“Molti italiani arrivano a Berlino con le stesse aspettative di coloro che approdarono 100 anni fa a Ellis Island”
(Gabriella Di Cagno e Simone Buttazzi, Tutti a Berlino, p. 79)

Berlino, calderone underground, culla di tendenze e Heimat della musica elettronica, è diventata sinonimo di fuga, la versione cool e metropolitana di mi apro un bar in spiaggia alle Maldive e fanculo tutti. Tanto la birra costa solo un euro e cinquanta.

La verità è che Berlino non è la Germania. Non offre la grandeur di Parigi né le occasioni di lavoro dell’Inghilterra. Nella capitale tedesca il benessere materiale e il raggiungimento di un certo status sociale vengono molto dopo il vivere bene, che significa passare del tempo con gli amici e godere delle migliaia di mostre, concerti, festival e feste che la città offre. Il punto è che tra i mille italiani che sbarcano a Berlino senza masticare una parola di tedesco (o di inglese!) o senza conoscere parole fondamentali come WG o Anmeldung, uno, ogni tanto, ce la fa.  Perché Berlino non sarà la terra promessa ma può essere un varco per nuovi futuri personali per tutti gli stranieri in crisi personale e lavorativa.

La cosa strana del mito di Berlino è che resiste di più tra quegli italiani che a Berlino non ci abitano proprio e magari nemmeno pensano di andarci. Non sono pochi i lettori in Italia del Mitte, il primo quotidiano online per gli italiani all’estero, inaugurato il 7 maggio 2012 a Berlino. Fondato da Valerio Bassan ed Elena Brenna, che ne hanno mantenuto la direzione fino a febbraio 2015, conta oggi centocinquantamila visitatori al mese. Una delle rubriche più interessanti si chiama  Unconventional Berlin diary di Lucia Conti, cantante punk delle Betty Poison.

Come funziona un quotidiano come Il Mitte? L’abbiamo chiesto al direttore e caporedattore Mattia Grigolo, giornalista musicale, a Berlino da tre anni, un piede nel Mitte e un altro nelle Balene Possono Volare, il nuovo caffè letterario italiano di Neukölln. E’ lì che ci diamo appuntamento. E’ venerdì, dobbiamo attraversare il mercato turco al Maybachufer, tra forme di pane enormi e lychees a due euro al chilo.

Foto di Arturo Canaro

Foto di Arturo Canaro

Cosa ti ha portato a Berlino?

Sono stato a Berlino per la prima volta nel 2008, mi ha folgorato la libertà estrema che si respira qui. E sì che ho viaggiato tanto ma nessun posto mi ha folgorato come questo, non riesco nemmeno a spiegarlo a parole. Sia chiaro, la mia casa è e resta Milano. Lì lavoravo nella discografia, nel mondo delle etichette indipendenti. La mia giornata lavorativa iniziava alle 9 e finiva alle 18, avevo poche ore la sera per vedere gli amici, poi subito a letto e il giorno dopo ricominciava tutto daccapo. Allora mi sono detto io me ne devo andare, ho trent’ anni. A Milano tutti corrono, Berlino mi ha detto in un orecchio stai calmo, ragiona e guardati attorno.

Chi scrive per il Mitte?

Tra di noi non ci sono giornalisti, ma collaboratori volontari, anche se il Mitte è una testata giornalistica registrata.

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Foto di Arturo Canaro

Che rapporti avete instaurato con i berlinesi: sanno del Mitte o è un affare tutto italiano?

I tedeschi che conoscono il Mitte sono una minoranza… Il nostro è l’unico giornale con largo seguito non in lingua inglese.

Quali sono le richieste più strane che fanno gli italiani?

Ci arrivano domande di ogni tipo, da quelle di carattere amministrativo – come devo fare l’Anmeldung (iscrizione anagrafica) – a dov’è il quartiere a luci rosse e dove sono i sexy-shop.

Vi sentite più un mezzo di promozione quasi turistica della città o un punto di riferimento per gli italiani che vivono qui?

Sicuramente vogliamo essere un punto di riferimento per la comunità italiana ma anche una guida per chi non abita a Berlino e viene a visitarla per pochi giorni.

Foto di Arturo Canaro

Foto di Arturo Canaro

Tre posti da vedere a Berlino che non sono sulla Lonely Planet.

Come prima cosa consiglio dei giri alla scoperta dei posti abbandonati della città. C’è un sito in inglese, Abandoned Berlin, che dà tutte le indicazioni necessarie. I berlinesi lo odiano, non vogliono che questi posti vengano rivelati. Come seconda cosa un salto ai quartieri più disprezzati della città, come Marzahn, per me bellissimo, dalla struttura ad alveare dei palazzi della DDR. Si dice che sia un covo di nazisti. La verità è che ci sono solo più tedeschi e tanti studi di registrazione ed atelier di pittori. Come terza cosa nomino un locale sconosciutissimo: Bei-Ruth, nella Neukölln selvaggia, nascosto dietro il Maybachufer. Si attraversa il canale e si arriva davanti al cancello di un carrozziere turco, si entra da una porticina e si raggiunge il quinto piano. Il bar è fatto di casse buttate per terra e c’è un piccolo palco improvvisato per concerti sperimentali. Per arredarlo ci avranno speso sì e no cinquanta euro.


Foto di Arturo Canaro

Qualcosa che non sopporti di Berlino?

Inezie, piccole cose, davvero.  Forse i cani senza guinzaglio, io ho due bastardini, Ninja e Nacho, e a volte ho paura per loro.

Tema caldo: la gentrificazione. E’ vero che Berlino ha perso lo slancio degli anni passati o ci sono ancora scintille di originalità?

La città è cambiata, per forza, ma la scintilla rimane. La botta di turisti che vengono per la vita notturna ha modificato le cose, così come gli investimenti immobiliari. E’ facile indovinare quale strada diventerà alla moda: se ci mettono un Photoautomat è segno che sta per diventare alla moda!

Foto di Arturo Canaro

Foto di Arturo Canaro

Sarebbe possibile creare un Mitte nella tua città di provenienza?

Un Mitte a Milano? Ci ho pensato sì, ma sarebbe un processo troppo lungo!

Listone Mag e Mitte: sono questi i possibili modelli di giornalismo?

Di certo il giornale online sarà sempre di più lo standard futuro.

Parliamo della comunità italiana. Ho l’impressione che molti italiani vivono qui da anni e non si sono veramente integrati, non parlano tedesco ad esempio. Possiamo parlare di un’ autoghettizzazione?

Il termine è molto brutto e non lo userei. Ad ogni modo è un processo inevitabile per ogni comunità. Anche quella spagnola o turca tendono a rimanere unite e compatte.

Foto di Arturo Canaro

Foto di Arturo Canaro

Però molti italiani non sanno il tedesco, i turchi sì.

Quella dei turchi è una storia completamente diversa, sono stati chiamati come forza lavoro dopo la seconda guerra mondiale, hanno mandato i figli nelle scuole tedesche e così si sono integrati pur mantenendo forti i legami all’interno della comunità. (“Abbiamo chiamato lavoratori e sono arrivati uomini” diceva Max Frisch, ndr).

Un consiglio per tutti gli italiani che sognano una seconda chance a Berlino?

Prima di partire un corso base di lingua non fa certo male, Qui, comunque, è possibile approfittare di corsi per principianti a prezzo stracciato. Sono gli Integrationskurse a 120 euro al mese.  Ed è meglio arrivare già con una casa o una stanza, altrimenti è veramente dura.

Berlino come lunapark per adulti. Berlino come città delle grandi opportunità, dove la vita non costa niente, tutti parlano inglese e i sussidi ve li tirano dietro. Se vi liberate di tutti questi stereotipi illusori rischiate davvero di farcela.

Foto di Arturo Canaro

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