Persino al ministro Franceschini si è mozzato il fiato nell’istante in cui ha oltrepassato l’ingresso di Casa Minerbi-Dal Sale, quasi il flusso del tempo rallentasse fino a fermarsi lungo il portico medievale in pietra rossa. O forse per aver visto concretizzarsi il sogno condiviso con Giuseppe Minerbi e Paolo Ravenna. Che Sgarbi ne dica, sono mesi in cui Ferrara si sta facendo proprio bella, a cominciare dalle torri del Castello, che sono state curate, sino a eliminare qualche groppo che rallentava da decenni la circolazione in tangenziale. Giusto ieri, il gioiello trecentesco su via Giuoco del Pallone ha accolto le prime visite guidate nelle ore serali, in occasione della XXIII edizione del Salone del Restauro. D’altronde, se la luce che dal giardino racchiuso invade le stanze è irresistibile durante il giorno, figurarsi al tramonto, quando il rosa e il viola dall’alto scivolano sui cotti e sul legno chiaro del parquet in basso. Poi gli interni si accendono e con il primo buio si salgono le scale.

I PIANI ALTI

Nel 1995 è stato Franceschini, allora assessore alla Cultura, a impegnarsi per far acquisire dal Comune la parte di Casa Minerbi appartenuta alla famiglia omonima, e a consentire una serie di restauri in sinergia con il Ministero. La casa è la dimostrazione di quanto le affinità elettive tra gli individui possano perdersi per poi rincontrarsi a distanza di anni e in maniera imprevedibile, tanto che i segni di ieri si rivelano simboli da decodificare, così alcune maniglie che sembrano dei draghi abbozzati. Se l’architetto Piero Bottoni aveva restaurato il nucleo abitativo, integrando il pregio antico del tardo Trecento con il gusto e la funzionalità degli anni Cinquanta, il salone a piano terra dove si terranno le conferenze su Giorgio Bassani corrisponde al salotto buono del piano di sopra, acquistato da Giuseppe Minerbi nel ’55. All’ampia sala si accede da una scala in legno e tondini di ferro disegnata dallo stesso Bottoni, che ospitò un vero e proprio cenacolo culturale. Non a caso, qui sedevano Bassani e Ravenna insieme al padrone di casa per conversare di letteratura e di arte, o per ascoltare le note dell’organo di cui rimane solo l’eco di un ricordo.

Più di mezzo millennio fa era di proprietà dei Dal Sale, i committenti degli affreschi che ricoprono la vasta parete, dei quali lo stemma vigoroso ritorna in altre stanze, l’elefante coronato su sfondo giallo con metà corpo da leone su sfondo rosso, ma non in questa. Il cosiddetto Salone dei Vizi e delle Virtù pare fosse un luogo pubblico, una sorta di tribunale, essendo i Dal Sale notai e giuristi di professione. Uno spazio laico, privo di simbologia strettamente religiosa, dove il protagonista è il Cristo raffigurato sopra l’arco della porta. Un Cristo redentore, che eleva i vizi riportati nella fascia oppressa delle pitture alle virtù in quella superiore. La chiave linguistica di lettura sta nel Giotto della Cappella degli Scrovegni, i cui richiami sono molteplici. Anche nel Quattrocento c’erano i vandali, motivo dei graffiti che sono stati incisi sugli affreschi. Era frequente lo facessero i giudicati in attesa, sebbene all’entrata se ne intuisca uno di altra natura: «L’onestà della casa dipende dall’onestà del signore», motto che nei secoli è stato onorato da tutti coloro che l’hanno vissuta.

Foto di Giacomo Brini

SALOTTO BASSANI

È stato come entrare in una casa ancora abitata. Il Centro Studi Bassaniani è situato nella parte posteriore di Casa Minerbi, circondato da imponenti vetrate che filtrano il verde di un albero antico. Delle tre stanze in cui è diviso, la più evocativa raccoglie gli ultimi venticinque anni vissuti da Bassani in un appartamento a Lungotevere, con vista sul Palatino. Tra gli oggetti più curiosi c’è un’enorme carta di Roma, la mappa Noli, che occupava un’intera parete della sua camera. La sua giornata cominciava così, scrutandola: «La mattina – ha raccontato Portia Prebys – dopo essersi alzato, sceglieva sulla mappa la destinazione in cui recarsi. Una volta deciso il quartiere, ci si dedicava, girandolo in lungo e in largo, parlando con i negozianti. Faceva conoscenza con la città. Poi tornava e passava il primo pomeriggio sulla poltrona con a fianco il suo bastone. Leggeva per ore i libri che arrivavano per posta o sistemava i manoscritti. Il tennis rimaneva la sua grande passione e il tardo pomeriggio usciva a giocare o andava a guardare le partite. La sera, infine, si sedeva sempre a capotavola. Era solito invitare a cena gli amici scrittori, come Mario Soldati, Attilio Bertolucci e Giulio Cattaneo – ha concluso – con i quali faceva a gara nel ricordare i passi della Commedia di Dante».

Sulla parete dietro i divani sono stati disposti alcuni ritratti che gli erano cari. In mezzo a i tratti scarni dell’americano Richard Piccolo, si distingue il giovane volto di Bassani, che gli dipinse Carlo Levi ai tempi di Cristo si è fermato a Eboli. Tuttavia non era affatto un materialista: «Quando ti alzi una mattina del 1943 – ha aggiunto la Prebys – e lasci ogni cosa senza averne più traccia, ti stacchi dalla materia. Se non dalla sua pipa, che è diventata un suo lineamento. Teneva alle idee, però, alle proposte, al futuro. Ogni giorno era una scoperta e di continuo parlava di ideali più che di singoli individui». Oltre a essersi separata dagli oggetti del quotidiano che ha condiviso con Bassani per donarli a Ferrara, la Prebys non ha mai smesso di raccogliere e ordinare qualsiasi documento in circolazione sulla sua produzione letteraria, di qualsiasi provenienza. Lo scopo fondamentale del Centro è avvicinare e formare nuovi studiosi, perciò ogni scritto è stato catalogato sia in cinque copie cartacee sia in versione digitale. Gli scaffali nella stanza di fronte a quella dei memorabilia romani conservano tutte le traduzioni al mondo dell’opera di Bassani; mentre nelle teche sono state esposte le prime edizioni di libri introvabili anche dagli antiquari, come Una città di pianura. La storia editoriale, quindi, si trasforma in storia culturale di una delle penne più originali del secondo Novecento. In un altro scaffale, invece, sono stati indicizzati i volumi che incuriosivano lo scrittore, specie se incentrati sulla cura dell’ambiente, sui giardini, sull’architettura del paesaggio. Basti pensare che nel 1955 Bassani fu tra i fondatori di Italia Nostra, che propone per statuto la tutela non solo dei beni naturalistici, ma anche di quelli artistici presenti sul suolo italiano.

Dirigendosi verso l’uscita, il ministro Franceschini ha assentito alle parole di Gianni Venturi, secondo il quale questa sarà la perla del nostro quartiere letterario, dove ha origine l’intreccio tra il passato remoto che impregna i muri, il passato prossimo di chi li ha custoditi e l’entusiasmo di ritrovare il senso del contemporaneo.

4 Commenti

  1. silvana onofri scrive:

    Vorrei ricordare al giornalista e poeta ferrarese Matteo Bianchi che, senza nulla togliere a Casa Minerbi dal Sale, alla sua storia e al suo restauro, che CASA BASSANI si trova a Ferrara in via Cisterna del Follo 1.
    Il Centro Studi Bassani, accolto negli ambienti mirabilmente recuperati dello storico edificio, non sostituisce la casa in cui Giorgio Bassani ha abitato, che ha descritto nella sua opera, i cui ambienti sono nel film di De Sica e nelle foto di Paolo Zappaterra, nel cui cortile prospera anche oggi la magnolia di “Le leggi razziali” e sulla cui facciata il Comune di Ferrara ha apposto una targa ricordo.

  2. AnnaPirazzi scrive:

    Doverosa questa precisazione di Silvana Onofri perchè alcune interviste , e alcuni articoli hanno creato confusione su questo argomento soprattutto per chi non abita a Ferrara …Pertanto,. nell’entusiasmo di questo avvenimento ,recupero di Casa Minerbi ,oggi Centro studi bassaniani, del tutto condiviso ,credo sarebbe opportuno ricordareanche che la casa di Giorgio Bassani è in Via Cisterna del Follo 1, dove trascorse l’infanzia e l’adolescenza, e dove viene arrestato per la sua attività antifascista. Nel 2009 il Comune di Ferrara, sul muro di facciata dell’edificio residenziale a due piani, ha affisso una lapide che recita: “In questa casa tanto amata / Giorgio Bassani / 1916-2000 / si aprì alla poesia / e all’alto impegno civile”. Per non dimenticare e onorarne la memoria.

  3. Edoardo Penoncini scrive:

    Mi stupiscono un po’ i due interventi delle amiche Silvana Onofri e Anna Pirazzi a proposito dello scritto di Matteo Bianchi su Casa Minerbi e l’ospitalità che in essa ha trovato il Centro studi Bassani. A ben leggere, Matteo Bianchi prima scrive (righe 10-12 del paragrafo ‘I piani alti’): «Non a caso, qui sedevano Bassani e Ravenna insieme al padrone di casa per conversare di letteratura e di arte, o per ascoltare le note dell’organo di cui rimane solo l’eco di un ricordo.» ed è chiaro che il padrone di casa non era Giorgio Bassani.
    Successivamente (righe 3-5 del paragrafo ‘Casa Bassani’) il Bianchi scrive: «È stato come entrare in una casa ancora abitata. Il Centro Studi Bassaniani è situato nella parte posteriore di Casa Minerbi, circondato da imponenti vetrate che filtrano il verde di un albero antico. Delle tre stanze in cui è diviso, la più evocativa raccoglie gli ultimi venticinque anni vissuti da Bassani in un appartamento a Lungotevere, con vista sul Palatino. Tra gli oggetti più curiosi c’è un’enorme carta di Roma, la mappa Noli, che occupava un’intera parete della sua camera.»
    Si evince chiaramente che la “Casa Bassani” cui si fa riferimento non è quella di Via Cisterna del Follo, al civico 1, ma quella romana dalla quale sono stati portati a Casa Minerbi parte degli oggetti e dei mobili. E Matteo Bianchi ben sa che la casa di famiglia di Bassani era quella di Cisterna del Follo!
    Circa i non ferraresi facciamocene una ragione, tanti vengono a Ferrara e cercano il giardino dei Finzi Contini al Parco Massari, per non dire di quei due signori che nel settembre 2015 mi chiesero davanti al Parco Pareschi se il giardino romanzato fosse quello.

  4. Giuliano Boni scrive:

    Ha dire il vero, pur essendo nato poco lontano dalla città ( Masi Torello vissuto fino il 1974 ad Albarea) ora vivo in provincia di Ancona, non conosco casa Minerbi – Del Sale, scusate lamia ignoranza. Conosco molto bene la storia del grande Bassani, per avere letto le tante biografie sui vari quotidiani e sulle riviste. ma sopratutto per avere nella mia modesta libreria tutti i romanzi che lo scrittore ha fatto “dono” alla alla gente come il sottoscritto, culturalmente poco incline alla lettura sofisticata, ma bensì ha quella comprensibile e lineare del nostro GRANDE Bassani. Grazie per avermi accolto nella vostra “famiglia”vivendo lontano dalla propria città di nascita sapendo che ogni qualvolta che apro il LISTONE sono nei miei luoghi cari e voi mi date tanta serenità!!

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