“Basta!”, urlò Carlo, entrando trafelato in salotto, “basta Natale in città”, disse entusiasta fissando la moglie come un chihuahua in overdose da zuccheri, “quest’anno facciamo come De Sica e le vacanze le passiamo alle Maldive. Al caldo. Lontano da tutti. Capisci? Basta con questo freddo, questa nebbia che ti fa rattrappire le ossa. Basta con la polemica sull’albero in vetro di Murano.
Basta con i complimenti su quanto è bello l’albero in vetro di Murano. Niente regali. Nessuna ricerca affannata dell’ultimo momento. Solo cartoline di auguri questo Natale, anzi meglio, messaggini su WhatsApp. Basta cene, pranzi, cene degli avanzi e pranzi con gli avanzi delle cene degli avanzi. Solo tu ed io cara, che ne dici?”
“Wow, non vedo l’ora.”, rispose Clotilde con lo stesso entusiasmo che ha il cotechino di entrare in pentola. All’aeroporto fu l’inferno. Carlo venne perquisito in modo estremamente scrupoloso, sembrava avesse qualcosa di sospetto in valigia.
“E’ solo la mia acqua di colonia.” spiegò.

Il volo era stipato come i treni della tratta Mumbai-Calcutta. Carlo e Clotilde viaggiarono affianco a un bambino con la faccia e le mani luride di cioccolata e un anziano signore, presumibilmente il nonno del bimbo appiccicoso, che tossiva talmente forte che sembrava dovesse sparare fuori i polmoni dal naso. All’arrivo i bagagli non c’erano. “Ci scusiamo per il disagio.” Con tutta probabilità le valigie erano in ritardo di un paio di giorni.

Giunsero finalmente al villaggio bungalow sulla spiaggia, un vero paradiso, dove vennero accolti con grande entusiasmo dagli animatori.
“Ma avevo chiesto specificatamente un villaggio senza animazione.”
“Non si preoccupi, siamo molto discreti. La aspettiamo più tardi sul bagnasciuga per il gioco aperitivo. Non può perderselo.”

Senza valigie, Carlo e consorte si infilarono nel bazar alla ricerca del minimo essenziale per superare i giorni senza bagagli. Un costume da bagno e una maglietta di cambio.
“Come duecentocinquanta euro? per un costume da bagno e una t-shirt?”
“Sono capi firmati. Ma guardi qui vede? C’è lo sconto del quindici percento sul totale.”
Un vero sollievo.

Finalmente eccoli in spiaggia. Ah. Che goduria. Erano gli ultimi giorni dell’anno, a casa un freddo becco e loro lì, a crogiolarsi al calduccio, prendendo il sole sulla sdraio, godendosi meritatamente la pace.
Lontano da tutte le scocciature: i regali, i cenoni, i pranzoni… con il primo primo di cappelletti, il secondo primo di lasagne, la salamina, uuuu, cosa non è la salamina, i bolliti, il purè, le lenticchie… i dolci. Il biancospino che preparava sua madre, il panettone ripieno di pandoro e mascarpone che portava sua suocera. La poesia di suo nipote mentre si mangiano le clementine, le noci e le bagigie. Ascoltare i vaneggiamenti del nonno Toni sulla guerra, mentre continua a mettere cucchiaini su cucchiaini di zucchero nel caffè, perchè si dimentica di averne già messi abbastanza. La tombola con i fagioli secchi.
E lui era lì al sole, panza all’aria che si stava evitando tutto questo. Per cosa? Spalmare la crema solare sulla schiena di Clotilde.

“Ehi Ehi Ehiiiii”, un animatore gli tende un’imboscata sbucando da sotto la sua sdraio, “è ora della grande sfida. Lancio della ciabatta!! Avanti, unisciti a noi.”
Nooooooooooo.

La testa si era fatta talmente pesante che cadde in avanti a peso morto, svegliandolo. Suo nipote lo tirava per il braccio.
“Dai zio Carlo, sveglia, è il momento della mia poesia”.

Carlo si era abbioccato sulla poltrona dopo il pranzo di Natale. La digestione aveva iniziato la sua crociata. Gli tornava su un sentore di salama.
“Arrivo subito piccolo. E quest’anno di poesie ne vorrei proprio sentire due.”

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