Tra le varie nicchie socio-esistenziali ferraresi c’è anche quella dei giocatori: gruppi di ragazzi, ma spesso anche di adulti, che si incontrano periodicamente in case private, negozi specializzati e centri comunali per sfidarsi a colpi di dadi e carte ben piazzate. Niente a che vedere con il mondo dell’azzardo, sia ben chiaro: i giocatori sfogano l’agonismo recuperando vecchi classici anni Ottanta (come Gino Pilotino e l’Allegro Chirurgo), dedicandosi a strategie militari e commerciali (da Risiko ai Coloni di Catan), usando la fantasia, la manualità, la logica (Dixit, Pictionary, Forza Quattro).

Ho citato tra parentesi i primi titoli che mi son venuti in mente e sono sicura che i giocatori avranno da ridire sulla mia scelta: già, perché la nicchia è competente ed esigente, nostalgica e attenta a tutte le novità. Non si accontenta. Continuamente ricerca ed esplora nuovi territori, mettendosi – se serve – al servizio di chi inventa e vuole sperimentare.

È in questa nicchia che è cresciuto Luca Feliciani. Nato a San Giovanni in Persiceto ma ferrarese d’adozione, da adolescente trascorreva i pomeriggi tra la fumetteria di via Carlo Mayr, dove sul retro si allestivano i tavoli per giocare a Magic, e un negozio specializzato di via Bologna, che oggi non esiste più. Oggi Luca ha trentadue anni e abita in Piemonte, dove si è trasferito per lavoro. Si occupa di marketing per una grande industria del settore alimentare ma non si sgancia dalle vecchie passioni, anzi: le trasforma in un lavoro parallelo, cui si dedica la sera e nei ritagli di tempo. A novembre 2015 ha lanciato sul mercato il suo primo prodotto: Mythomakya.

Incontro Luca a Ferrara, dove torna spesso per incontrare la famiglia e i vecchi amici, e mi faccio spiegare meglio di cosa si tratta.

Da dove nasce questo interesse per il gioco? Quando hai deciso di cimentarti con qualcosa di tuo?

Mi sono sempre piaciuti i giochi di ruolo, anche i più semplici, per questo ho voluto provare a crearne uno mio. Degli anni che ho passato qua ricordo serate infinite a casa di amici, gli stessi amici che oggi sono diventati i miei tester di fiducia. Ho iniziato a sperimentare nell’estate di due anni fa, costruendo un gioco che utilizza solo delle carte, molto tradizionale come impianto. All’inizio mi sono dedicato alla meccanica, a come farlo funzionare.  Poi ho pensato in quale realtà avrei voluto ambientarlo e, consigliato da un amico, ho optato per il mondo della mitologia greca. Così è nato Mythomakya.


Courtesy Luca Feliciani

Come ti sei mosso? Come hai fatto a trasformare l’idea in qualcosa di tangibile, di reale?

Innanzitutto ho cercato qualcuno che illustrasse le carte, ho fatto varie prove con diversi illustratori. Trovare Mirca Andolfo è stata una grande fortuna. Lei sta a Torino e avevamo delle conoscenze in comune, io poi vado a tutte le fiere del settore e insomma non è stato difficile rintracciarla. Le ho chiesto di immaginare un’Atena e ha sbaragliato ogni possibile concorrente. É bravissima e ha un grande seguito tra gli appassionati di fumetti, questo ha permesso da subito al progetto di avere grande visibilità. I suoi fan si sono subito interessati e il ritorno di immagine è stato importante. Ovviamente assieme a lei ha lavorato un grafico: assieme hanno disegnato e impaginato 110 carte, tutte diverse, che traducono il mito in un’immagine statica. Abbiamo tutti dovuto studiare molto per arrivare a una sintesi, è stato faticoso ma anche divertente. Per esempio: Ulisse non poteva semplicemente essere un uomo muscoloso, si sarebbe confuso con Ercole e altre eroi. Tutti i personaggi dovevano essere riconoscibili senza fraintendimenti, facilmente identificabili. Achille ha il tallone delle calzature rinforzato. Caronte è un gondoliere.

Ma come funziona? Qual è l’obiettivo?

L’obiettivo è conquistare più mele d’oro dell’avversario. Le carte sono divise in cinque colori: il giallo è legato agli dei dell’Olimpo, il nero alle creature dell’Ade, il blu alle creature marine, il rosso alla guerra, il viola all’estetica e alla vanità. Per ogni colore la carta numero dieci è sempre la più forte ed è un eroe, la dodici è sempre una figura femminile. La meccanica non è tanto lontana da quella del trionfo, per questo i ferraresi dovrebbero trovarsi abbastanza a loro agio. C’è un sistema di briscola che non giochi quando vuoi, ma solo se non puoi rispondere al colore. Ecco, questa specie di briscola è la moira, la carta numero uno.

Come sei riuscito a far produrre Mythomakya? Cosa si fa in questi casi: si contattano gli editori oppure si può anche tentare la strada del fai da te?

Ho cominciato dalla promozione, aprendo innanzitutto una pagina Facebook dedicata. Lì postavo le immagini disegnate da Mirca, non spiegavo le regole del gioco. In poco tempo la pagina ha raggiunto 2mila like (oggi oltre 3500, ndr). Volevo anche avviare una campagna di crowdfunding su Kickstarter ma nel dicembre del 2014 sono stato contattato da un editore e, assieme, abbiamo deciso di lasciar perdere questa modalità di finanziamento. Abbiamo rivisto il funzionamento del gioco, l’abbiamo reso un po’più complicato e abbiamo stabilito di impostare le sue dinamiche su due modalità, una più facile e una più complessa. Quella base di chiama “Il trionfo degli eroi”, quella avanzata “La sfida degli dei”. L’obiettivo che ci siamo dati è stato quello di creare un prodotto capace di avvicinare al gioco chi di solito non si avvicina: i neofiti in generale, i più piccoli, il pubblico femminile (chi frequenta le ludoteche sa che la loro frequentazione è prevalentemente maschile, ndr). Abbiamo seguito una tendenza che si sta aprendo negli ultimi tempi, ovvero abbiamo cercato di proporre qualcosa di semplice, molto curato graficamente, capace di stimolare il racconto.

Il lancio quando è avvenuto? Come è andata?

Il lancio ufficiale a metà novembre 2015, ma al Lucca Comics ci siamo presentati già con il prodotto finito ed è andata molto bene. Chi acquistava una delle prime 150 scatole prodotto riceveva in regalo una tavola extra disegnata da Mirca, firmata e numerata. Le abbiamo finite sabato mattina!

A Ferrara l’hai portato? Si trova da qualche parte?

Qualche mese fa ho organizzato assieme al Dragon Store, il negozio di via Carlo Mayr, una serata di prova. Hanno partecipato tante persone e son stato proprio contento. Lì si può acquistare, ma in generale non è così facile trovare Mythomakya nei negozi, anche se la distribuzione è nazionale e ci stiamo impegnando per portarlo all’estero. Volendo ci si può anche rivolgere direttamente all’editore oppure agli store online. In Germania, ad esempio, puoi comprare i Coloni di Catan anche al supermercato, in Italia devi per forza andare in un negozio specializzato, ma credo sia una questione di tempo. Il settore per adesso è ancora povero ma sta crescendo. Non credo che farà diventare ricco nessuno, ma forse questo non è nemmeno l’obiettivo di chi ci si dedica, sulle facce degli addetti ai lavori leggo sempre tanta passione.

Quali sono i tuoi giochi di riferimento, quelli a cui sei più affezionato?

Sicuramente D&D e Magic, ma anche cose più nerd come Republic of Rome. Negli ultimi anni sono diventato più flessibile rispetto a quando ero ventenne, se qualcosa ti diverte… ti diverte. Va bene così.

Pensi mai di tornare a vivere qui?

Torno una volta al mese, per vedere la mia famiglia. Alla città sono ovviamente affezionato ma a mio parere qui manca una seria cultura imprenditoriale, è proprio una questione di testa. Se tornassi dovrei per forza trovarmi un impiego a Bologna e fare il pendolare. Ferrara è bella, con tutti i difetti che ha basta fare due passi in centro per rendersene conto. Con il turismo, da maggio a settembre, mi sembra stia riuscendo a creare un bell’ecosistema, organizzando grandi eventi come il Buskers Festival, Internazionale, i Balloons, il Palio. Dovrebbe impegnarsi di più per sviluppare quest’asse, rendersi attrattiva al di là della visita giornaliera.

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