“Senza musica la vita sarebbe un errore”, si legge dal cartellone che ha in mano Sara. Tra qualche giorno avrà 21 anni e da grande vuole fare la scrittrice. Lo studio del violino, il suo strumento, lo sta portando avanti, perché è determinata a concludere il suo percorso al conservatorio, ma sa bene che trovare da lavorare è dura. Per questo si è iscritta anche all’università, lettere moderne, sperando in un modo o nell’altro di poter far diventare le sue passioni un futuro concreto, reale, appagante.

Come lei, tanti altri ragazzi si sono trovati sabato mattina in piazzetta sant’Anna, per aderire alla giornata nazionale di mobilitazione del comparto Afam, l’alta formazione artistico musicale. Con loro anche i docenti del conservatorio di musica “G. Frescobaldi” di Ferrara, i famigliari, gli amici, il direttore Paolo Biagini e la presidente Mirella Tuffanelli. L’intento è quello di porre l’attenzione su una questione che da ben sedici anni coinvolge i conservatori di tutta Italia. In totale, sul territorio nazionale sono infatti 77 istituti di alta formazione musicale, di cui 54 conservatori statali e 19 non statali (ex Istituti Pareggiati). Gran parte di essi hanno una lunga storia e tradizione alle spalle, poiché queste strutture nacquero appunto in Italia, nel XVI secolo. Sono 50 mila gli studenti, di cui il 10% stranieri, con oltre 6 mila diplomati all’anno e 6 mila i docenti e 1.500 il personale amministrativo e ausiliario.

La mattinata si è svolta così: prima con un volantinaggio in giro per la città, per far conoscere ai ferraresi le loro motivazioni, poi un concerto in piazzetta sant’Anna, che ben presto è diventata un palcoscenico all’aperto per voci e strumenti del conservatorio e non solo. Anche personaggi dello spettacolo come Andrea Poltronieri han voluto dare il loro contributo alla jam session di protesta/proposta musicale. Assenti invece i rappresentanti delle istituzioni locali.

E proprio durante il concerto abbiamo incontrato, tra molti studenti presenti, Sara Martello. Viene da Padova e ha scelto Ferrara proprio perché la sente una città di cultura e di arte. “Qui c’è più attenzione per la musica, stasera suona la Chamber Orchestra of Europe, a Padova queste cose non passano”. Ci spiega le preoccupazioni di un giovane musicista. “Se non sei un mostro di bravura, non vai tanto lontano – racconta Sara -. Per quello ho scelto di portare avanti oltre all’università anche il conservatorio. Voglio finire il mio percorso, ma la cosa assurda è che con questa riforma, rimasta inapplicata nei regolamenti attuativi, insorgono un sacco di problemi per tutti”. Ci facciamo spiegare meglio. “Ad esempio, ora, essendo paragonato di fatto all’università, il conservatorio lo puoi iniziare solo una volta concluse le superiori. E i bimbi prodigio dove li mettiamo? Anche se uno non è un genio, rimane il fatto che in questo modo si posticipa sempre più l’acquisizione del titolo, posticipando di conseguenza anche l’ingresso nel mondo del lavoro. Risulta così che non si è più competitivi professionalmente”.

Foto di Giacomo Brini

Ma per cosa stanno protestando docenti e alunni, fuori dal conservatorio? A spiegarci le motivazioni della manifestazione è Paolo Biagini, direttore del conservatorio di Ferrara. “È una situazione ormai insostenibile. Nel 1999 la legge italiana ha equiparato i conservatori alle università, inserendoli nelle lauree in discipline musicali. Tuttavia, ancora oggi mancano i fondamentali decreti attuativi perché tutto ciò si concretizzi, tra cui quelli per la messa a ordinamento dei bienni e per il reclutamento dei docenti. E da tre anni, con la mancanza di un organo consultivo nazionale, di fatto viene bloccata anche qualsiasi innovazione dell’offerta formativa. Il tutto nel completo silenzio da parte del ministero”.

La legge ha istituito infatti un comparto dell’alta formazione artistico musicale, portando i conservatori al rango universitario, ma perché questo passaggio possa avvenire in maniera completa e definitiva è necessaria una serie di regolamenti attuativi. “Ne sono usciti solo due nell’arco di 16 anni e questo di fatto penalizza tutto il nostro lavoro”, commenta il direttore. I conservatori di tutta Italia chiedono quindi l’attenzione della politica. Ma perché solo ora, dopo tutti questi anni? “Finora abbiamo continuato a lavorare in maniera collaborativa – continua Biagini -. Gli obiettivi sono sempre stati posticipati con un ‘si vedrà’, ‘faremo’, ‘vedremo’, ‘risolveremo’. Adesso siamo arrivati al punto in cui non è più possibile aspettare ed è il motivo per cui siamo qui ora a protestare”.

Quella ferrarese non è stata che una delle settanta manifestazioni realizzate in tutta Italia. “Quello di Ferrara è un piccolo conservatorio. Dal punto di vista della consistenza del corpo docenti e amministrativi è il penultimo in Italia, ma gli studenti sono 500, un numero non così basso– evidenzia il direttore -. Il conservatorio si integra perfettamente col territorio, perché Ferrara è per vocazione una città d’arte e di cultura, sulla quale anche l’amministrazione comunale ha investito tanto”.

Chiediamo un esempio pratico a Paolo Biagini, per capire meglio la situazione. “Prendiamo la questione dei fondi. L’università ha dei fondi particolari per l’edilizia, mentre il nostro è invece azzerato avendoci tolto dal comparto della scuola, ma non avendoci ancora assegnato a quello universitario. Il reclutamento dei docenti, poi, è ancora come quello delle scuole di livello secondario, e ciò è incompatibile con un sistema di alta formazione”. Se si vuole fare alta formazione, secondo il direttore del Conservatorio ferrarese, bisogna che cambino anche altri requisiti. “Non abbiamo ancora un ordinamento di secondo livello, mentre nell’università questo è già storia. Non abbiamo ovviamente nemmeno quello di terzo livello. Si tratta di un problema di attenzione da parte della politica, che non c’è. Serve cultura, servono sensibilità e volontà, altrimenti immensi tesori d’arte e di cultura verranno dimenticati. Io penso che in Italia, se c’è una cosa che dobbiamo evitare di fare è proprio questa, perché siamo famosi nel mondo per la nostra tradizione musicale ed artistica”.

Intanto Sara, insieme agli altri compagni di conservatorio, imbraccia gli strumenti e i cartelloni e si dirige verso la prefettura. Il corteo si fa strada lungo corso Giovecca, per procedere poi in corso Ercole I d’Este suonando “When the saints go marching in”, sotto gli occhi increduli e curiosi dei ferraresi. Magari un domani Sara parlerà di loro, in un suo libro. La musica è musica, riempie le strade di una Ferrara mattutina. Tutti si fermano ad ascoltarla. Poi riprendono la bici, continuano la passeggiata col cane. E intanto i santi continuano a marciare.

L'auditorium del Conservatorio di Ferrara, inagibile per lavori di restauro. Finiranno?

L’auditorium del Conservatorio di Ferrara, inagibile per lavori di restauro. Finiranno?

1 Commento

  1. Renata scrive:

    Buonasera grazie per l’articolo che è informativo- unica critica: sarebbe importante inserire nomi delle persone ritratte e informazione dei luoghi.

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