cover glam di marco esecAlberto Petrelli nella vita fa l’assicuratore. Ma è probabile abbiate già sentito il suo nome per altri motivi, è uno di quelli che a Ferrara conoscono un po’ tutti e se fate una passeggiata in centro con lui finisce per salutare un sacco di gente interrompendo le vostre chiacchiere di continuo. Principalmente suona e scrive, quando non è a bere al Korova o ad un concerto dei Diaframma con il compagno di merende Gianluca Morozzi, scrittore bolognese di cui abbiamo parlato poco tempo fa qui. Alberto, che tutti chiamano con nostro sommo sbigottimento Albo, ha scritto finalmente il suo primo libro, presentato la settimana scorsa per Pendragon e inserito in una collana curata guardacaso dal Gianluca Morozzi di cui sopra e Alessandro Berselli. Insomma se la cantano e se la suonano ma finché fanno cose giuste e divertenti ne siamo tutti molto contenti.

Di cosa parla? Babuz fa lo sceneggiatore di film porno per la Luxuria Film, diretta dal suo amico d’infanzia Zucco. Non possedendo alcun tipo d’inventiva, il giovane si limita a copiare le trame dei romanzi rosa di sua nonna. Per una bizzarra serie di circostanze, però, deve cambiare in corsa la sua ultima fatica e trasformare la nuova pellicola della Luxuria in un film d’autore. Peccato che le ultime pagine del suo Harmony di riferimento siano state strappate da una mano misteriosa e lui non sia assolutamente in grado di concepire un finale… Tra storie d’amore sconclusionate, goffi tentativi di plagio, allucinazioni varie, vecchi registi bavosi, romanzi pirateschi e amici strampalati, Babuz intraprenderà un viaggio che lo porterà a sondare gli anfratti più nascosti (letteralmente) dell’essere umano…

Essendo anche qui a Listone Mag tutti troppo pigri per fare un’intervista decente e poco seria con questo autore emergente della bassa, e dovendolo incontrare tra poche ore per berci qualche birra a microfoni spenti vi lasciamo però con questa piccola esclusiva: il primo capitolo del romanzo, da leggere tutto d’un fiato per poi correre in libreria se scatenasse la vostra curiosità!

Per gentile concessione dell’editore Pendragon, I DOLORI DEL GIOVANE IMBUTO (pp. 153, €14) è incluso nella collana Pendragon Glam, curata da Gianluca Morozzi e Alessandro Berselli. Si può acquistare anche online da qui.

I DOLORI DEL GIOVANE IMBUTO
Capitolo 1 – AL KOROVA

Scegliersi un modello nella vita, a mio parere, va bene. Il problema, dottore, è che mi sono scelto Rat-Man. Le descrivo la scena? Okay, gliela descrivo.
Il luogo è Ferrara, è sera, e la donna dai grandi senoni seduta di fronte a me a un tavolino del Korova mi ha appena posto la domanda che potrebbe dare la svolta al nostro appuntamento: «Che lavoro fai?».
Risponderle potrebbe essere un buon modo per liberarmene, visto che io e questa Stefania – come ha dimostrato in almeno quattro momenti nell’ultima ora e mezza – non abbiamo in comune proprio niente.
Basterebbe risponderle subito, deciso e sincero. Buttare lì sul tavolo questo carico da undici, rivelare senza vergogna il lavoro che faccio, e la vedrei scomparire disgustata, credo, alla velocità del vento.
Invece esito.
Esito perché i senoni di Stefania, come succederebbe a Rat-Man, rendono molto labile la mia nozione del bene e del male.
«Ma sai» mormoro, «è un po’ complicato da spiegare». E poi sorrido.
In realtà, il risultato della potenziale rivelazione non è per niente scontato, dottore.
La cosa potrebbe sconvolgerla abbastanza da farla scappare a gambe levate.
La cosa potrebbe sconvolgerla abbastanza da farla bere tanto da venire a letto con me nello spazio di una seconda birra.
La cosa potrebbe addirittura eccitarla abbastanza da far- la venire a letto con me ancor prima della seconda birra.
Glielo dico, che lavoro faccio?
Non glielo dico?
Glielo dico nella versione vera o in quella hardcore? Chissà mai come reagirà questa Stefania dagli enormi, enormi seni compressi in un sapiente reggiseno e ben evidenziati da una canottierina rossa che ha pure il pregio di mostrare il tatuaggio sulla spalla. Che il tatuaggio sia una poco eccitante margherita, beh, diciamo che non sminuisce l’effetto dell’insieme.

Per il resto, cosa so di Stefania?
Poche cose. E non esattamente straordinarie.
Anche perché l’ho conosciuta a una festa universitaria, in un giro di amici comuni, ma nel picco ascendente di una mia micidiale sequenza birra-birra-birra-Montenegro con ghiaccio-Jäger senza ghiaccio-Sambuca con la mosca.
Ecco: alla Sambuca con la mosca, davanti ai miei occhietti acquosi sono apparsi questi seni stellari, sormontati da un visetto grazioso appena un poco maialesco (immaginate una Nicole Minetti in tono minore, bionda, più giovane e ancora all’inizio del suo cammino verso la – come dire – gloria), e senza accorgermene mi sono avventurato in una conversazione che ha toccato temi quali: l’astrologia, la filmografia di Rob Zombie, divertenti video di YouTube con i nani, l’abile uso del flashback nei Griffin, l’illuminazione pubblica della città di Ferrara, una bella recensione di Iron Man 3 e il terribile finale di How I Met Your Mother, che sono un po’ gli argomenti nei quali spazio quando sono completamente ubriaco.
E lei ha certamente replicato, perché ricordo di aver visto la sua bocca muoversi, nella nebbia alcolica, e lo ricordo perché, mentre guardavo la sua bocca muoversi, non potevo fare a meno di immaginarla alle prese con attività di cui certo avete intuito la natura.
Alla fine ho ricavato un appuntamento per un aperitivo il giorno dopo al Korova Milk Bar, il mio locale di fiducia, ma di quel che ci siamo detti alla festa, sinceramente, non ricordo niente.
Per cui, questa Stefania, oggi, era tutta da scoprire. L’impatto è stato un po’ così.

Al Korova, mentre il barista Rocco ci spillava due birre, ho subito rotto il ghiaccio facendole notare le due scritte sul cartello alla destra del bancone: quella remota con scritto Qui non si vota Berlusconi e quella sempre attuale Qui non facciamo il mojito.
Lei ha ridacchiato e ha detto sottovoce, quasi vergognandosi: «Beh, a me un po’ il mojito piace, ma a piccole dosi».
Bene, mi sono detto mentre salivamo al piano di sopra, quindi non vota Berlusconi. Sono dettagli importanti.
Circa a metà della birra ho sfoderato la mia spiritosissima battuta: «Sai, mi fa piacere che tu abbia mostrato una piccola apertura sulla seconda scritta, ma non sulla prima, ti dirò, perché…».
«Oh, no» mi ha interrotto lei, «io non ho mai votato Berlusconi in vita mia!».
«Ecco, appunto, infatti intendevo che…».
«Io ho votato sempre Lega Nord. Salvini per me è il Martin Luther King degli anni Dieci».
Dopo quella dichiarazione, si è fatto tutto buio.
Mentre i miei sorsi di birra diventavano sempre più rapidi e nervosi, la conversazione con Stefania mi donava perle sparse.
Tipo: «Io non voglio mica dire, ma tutti questi cinesi, mah, non li vedi mai al Pronto Soccorso, non li vedi mai all’ospedale, non vedi mai un funerale di cinesi, hanno creato tutto un loro mondo segreto, anche qui a Ferrara: per esempio, ieri sera, su Italia Uno…»
Tipo: «No, ma non sono d’accordo per niente, Maria De Filippi è un genio, è una donna forte, ha sbaragliato anche il marito, no? E poi le canzoni di Amici sono quasi tutte belle!».
Tipo: «Ma guarda che Fabio Volo per me è uno scrittore straordinario, dice cose così profonde, di quelle perle semplici ma vere, quelle cose a cui nessuno aveva mai pensato prima…».
«Rocco? Un’altra birra».
E così, dopo aver messo su un piatto della bilancia quelle enormi, sontuose tette, sull’altro piatto Salvini-i cinesi-le canzoni di Amici-Fabio Volo, dopo aver valutato le probabilità che la serata vada in un modo o nell’altro, decido di rispondere alla sua ultima domanda.
E dico: «Sceneggio film porno tedeschi».
Dopo una sapiente pausa aggiungo: «Hardcore».
Solo l’aggiunta non è vera.

1 Commento

  1. Filippo Landini scrive:

    Bello lo stile e belli i contenuti. Certo che scegliersi Rat-Man come modello è un complicarsi la vita da soli. In effetti Babuz ricorda molto il ratto super eroe…

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