Prima sono state le pecore ad assediare le mura, poi altri erbivori si sono spinti fino al cuore della città, questa volta su due gambe.

Secondo gli organizzatori sono stati circa diecimila i visitatori del primo Vegan Festival dedicato allo stile di vita vegano, organizzato sul Listone da Feshion Eventi, in collaborazione con la Confesercenti e l’associazione Animal Defenders. Oltre venti espositori, stand gastronomici, un’area conferenze con diciotto incontri e cooking show, relatori, chef, ospiti d’eccezione e presentazioni di libri.

Una bomba verde che ha travolto sia i vegani convinti che gli altri, ovvero gli onnivori. Ma cosa rimane dopo questa intensa due giorni?

Qualche consapevolezza in più. Innanzitutto su cosa sia il veganesimo. Si tratta prima di tutto di una scelta etica. E’ uno stile di vita che tenta di escludere qualunque forma di sfruttamento, maltrattamento o crudeltà sugli animali, attraverso l’adozione di pratiche come la rinuncia a tutto ciò che è di derivazione animale, come carne, latticini, uova e miele, ma anche tutti i prodotti di lana o pelle, così come quelli testati sugli animali. Gli allevamenti sono considerati “sistematizzazioni dello sfruttamento”, frutto di una visione antropocentrica secondo la quale l’uomo può disporre delle altre specie. “Ogni specie ha diritto ad un’esistenza e un benessere pari al nostro, allevare animali per il nostro consumo nega questo principio”, ci ha spiegato Maria Elena Cirelli, vice presidentessa di Animal Defenders, l’associazione nata nel 2012, che riunisce i vegani di Ferrara.

Senso di colpa. Da onnivora ferrarese, figlia di una centenaria tradizione contadina basata sul piccolo allevamento per il consumo familiare e l’autoproduzione di insaccati, e da consumatrice a volte troppo stanca per contribuire al mio benessere e a quello del pianeta, ammetto di essermi sentita in colpa di fronte allo scenario di morte e sofferenza che mi è stato palesato. Ho anche abbozzato un poco credibile “no ma negli ultimi tempi ho ridotto molto il consumo di carne introducendo tante verdure”, o una vile difesa: “e comunque ho scoperto di essere intollerante al grano, quindi anche i cereali fanno male”:

Non è servito a molto, i vegani, spesso accusati e criticati, hanno una risposta per tutto, e sono bravi a slatentizzare quello che noi tendiamo a ricacciare in un angolo della nostra coscienza: bestie ammassate le une sulle altre, schiacciate fino a soffocare, abbandonate morenti, mutilate, dopate, picchiate, strappate alle madri, squartate vive, uccise ancora cucciole. Per non parlare di quanto può essere tossica la carne e di quanto male ci può fare.

Foto di Giulia Paratelli

Ricette. Per un po’ un vago senso di nausea mi farà preferire una melanzana a una bistecca, ma so che non durerà, ci sono già passata: il richiamo del mio imprinting gastronomico è più forte. Però, con impegno e dedizione, ho raccolto tra gli espositori del Festival, alcune ricette abbastanza semplici e davvero buone, che ognuno può provare a casa per sentirsi meglio con sé stesso e con le decine di bestie che avrà salvato con un semplice spuntino vegano.  

veganfestival-ferrara-012COUS COUS ARCOBALENO

Ricetta di Federica Gif, food blogger (http://mipiacemifabene.blogspot.it/) promotrice di una “sana, ma gustosa alimentazione” attenta alla stagionalità e alla varietà dei cibi, secondo le linee guida del Codice Europeo per la prevenzione del Cancro. Al Festival ha presentato il suo ultimo libro “Più ricette sane, meno ricette mediche”.

Ingredienti per una persona

80 gr di cous cous semi integrale
100 gr di acqua bollente
½ peperone giallo
½ peperone rosso
1 carota
1 foglia di cavolo cappuccio viola
Una manciata di rucola
2 cucchiai di edamame (fagioli di soia acerbi)
½ cucchiaino di curcuma
½ cucchiaino di curry
Sale marino integrale qb
Olio EVO (extravergine di oliva)
[le verdure devono essere di stagione]

Procedimento

Saltare il cous cous in una padella antiaderente con il curry e la curcuma fino a farlo dorare. Trasferirlo in un vasetto di vetro tipo quelli da conserva, aggiungere le verdure a strati e per ultimi gli edamame. Versare l’acqua bollente nel vasetto, chiudere con il coperchio e lasciar cuocere al vapore per 10 minuti. Come per magia l’acqua verrà tutta assorbita, e, quando aprirete, vi basterà aggiungere un filo d’olio e potrete consumare il vostro pasto direttamente nel vasetto, magari in pausa pranzo, ostentandolo fra i colleghi.

 

veganfestival-ferrara-017SPAGHETTI DI ZUCCHINE

Ricetta vegana crudista (ovvero che non prevede cottura) di Shelly Gluzman, una cuoca di origine israeliana, vegetariana dagli otto anni e vegana dall’adolescenza, arrivata per amore a Ferrara, dove ha aperto la gastronomia La Vegana.

Ingredienti per due persone

4 zucchine
Una manciata di basilico fresco
Una manciata di mandorle
Una manciata di pinoli
Una manciata di anacardi
Sale qb
Olio EVO qb

Procedimento

Con un tempera verdure, tagliare le zucchine a spirale in forma di spaghetti. A parte, frullare il basilico, le mandorle, i pinoli, gli anacardi, il sale e l’olio. Unire il composto agli spaghetti. Si è finita così…ci ho messo più tempo a cercare il taglia verdure on line che a realizzare la ricetta!

 

veganfestival-ferrara-023CUBETTI VEGETALI

Ricetta di Rita Piganti che a Ferrara gestisce La Trattoria, uno storico ristorante dietro alla stazione dei treni, all’ingresso della città, nato 27 anni fa con piatti della tradizione, e che negli ultimi sei anni si è convertito a cucina vegana, scegliendo di usare il cibo come cura per migliorare il benessere psicofisico, ridando nuova vita ad un’attività e ad una zona che nel tempo era decaduta.

Ingredienti per quattro persone

1 confezione di seitan naturale
4 patate medie
1 peperone rosso
1 zucchina
Aglio a piacere
Rosmarino a piacere
Olio EVO
Salsa di soia

Procedimento

Tagliare a tocchetti le verdure. Ridurre a straccetti il seitan con le mani. Mettere tutto in una teglia a marinare con olio, aglio, rosmarino e salsa di soia per due ore. Mettere nel forno a 180° per 25 minuti fino a far rosolare, poi servire.
Lo so, c’è quasi da rimanerci male a scoprire che le cose buone possono anche essere semplici, ogni tanto.

 

veganfestival-ferrara-020CREMA DI RISO AL LIMONE E CURCUMA

Ricetta di Gaia Ludergnani, che a Ferrara gestisce la pizzeria ristoreria Scaccianuvole dove propone anche cucina vegana. Lo fa perché le piace, perché così le compagnie di amici sanno dove andare se uno di loro è vegano, e perché “se siamo onnivori, allora possiamo mangiare anche il tofu” (formaggio di soia tipico della cucina giapponese).

Ingredienti per otto persone

Una noce di margarina di alta qualità
Un litro di latte di riso
4 cucchiai di zucchero
½ cucchiaino di curcuma
Scorza di un limone grattugiata
10 cucchiai rasi di farina di riso

Procedimento

Sciogliere lentamente la margarina in  una pentola capiente sulla fiamma bassissima. Togliere dal fuoco e aggiungere la farina mescolando con una frusta perché non si formino i grumi, e aggiungere un po’ di latte di riso per stemperare. Rimettere la pentola sul fuoco basso e aggiungere il latte di riso rimanente poco alla volta, mescolando fino ad ottenere un composto cremoso, tenendo presente che raffreddando si rassoda. A fine cottura, aggiungere zucchero a piacere e curcuma. Servire in un vasetto di vetro. Dopo che lo avrete assaggiato, vorrete usare un vaso da conserva di quelli molto molto grandi…questa ricetta crea dipendenza.

Se provate queste ricette, poi fateci sapere com’è andata e se avete migliorie da proporre… buon appetito!

4 Commenti

  1. mary scrive:

    Premetto: sono un animale.
    Sorvolando sulla superficialità con cui l’articolo appena letto tratta la questione e tralasciando la componente salutistica, mi domando e domando a chi avesse voglia di ragionarci un po’ su cosa significhi essere un vegetale. Difatti resto interdetta quando sento parlare di etica vegana. Non capisco se il tutto nasca dal dissenso verso il sistema che fa’ si che arrivi nel mio piatto una bistecca di vitello o se invece nasca da un amore incondizionato verso il vitello stesso. Vengo però al dunque, il vegetale. Il vegetale e’ vivo, nasce cresce muore, può avere figli e vivere in simbiosi con altri vegetali, vi sono vegetali maschi e vegetali femmine, il vegetale si alimenta, anche di altri vegetali, anche di animali, il vegetale può assumere forme e colori bellissimi, il vegetale soffre. Se recido una sua parte, se lo privo di nutrimento, se non ha luce, esso soffre. Mi domando quindi cosa sia, per l’etica vegana, a rendere il vegetale così indegno da essere quotidianamente ucciso e divorato. Mi domando se l’etica vegana consideri i vegetali degli esseri viventi. Mi domando, nello sviluppo dell’etica vegana, che ruolo abbia potuto giocare il fattore sonoro, intendo le urla del vitello sgozzato in rapporto al silenzio dell’insalata tagliata nel piatto. Mi domando se il sistema di produzione delle zucchine che ho mangiato sta sera, seppur bio e comprate dall’ortolano di fiducia, sia veramente così dissimile dal sistema di produzione del vitello che queste accompagnavano. La serra e’ cosi diversa dalla stalla? E il sangue dalla linfa?

    Buon appetito a tutti.

  2. Stefania Andreotti scrive:

    Gentile Marina,
    grazie per il suo commento.
    L’articolo, nello stile di Listone Mag, è un racconto dell’esperienza vissuta visitando il Festival. Quello che ci tenevamo a lasciare ai lettori, erano alcuni spunti di riflessione e soprattutto qualcosa di concreto, come una ricetta, che potesse tradurre le suggestioni raccolte, in una pratica quotidiana.
    Siamo comunque felici che, nonostante la “superficialità con cui l’articolo appena letto tratta la questione”, le abbia comunque stimolato la voglia di intervenire e di aprire un confronto sul tema.
    un caro saluto
    Stefania

  3. Stella scrive:

    ancora sta cosa del vegetale che soffre, basta, pietà…

  4. Giacomo Gnemmi scrive:

    Cara Marina, copio e incollo una bella risposta fornendoti anche il link alla tua affermazione circa la sofferenza vegetale. Aggiungo inoltre una breve digressione sulla funzione del “frutto” inteso non tanto come categoria alimentare (mela, pera, banana ecc..) ma come “strumento della natura”. Penso possa rispondere alle tue domande, sicuramente (ai tempi) ha risposto alle mie!
    Buona giornata!

    SULLA SOFFERENZA DELLE PIANTE:
    “Innanzitutto, i vegetali non hanno un sistema nervoso, e quindi, anche se sicuramente sono in grado di reagire agli stimoli esterni, non possiamo catalogare queste reazioni come sentimenti.

    Se anche così fosse, sarebbe un motivo in più per nutrirsi direttamente di vegetali anziché di cibi animali, perché per “produrre” carne la quantità di vegetali usata è molto maggiore di quella necessaria per il diretto consumo umano.

    Inoltre, abbiamo molti dubbi sul fatto che chi pone questa domanda abbia davvero a cuore la sofferenza dei vegetali: se è così insensibile da non aver problemi ad ammazzare animali per cibarsene, quando gli animali sono palesemente esseri senzienti che soffrono, perché dovrebbe farsi problemi ad addentare una carota? Una critica del genere fatta a un vegano potrebbe essere presa sul serio solo se provenisse da un fruttariano. Un fruttariano si ciba solo di frutta, e così facendo non causa né morte, né danno alle piante, perché la frutta si stacca dalla pianta in modo naturale. Chi è veramente interessato alla sofferenza delle piante, dovrebbe fare questa scelta.

    Se l’obiezione è invece sollevata per “dimostrarci” che non siamo coerenti fino in fondo nella nostra scelta, lasciateci rispondere “Da che pulpito vien la predica”! Chi non si preoccupa minimamente di arrecare sofferenza agli altri può star tranquillo e non essere accusato di incoerenza perché ogni cosa che fa è lecita, è la coerenza del menefreghismo. Chi invece si preoccupa di causare il minor danno possibile deve essere “perfetto”, pena il venir tacciato di incoerenza. Molto comodo!

    Ma lasciateci dire che a noi della coerenza importa ben poco. Ci importa di fare il più possibile per minimizzare la sofferenza che arrechiamo, e il fatto di non poter essere perfetti non è certo una ragione per indurci a non fare niente del tutto”.
    FONTE: http://www.veganhome.it/forum/vivere-vegan/piante-soffrono/

    SULLA FUNZIONE BIOLOGICA DEL FRUTTO: https://marcogiailevra.wordpress.com/2012/04/25/che-cose-un-frutto/

    Buona lettura a tutt*

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