì, così pulito che si fa quasi fatica a lasciarlo com’è.

Proprio carini questi quadrati, così minuscoli e contenuti da risultare ancora più preziosi rispetto altre forme di arte urbana. Alle mie domande il collettivo ha saputo dare risposte così semplici da non essere banali.

L’utilizzo di un materiale tradizionale come la piastrella.
Perché le abbiamo gratis.

Incisa da uno strumento contemporaneo come il laser.
Perché il risultato è splendido e ancora in pochi lo utilizzano, soprattutto a Ferrara.

Per produrre qualcosa da spargere per la città.
Qualcosa di bello, o quantomeno a noi piace.

Da attaccare sui muri durante la notte.
Quelli brutti, che la gente non vede.

Foto di Andrea Bighi

Cosa incidete sulle vostre piastrelle?
Prendiamo immagini da registri pubblici senza copyright, utilizziamo principalmente illustrazioni del millequattrocento estratte da vecchi atlanti di piante e animali, soprattutto per dare una coerenza stilistica al progetto. Si legge poi il nome del nostro collettivo anais e una numerazione progressiva, questa serie è tutta sugli animali.

Come decidete dove metterle?
Inizialmente volevamo creare delle storie che seguissero un filo conduttore con più piastrelle attaccate lungo una stessa via, ma ovviamente i mezzi sono quelli che sono e soprattutto il costo economico dell’incisione ci ha limitato in questo, per il momento. Lo avremmo voluto fare per migliorare l’esperienza in una via che non ha nulla di particolare, creare quel percorso narrativo e visivo che ti invoglia a percorrerla.
Volevamo inizialmente concentrarci sulle vie nascoste o secondarie, ma quando poi abbiamo deciso di operare con la singola piastrella questa idea del creare percorsi si è un po’ persa. Avremmo anche voluto metterle in punti di Ferrara che poi in pianta creassero una certa logica, ma poi abbiamo deciso di levare tutte queste sovrastrutture, con l’idea di un momento casuale e semplicemente estetico, nulla di funzionale. Abbiamo quindi deciso di puntualizzare l’esperienza, scegliendo comunque spazi senza particolari qualità con immagini piacevoli. Prestiamo poi molta attenzione nello scegliere pareti che non siano particolarmente storiche o di pregio e nel non deturpare spazi ben tenuti.

Ma dove sono?
Eh, diciamo che fino ad ora quasi nessuno le ha viste, alcuni amici ci prendono in giro dicendo che sono troppo piccole, ma a noi va bene, piacciono così. Vorremmo che la gente si divertisse a trovarle guardandosi attorno con maggiore attenzione, ma c’hanno preceduto i Pokemon di pochissimi giorni, ora è dura, quindi vi diciamo dove potete trovarne un paio. Una posizione si capisce benissimo dalle foto di questo articolo e quindi non aggiungiamo altro, è già troppo facile. Un’altra la potete vedere in via Capo delle Volte tra via Vegri e via Centoversuri ed una in via Carlo Mayr. Non diciamo altro per il momento. Inoltre dalle foto che sono sul sito e sulla pagina Facebook si colgono ulteriori indizi.

Foto dal sito collettivoanais.com

La scelta di creare un sito ad hoc?
Lo abbiamo voluto e curato per trasmettere la scelta di lavorare sulla qualità e non sulla quantità. Chi fa installazioni simili ma con la carta, ovviamente può lavorare su numeri estremamente maggiori senza grossi problemi, avendo dalla quantità la sua visibilità. Raggrupparle attraverso un unico spazio ci sembrava il modo migliore per aggregare il materiale realizzato e farne percepire la coerenza.

Sviluppi futuri?
Ci piacerebbe creare qualcosa di più visibile, mantenendo la dimensione delle piastrelle ma unendole in un mosaico, un puzzle ben più grande. Chiaramente sempre ponendo molta attenzione ai luoghi e i muri sui quali attaccarle. Il filo conduttore per le prossime attività rimarrà il materiale, la piastrella, gli altri fattori possono variare, tutti.

Perché vi chiamate anais?
È il nome di una ragazza francese, gentile.

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