Reverb. Questa parola nelle ultime settimane letteralmente riverbera, rimbalza come una palla per Ferrara. La si trova scritta in caratteri cubitali sulle pensiline dell’autobus, nei volantini appoggiati ai banconi dei locali, tra le notifiche degli amici su Facebook. Ma cos’è Reverb? È un festival. Anche se dura solo un giorno? Sì, anche se dura solo un giorno. I professionisti del settore confermano che quando sul palco sale più di un artista si parla di festival. Ma da dove salta fuori? Chi lo organizza? I ferraresi sono sempre allo stesso tempo atterriti e attratti dalla novità, per questo Listone Mag ha deciso di dargli in pasto qualche informazione in più. Così si tranquillizzano e magari scoprono qualcosa che gli piace.

Il sito ufficiale spiega che: «Reverb è sintesi di suoni elettronici che si propagano nel cuore della realtà urbana, è elaborazione tecnologica di fasci di luce che modellano la consueta percezione visiva di ambienti secolari». Ma come, non doveva essere un festival? E poi cosa mi significano i fasci di luce? Sì, è un festival, ma è un po’ diverso dagli altri.

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Innanzitutto gli organizzatori: Paolo Maiarelli e Francesco De Salvia. Entrambi hanno 23 anni, abitano rispettivamente a Ferrara e a Poggio Renatico. Paolo gestisce uno studio di registrazione che si chiama Silox, situato più o meno dietro Equitalia, oltre la stazione dei treni, sotto al vecchio silos dello zuccherificio Eridania. Francesco studia fisica, sta per finire la triennale. Entrambi ascoltano musica elettronica e sono convinti che soprattutto quella made in Italy abbia bisogno di essere maggiormente conosciuta e diffusa.

La genesi: «L’idea di realizzare questa serata viene in primis dalla nostra passione per la sperimentazione musicale e per eventi come il Robot, organizzato a Bologna dal 2008, e lo Spring Attitude di Roma. L’anno scorso alla Delizia del Verginese, in occasione del festival Veramiglia, siamo stati al live set di Populous. Bellissimo! Abbiamo cominciato a chiederci come sarebbe stato portare nomi simili in centro a Ferrara, e a furia di rimuginarci sopra ci siamo decisi: proviamoci!»

Dunque Reverb è un festival di musica elettronica italiana, giusto? Sì. Khalab, Go Dugong, Natlek, Eternal Entropy, Kgb Mafia. Sono tutti artisti italiani. «Costruire la scaletta è stato come giocare, più un divertimento che un lavoro. Alcuni nomi li abbiamo contattati in modo informale, anche tramite social network, per altri ci siamo affidati ai booking. Gli headliner sono abbastanza affermati e conosciuti. Khalab oltre ad essere un artista conduce su Radio Due Musical Box. Ad affiancarli abbiamo chiamato delle proposte locali, come Eternal Entropy, perché ci sembrava giusto dare spazio sia al territorio che al panorama emergente. Kgb Mafia è un gruppo di Milano, suonano spesso al Rocket Club e questa sarà la prima volta fuori dalla loro città».

Un aggettivo per ciascuno, giusto per avere un orientamento sommario: «Khalab: futurista, Go Dugong: esploratore, Natlek e Eternal Entropy: esplosivi, Kgb Mafia: freschi».

La location: il cortile interno del Castello Estense. «Perché ci piace la contrapposizione. L’impatto dell’inserire in una cornice storica, in un luogo simbolo della tradizione ferrarese, un evento di segno completamente opposto, proiettato verso il futuro».

Questo è il momento in cui si spiegano i fasci di luce, massima attenzione. E anche il momento in cui è utile ricordare una carissima figura retorica: la sinestesia. I live set infatti saranno multisensoriali, la musica sarà accompagnata da una serie di proiezioni dinamiche, preparate appositamente per adattarsi alla parete del Castello e trasformare, per una sera, il vecchio cortile conosciuto da tutti in uno spazio inventato. La tecnica che trasforma lo spazio urbano attraverso la proiezione si chiama video mapping: gioca con i volumi e con le geometrie, sfrutta l’esistente e lo trasfigura. Archi, porte, timpani e finestre: l’architettura diventa un trampolino per creare. Reverb ha coinvolto per la realizzazione di questo sogno-ad-occhi-aperti Francesco Mancin, grafico e videomaker, e Irene Tomaini, web e visual designer. «Con Irene ci conosciamo da poco ma si è creata da subito una buona sintonia – racconta Francesco -. Abbiamo gusti molto simili. Sicuramente non faremo finta di far cadere il Castello o cose del genere. Lavoreremo su una parete rettangolare che ha quasi il formato di un video, quattro terzi. Sarà una via di mezzo tra il mapping, che sfrutta l’architettura, e il visual, perché sfrutteremo gli spazi delle finestre come se fossero altrettanti schermi, sui quali interverremo live. Per ogni artista abbiamo immaginato un’atmosfera diversa, non poteva che essere così, perché anche i loro set saranno molto diversi. Go Dugong ha un background hip hop, il suono di Khaleb è molto contaminato da influenze africane, Kgb Mafia è più vicino al minimal, all’ambient. Il mapping non sarà esattamente narrativo, accompagnerà ciò che succede sul palco».

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Di nuovo con Paolo Maiarelli e Francesco De Salvia, per parlare di: ma come diamine avete fatto a mettere in piedi una macchina del genere? Supporti: «Fondamentale è stato l’incontro con Paolo Vettorello, che da anni si occupa della produzione e della logistica di Ferrara sotto le stelle e di molte altre manifestazioni. Ci ha dato tantissimi consigli utili e ci ha suggerito chi contattare per trasformare l’idea in qualcosa di reale. Il resto è stato tanto impegno, assieme a una serie di belle coincidenze, per fortuna! Sicuramente dobbiamo ringraziare Ferrara Fiere con la quale abbiamo organizzato il tutto, e i tanti che hanno voluto sostenerci: Emilbanca, Icos, Erreeffe Group, Dinamica, Zone Press, Zuffellato Computers, Wall Street English, Cecweb e Creativa».

Resta un’ultima incognita. Come mai Reverb? «La scelta del nome è stata lunga, Reverb è arrivato dopo una crisi mistica e ci ha convinto tutti. Il riverbero è prodotto dall’onda, che può essere sonora ma anche luminosa. Ci è piaciuta questa parola perché comprende le due anime del festival, l’aspetto musicale dei live set assieme all’aspetto visivo, scenografico, dato dal mapping. Il riverbero dà una spazialità al suono».

Nomi scartati: «Codec. Atmo, ma era troppo simile ad Astro, la serata di apertura di Ferrara sotto le stelle. Nova, che sarebbe il nome originario di piazza Ariostea, ma abbiamo scoperto che si chiama così anche un festival metal polacco».

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