Vietato gioire: ormai è cosa nota che a Ferrara tutto si ferma alla penultima fase e non si concretizza mai. Anche per il Palaspecchi e i Chiostri benedettini dovevamo essere a buon punto.

Questo è solo uno dei tanti commenti dedicati alla nuova palazzina dell’Ex Mof che si possono leggere sulle pagine online dei quotidiani locali. La notizia che a breve cominceranno i lavori di restauro ha prodotto, com’era prevedibile, una gran confusione. Altri commenti:

  • Ho segnato tutto: demolizione del Palazzo degli Specchi e realizzazione di…. Demolizione delle due torri del Grattacielo e realizzazione di…. e poi….??? Come diceva mio nonno… ”QUAANT FOOOL RAGAZIIIT!”

  • Sulle “incompiute” ferraresi invece non ce’ dubbio: sono sempre partite e MAI finite.

  • Il parcheggio resterà…. e gratuito?

  • Anche a Ferrara l’amministrazione, segue la strada del pallonaro nazionale. Spararne grosse e una dietro l’altra, in modo che la gente si dimentichi della palla precedente. Su dieci sparate una si realizza. È passato un anno da quando ho potuto vedere qui su il disegno di ciò che potrà diventare quell’area, e la trovai bella ma così concepita del tutto inutile e appetibile a chi vive nel degrado, ora passerà forse un altro anno o più per la fase conclusiva, e altri 10 per la realizzazione

Potrei continuare a copiare e incollare per ore. Giudicare se siano realistici, eccessivi o demagogici non sta certo a me, ma mescolare progetti e percorsi di riqualificazione profondamente differenti ha sicuramente poco senso. Il caos regna. Per cercare qualche punto fermo, e raccontare ai lettori di Listone Mag cosa sta succedendo e cosa succederà alla palazzina del vecchio mercato ortofrutticolo e più in generale in quella parte di città, ho partecipato alla conferenza stampa organizzata al centro Acquedotto lo scorso 4 dicembre.

Ho incontrato a margine dell’evento i due architetti Filippo Govoni e Federico Orsini (studio QB Atelier), che assieme a Riccardo Russo (studio Fe’RiMa) si sono aggiudicati il concorso per la riqualificazione della storica palazzina realizzata tra il 1936 e il 1938.

Ma andiamo con ordine provando a riassumere il percorso.

Nel febbraio del 2014 l’Ordine degli Architetti della Provincia di Ferrara, sulla base di un impegno preso con il Comune, ha pubblicato un concorso a procedura aperta, per la “progettazione architettonica preliminare dell’intervento di ripristino con miglioramento sismico e adeguamento funzionale” della palazzina dell’ex mercato ortofrutticolo di Ferrara. All’interno dello stabile troveranno posto la nuova sede dell’Ordine degli Architetti e l’Urban Center.

Lo stato attuale, all’interno della palazzina – Foto di Giulia Paratelli

Il tempo per consegnare gli elaborati è stato particolarmente breve, un mese, e i risultati del concorso sono stati pubblicati il 17 marzo 2014. Al vincitore è stato assegnato un premio di 5mila euro e affidato, con una procedura negoziata senza bando, l’incarico per le successive fasi di progettazione architettonica.

Federico, Filippo, solitamente come funzionano questi concorsi?

Per partecipare si deve avere un determinato fatturato in opere pubbliche, ma se non si fanno dei concorsi non si riesce a raggiungere questa soglia, a meno che non si abbiano degli incarichi diretti, quindi con questi limiti i giovani non riescono a partecipare. Diverso è il discorso per i “concorsi di idee”, un sistema utilizzato per acquisire delle proposte progettuali che non necessariamente poi verranno sviluppate.

Ecco un primo grande discrimine, quando viene indetto un concorso di idee spesso non ci sono proprio i fondi per la realizzazione degli interventi, è una chiamata per raccogliere stimoli e visioni, non bisogna perciò meravigliarsi o gridare allo scandalo se poi non si vede partire il cantiere.

Questo specifico bando com’è stato gestito?

Per quasi tutti i lavori del post-sisma sono stati previsti incarichi per rimanere sotto una certa soglia di parcella, questo permette al Comune di affidare l’incarico a qualunque professionista purché rispetti determinati parametri. Nel caso dell’ex MOF l’Ordine degli Architetti si è reso disponibile per strutturare e gestire il concorso.

È stato fatto molto bene, la commissione era qualificata e anonima, insomma, tutto a regola d’arte. I tempi sono stati velocissimi e il percorso sta continuando ad essere rispettato. Entro la fine dell’anno uscirà il bando di gara per le imprese, i lavori inizieranno questa primavera per concludersi entro la primavera del 2017. Se uno ci pensa fa impressione valorizzare questa piccola esperienza, quando nel resto d’Europa questa è la prassi.

Il vostro ruolo ora quale sarà?

Noi abbiamo vinto la progettazione e l’incarico per l’esecutivo, poi dentro la nostra proposta abbiamo offerto la direzione artistica. La direzione dei lavori è stata assegnata con incarico diretto, così come tutti gli altri professionisti coinvolti, siamo stati fortunati perché è tutta gente molto in gamba. Siamo riusciti con tutti i tecnici a far approvare il progetto senza riduzione di finanziamento, proprio questa è la garanzia di poterlo fare, perché sia la parte degli impianti che la parte delle strutture è ben calibrata e profondamente coerente.

Foto di Giulia Paratelli

Una domanda per te Filippo: da ferrarese DOC cosa significa mettere mano alla palazzina dell’ex MOF?

Il mio bisnonno era collaboratore dell’ingegnere Savonuzzi – progettista della palazzina – quindi al disegno originale collaborò anche lui, inoltre come tutti i ferraresi amo tremendamente la mia città e poter dire la nostra su una cosa a noi cara è una soddisfazione enorme. Teniamo moltissimo a questo intervento e vogliamo che venga bene, praticamente non ci guadagniamo ma lo facciamo per la nostra città.

Pensavate di vincere?

All’apertura delle buste – racconta Federico – andai da solo, talmente sicuro dell’esclusione che ero vestito in modo improponibile, praticamente in pigiama. Quando lessero la motivazione del terzo classificato e non eravamo noi già stavo per andarmene, poi iniziarono a leggere le motivazione del primo e quasi non ci credevo, c’è la mia mise indegna sulle foto dei quotidiani a confermarlo.

Come interpretate i vari commenti che si leggono in internet e sui giornali in merito al vostro e ad altri interventi architettonici su Ferrara? Avete avuto modo di presentare il vostro progetto ai cittadini?

L’Ordine degli Architetti e il Comune hanno organizzato una bellissima mostra dei vari progetti proposti nella via Coperta che va dal Municipio al Castello, ma l’unica presentazione pubblica l’abbiamo fatta al Salone del restauro con una platea di settore. Non sarebbe male se si organizzassero incontri maggiormente condivisi e aperti. Abbiamo inoltre presentato il progetto in diversi convegni fuori Ferrara e spesso emerge il tema della partecipazione. La partecipazione è essenziale ma deve essere necessariamente accompagnata da un processo di formazione delle persone, in Svizzera o in Francia la gente conosce l’architettura contemporanea e quindi le critiche che vengono mosse sono consapevoli. Noi abbiamo la cultura del “secondo me”, che a volte risulta insopportabile.

Come diventerà l’ex mof nel progetto vincitore, courtesy Filippo Govoni e Federico Orsini

Proprio la cultura del “secondo me” sovrappone questo intervento alle varie notizie che da anni si leggono in riferimento alla Ferrara Immobiliare SpA, Società di Trasformazione Urbana costituita nel 2007 con delibera del Consiglio Comunale, che ha come obiettivo la riqualificazione e il recupero urbanistico delle aree ex Palazzo degli specchi (12.000mq), ex MOF e Darsena (11.000mq), ex AMGA-AGEA di via Bologna (4.660mq) e dal 2013 anche dell’area Stazione Ferroviaria e Grattacielo (link al masterplan vincitore della gara pubblica del team Behnisch Architecten e Politecnica Ingegneria e Architettura). La STU opera in 4 fasi: predisposizione degli strumenti urbanistici, ricerca dei soci privati, selezione dei soci privati e attuazione dell’intervento di riqualificazione (link ad un approfondimento sul sito comunale). Data la vastità e complessità delle zone interessate e gli enormi fondi necessari non c’è da stupirsi se questo percorso risulti particolarmente lento e pieno di imprevisti di varia natura, dal reperimento dei capitali agli espropri nelle diverse aree fino agli espletamenti burocratici e amministrativi.  

Il singolo edificio sul quale intervenite risiede in un’area che potrebbe essere profondamente trasformata, immagino sia molto delicato lavorare senza ulteriori certezze.

Questo è verissimo, nello sviluppare il progetto abbiamo tenuto conto di queste condizioni a contorno, con la consapevolezza dei limiti che ci sono.

È stato fatto questo masterplan che prevede la trasformazione del parcheggio in un pezzo di città con l’obiettivo di interrarlo e sviluppare al di sopra un piano urbano per riammagliare la darsena con il resto della città. È chiaramente una visione di trasformazione urbana estremamente ottimistica. Già questo prevedeva di fronte alla palazzina un’area di respiro, una sorta di piazza. Considerando quello come input iniziale abbiamo definito questo nuovo spazio pubblico, capace di funzionare bene sia in caso di realizzazione della STU che in caso di non realizzazione.

I parcheggi all’ex MOF rimarranno, ne verranno tolti al massimo una decina.

 

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